
(ANSA) – ROMA, 02 DIC – “Un emendamento specifico che
penalizza solamente l’industria dello sport professionistico,
oltre che miope e controproducente, è fortemente discriminatorio
e conferma quanto il nostro settore sia considerato in modo
residuale nel Paese”. Giuseppe Marotta, amministratore delegato
dell’Inter, all’ANSA confida la sua inquietudine
sull’emendamento presentato dal senatore Pd, Tommaso Nannicini,
al Decreto Crescita per abolire le agevolazioni fiscali ai
calciatori provenienti dall’estero.
“Il decreto crescita – sottolinea Marotta – è una norma fondamentale a sostegno dello sviluppo economico del Paese e
riguarda tutti i professionisti provenienti dall’estero.
Soltanto l’industria calcio, rappresenta il tredicesimo comparto
nazionale. Negli ultimi 13 anni ha versato oltre 14 miliardi di
euro in tasse e impiega circa 7700 dipendenti. Il regime
impatriati applicabile ai calciatori professionisti si inserisce
in un contesto di agevolazioni ben più ampio e non si può
parlare di un regime specifico. Per di più il regime di cui
fruiscono i calciatori trova applicazione anche ad altri
sportivi professionisti, come allenatori e giocatori di basket”.
“Per i calciatori professionisti – prosegue l’ad nerazzurro –
la detassazione è pari al 50% e ha dunque una portata
addirittura ridotta rispetto alle altre categorie di lavoratori
(che fruiscono di una detassazione pari al 70% o, in alcuni
casi, addirittura al 90)” “L’eliminazione del regime previsto per i calciatori
professionisti – aggiunge Marotta – presenterebbe profili di
incostituzionalità: i professionisti dello sport sarebbero
l’unica categoria di lavoratori dipendenti esclusi dal regime
fiscale che agevola i rientri dall’estero e come tali subirebbe
una discriminazione. Siamo perfettamente allineati sulla
priorità di sviluppare il movimento giovanile e coltivare i talenti italiani che garantiranno il futuro del nostro sport. Si
potrebbero quindi mettere a punto alcune misure per rivedere il
regime fiscale e renderlo applicabile solo alla serie A e alla
serie B ad un numero massimo di tesserati per club, ponendo ad
esempio quale condizione di ingresso, una soglia salariale
minima al di sopra della quale il regime trovi applicazione”.
(ANSA).
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