«FATEVI CORAGGIO e tornate vincitori». E se questo coraggio sarà anche alato, con M’Baye Niang e
Winston Cerci a svolazzare provvidi di spunti per Bacca, vuoi mettere la soddisfazione di Silvio Berlusconi, ispiratore tecnico dell’ambaradam? Nella semplificazione virgolettata dei pensieri di Sinisa Mihajlovic l’idea di un Milan intrepido resta in voga. Un coraggio sistemico, modulare, ma pure di singoli più che mai concentrati sul pezzo. Sicché il Grande Capo attende nuove dal suo luogotenente campale, troppo spesso fiduciato, negli ultimi tempi. Insomma, Silvio vorrebbe che Miha si fiduciasse da sé con reiterati risultati virtuosi. In casa della Signora ogni viltà convien che lì sia morta: snodo o cantone che dir si voglia, lo Juventus-Milan alle viste, dovrebbe assomigliare – nel mondo delle idee rossonere – a una sorta di replica del festino notturno con la Lazio. Anche se nel mistero senza fine bello della palla è assai difficile il ricorso, nessuno vieta di pensarlo. Da Milanello arrivano dispacci confortanti da mezza squadra: Abate e Mexes stanno bene e così sperano di voi. Bertolacci meno, anche se qualche speramziella c’è. Quanto a Romagnoli, tocca a lui prender la tromba a Milan Channel: «Per diventare la squadra che è nei nostri obiettivi dobbiamo vincere più partite che possiamo, allungando la striscia positiva di risultati cercando di vincere anche contro la Juventus». E poi: «Arrivare al Milan a vent’anni e al costo di 20 milioni è un bel masso da portarsi dietro, piano piano mi sono ambientato e sto cercando di dare sempre il massimo. Abbiamo avuto poco tempo per preparare bene questa gara, molti erano in Nazionale, questa è una partita che parla da sé, saremo pronti. Tutti ci siamo aiutati, l’inizio del campionato è stato duro, è un progetto nuovo e sapevamo che era necessario del tempo. Abbiamo lavorato giorno per giorno, con costanza negli allenamenti e ora i risultati stanno arrivando. Il mister ci chiede di dare il massimo ogni giorno».
E CI MANCHEREBBE che chiedesse il massimo a giorni alterni. Comunque, se un Riccardo Montolivo promette – con garbo – dispiaceri via twitter al giubileo di Buffon, il tema alato restano proprio sui due rebbi esterni del tridente rossonero. E se l’estro e le potenzialità di Niang (Bonaventura potrebbe domani lavorerà più arretrato) non le scoprono nemmeno più gli acari, il punto luce si accende più alogeno e trepido sulla quadratura del Cerci, un processo virtuoso che di partita in partita ha restituito un giocatore che pareva perdutoe alla causa milanista. Senza tirare ancora una volta in ballo quella fesseria dei giri immensi, ora Cerci può dare una svolta, sul campo avverso – il più ostico per blasone, rivalità e melange ambientale – a sé e al Milan. Questo per la favoletta delle buone intenzioni, d’accordo, ma anche le aspettative più prosaiche sembrano dare ali ai ponteggi del buon Sinisa insufflato da Silvio. La veglia in armi del Milan vede in vetrina anche l’orgoglio di Keisuke Honda, forse troppo frettolosamente dato per ceduto: «Non lascerò il Milan per mia volontà – ha precisato il samurai ossigenato al nipponico foglio Nikkan Sports – sono sbarcato a Milano con determinazione incrollabile e se non mi diranno che non sono gradito, non sarò certo io a scappare. Non so da dove escano queste notizie di mercato. Il mio procuratore è mio fratello. E non è certo lui a mettere in giro queste voci. Mi conosco e so di non aver dato il meglio di me finora. Ma so che posso migliorare. Voglio una rivincita personale e voglio fare di tutto per contribuire alla risalita del Milan». In bocca al lupo. Ieri a Milanello, infine, s’è rivisto Mario Balotelli reduce dall’intervento antipubalgico. Saluti, baci e auguri dai compagni. Poi via, a fare il bravo convalescente.