
Le “puntate” precedenti della “serie” Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?:
– Capitolo 1: Antonella Mularoni e la “cacciata” di Caringi durante l’ispezione a Banca Partner
————————————————
La sessione di maggio del Consiglio Grande e Genrale, scossa dalla notizia della convocazione, da parte del Tribunale, di tutti gli ultimi membri politici del Comitato per il Credito e il Risparmio (CCR), ovvero i Segretari di Stato del governo AdessoSm e quelli della legislatura precedente che erano all’interno dello stesso organismi istituzionale -come visto nel capitolo precedente- ha determinato una sorta di sommerso terremoto negli equilibri politici del Paese.
L’intera opposizione si scagliò anche nelle settimane successive contro la maggioranza composta da Repubblica Futura, SSD e Civico 10, arrivando a richiedere al Congresso di Stato, in un Ordine del Giorno consigliare (respinto dalla maggioranza), “di procedere alla sospensione degli attuali membri del Comitato per il Credito e il Rispamio e conseguente sostituzione al fine di eliminare ogni dubbio all’azione che l’Organismo dovrà operare” da quel momento in avanti.
Sono le 23 e 30 del 28 maggio 2018 quando lo stesso odg viene depositato all’Ufficio di Presidenza in seguito a quanto appreso “dalla Ordinanza del Commissario della Legge Morsiani” che ha svelato -è sempre il testo dell’odg- “circostanze inquietanti dove emerge con estrema gravità che, attraverso l’utilizzo di posizioni di potere nelle istituzioni del Nostro Paese (economiche in particolare), dove chi era chiamato a svolgere la funzione di ‘Alto Funzionario dello Stato’, a cui erano affidati precisi compiti di controllo negli interessi della Repubblica, ha seriamente messo a repentaglio l’intero sistema Paese”.
Una conclusione a cui l’opposizione sarebbe giunta senza neppure conoscere nel dettaglio i contenuti delle oggi celebri “ordinanze Morsiani”, poi -qualche settimana dopo- svelate in esclusiva e nella loro interezza da GiornaleSm. Infatti, a disposizione della politica, maggioranza e opposizione, c’era soltanto quanto l’Autorità Giudiziaria aveva lasciato intendere nelle convocazioni inviate un paio di settimane prima ai membri del CCR della precedente legislatura. Bern poco rispetto ai contenuti del fascicolo “500/2017” che ha poi dato vita al procedimento giudiziario noto come “Caso Titoli” e riuniti, chiuso oggi soltanto nel suo primo grado con pesanti condanne e qualche proscioglimento per intervenuta prescrizione.
Ma torniamo all’ordine del giorno presentato dalle opposizioni consigliari per richiedere la sospensione e relativa sostituzione dei Segretari di Stato del governo AdessoSm che figuravano fra i membri del CCR, fra cui Nicola Renzi e Andrea Zafferani di Repubblica Futura, rispettivamente Segretario di Stato agli Affari Esteri e Segretario di Stato all’Industria, nonché del Ministro delle Finanze Simone Celli (SSD), su cui grava -oggi relativamente a Celli- una condanna in primo grado per tentata concussione -in compagnia del Commissario Alberto Buriani- ai danni della Presidente di Banca Centrale, Catia Tomasetti. Quest’ultima, unitamente alla nuova governance di Bcsm, ha avuto un ruolo chiave nella “sconfitta” di quel “gruppo criminoso” che aveva occupato le più alte cariche istituzionali della Vigilanza e del “governo” del sistema finanziario e bancario sammarinese, con massimo potere nei primi mesi del governo AdessoSm… Ma ne parleremo in seguito.
“Preso atto -accusava l’opposizione nell’odg datato 28 maggio 2018- che i fatti che oggi emergono con grande evidenza nella ordinanza del Commissario della Legge, sono state oggetto di innumerevoli interventi da parte dei Gruppi di opposizione, oltre al deposito di atti, tra i quali esposti e di una richiesta di istituzione di una commissione di inchiesta, il tutto senza mai ottenere la dovuta attenzione istituzionale; rilevato, che i suddetti fatti sono stati generati da comportamenti ed atteggiamenti che vanno oltre il limite del sostenibile sotto il profilo istituzionale e potrebbero aver coinvolto anche i membri del Comitato per il Credito e il Risparmio (CCR), su cui ricadono comunque indubbie responsabilità politiche; stante quanto sopra premesso il Consiglio Grande e Generale, ritenendo, indispensabile un intervento preciso e puntuale, attivando tutti gli strumenti istituzionalmente previsti per la protezione del Nostro Paese, oggi ancora più debole se non si reagisce con forza di fronte a tentativi palesi di attacco alla Repubblica, e che i membri del Congresso di Stato, che fanno parte del Comitato per il Credito ed il Risparmio (CCR), non possono, in questo frangente, partecipare alle sedute dell’Organismo (CCR) in termini di opportunità istituzionale, per cui, da mandato al Congresso di Stato, di procedere alla sospensione degli attuali membri del Comitato per il Credito ed il Risparmio (CCR) e conseguente sostituzione al fine di eliminare ogni dubbio all’azione che l’Organismo dovrà operare da oggi in avanti”.
Ma, come in precedenza sull’articolato esposto dell’aprile 2017 presentato nientemeno che all’Ecc.ma Rerggenza dal Pdcs (Capitolo 13) e alle argomentate denunce del Movimento Rete (Capitolo 12) la maggioranza composta da Repubblica Futura, Cuvico 10 e SSD, fece “orecchie da mercante” respingendo con decisione lo stesso ordine del giorno consigliare e andando avanti come se nulla fosse. Almeno all’apparenza…
Sì, perchè le tensioni interne ad AdessoSm, in particolare fra C10 e RF -pur “sommerse”-, stavano già minando dal suo interno la solidità e la compattezza del governo, che da lì ad un anno sarebbe poi caduto.
Nessuno, però, poté più fare “orecchie da mercante” quando su queste stesse pagine comparvero per la prima volta, nella loro interezza, i contenuti delle “Ordinanze Morsiani” (leggi qui): un atto di accusa al “gruppo criminoso” e l’evidenza palese di gravi responsabilità politiche anche, e soprattutto, riconducibili alla maggioranza in carica.
Sono le 12 e 30 del 15 ottobre quando Simone Celli si reca a Palazzo per, nella massima riservatezza, consegnare ai Capitani Reggenti la sua lettera di dimissioni dal governo AdessoSm. Una decisione presa successivamente al contestatissimo intervento che, il 10 ottobre, pochi giorni prima, fece in Commissione Finanze. “Temo -accusa Celli in quella sede, in un clima reso caldissimo dalle Ordinanze Morsiani- che si vada consolidando un metodo di governance all’interno di Banca Centrale basato sulla continua e ossessiva ricerca di un nemico da eliminare, il cattivo di turno, magari legato al potere forte e occulto fuori territorio. Il più alto in grado viene di volta in volta “silurato”, a suon di ordinanze, sebbene in esse nulla si dica di penalmente rilevante, ma è quanto basta per far saltare la testa. Certe strumentalizzazioni servono a creare un consenso effimero, per risollevare il morale di una parte politica che applaude fiduciosa, che si ‘stringe attorno’ al giudice elevato a ‘eroe’”.
E’ un attacco a tutto e tutti… Per certi versi, riletto alla luce degli elementi emersi in seguito e agli atti giudiziari successivi, una sorta di ultima disperata azione… Un attacco che non lascia immune neppure il titolare dei fascicoli “500/2017” formatisi con le stesse ordinanze: “Chi si attacca ad una indagine come se fosse una boa di salvataggio non sta aiutando il paese a trovare una rotta. C’è chi dice che sugli scaffali del giudice elevato al grado di ‘eroe ci sono più di 500 procedimenti prescritti. C’è anche chi ha detto che il giudice elevato al grado di “eroe” non è stato in grado di completare alcuna indagine significativa…”.
“Certo -sono sempre parole di Celli- non ho voluto crederci per troppo tempo, ma come negare la sinergica convergenza tra iniziative di Banca Centrale, azioni giudiziarie e proclami politici di opposizione? Leggendo certi provvedimenti, si riscontra il linguaggio della politica, talvolta le parole sono le stesse. Certe ordinanze sono veri e propri manifesti politici, in cui vengono individuati i buoni e i cattivi. Le azioni da intraprendere a favore degli uni e contro gli altri. Peccato che il contenuto sia stato anticipato o, comunque, coincida, con i diktat dell’opposizione: No alla vendita degli NPL, guai a chi tocca la famosa Asset Banca, mentre Fabio Zanotti, Marino Grandoni e altri individui, sono i nemici numero uno, i nemici da abbattere, anche fisicamente se serve…”.
In pratica, le “ordinanze Morisiani” non sarebbero state altro che un complotto politico-giudiziario contro AdessoSm o, magari, la Segreteria di Stato alle Finanze e il suo Titolare… Una tesi smentita, in seguito, nelle sentenze giudiziarie che sono fino ad ora giunte.
E’ il 24 ottobre 2018 quando, dopo un “velenoso” confronto, il Consiglio Grande e Generale accetta le dimissioni del Segretario alle Finanze -in seguito rilevato nel suo incarico dal Segretario di SSD, Eva Guidi.
Durissima, in quel dibattito, Elena Tonnini di Rete: “Celli dà un consiglio, ‘si prosegua nell’azione avviata… Non possono bastare alcuni condizionali per interrompere il percorso avviato’. Ecco l’ ultimo atto di deferenza ai suoi padroni…”. E ancora: “Il governo risponde: anzichè prendere distanza dal suo delirio conferma “rispetto al percorso che abbiamo intrapreso non ci sarà alcun cambio di rotta. (…) Se se ne va Celli, chi garantisce per i suoi pardroni? Ci vuole una continuità”.
“Celli -è l’ennesima accusa della Tonnini lanciata all’Aula- dice che ‘Banca Centrale è una multiforme e rissosa accozzaglia di persone’: lo dice all’attuale governance, rea di aver allontanato prima delle indagini chi stava usando Bcsm per fare gli interessi di Confuorti e di Grandoni. Celli non si è mai espresso cosi né verso Savorelli e Siotto, quelli che hanno eseguito l’operazione titoli, nemmeno verso i successori Moretti e Mazzeo che, dopo che BCSM li ha allontanati, l’ordinanza conferma: hanno usato il loro ruolo per favorire interessi particolari”. Se all’epoca lo confermavano solo ipotetici atti di accusa, pur argomentati e “solidi”, oggi lo conferma una sentenza di primo grado… Celli, non si dimentichi, sedeva su una delle poltrone più delicate e decisive del governo AdessoSm. Eppure, pur con evidenti e gravi responsabilità politiche (se anche penali lo si vedrà quando arriveranno le sentenze definitive), oggi Simone Celli sembra divenuto il capro espiatorio perfetto, nonostante il Congresso di Stato sia un organismo collegiale…
Anche alla luce di questa vicenda, non si può non tornare alla domanda che è il filo conduttore di questo tentativo di ricostruzione storica del decennio scorso sammarinese: Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?
Enrico Lazzari