Le “puntate” precedenti della “serie” Repubblica Futura “contro” GiornaleSM per nascondere sotto il tappeto un passato politicamente scomodo?:
– Capitolo 1: Antonella Mularoni e la “cacciata” di Caringi durante l’ispezione a Banca Partner
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Con Banca Centrale di San Marino “decapitata” dei suoi vertici gestionali e orfana del suo Responsabile del Coordinamento di Vigilanza, due su tre -Responsabile della Vigilanza e Direttore Generale- indagati per “omessa segnalazione” ad AIF in una indagine condotta dal Commissario Alberto Buriani e dal suo Pool, concomitante con una ispezione bancaria presso Banca CIS (leggi il Capitolo 7)…
Con -si diceva- BCSM “decapitata” da una indagine del Commissario Buriani, diviene necessaria la nomina di un nuovo Presidente che, il 21 gennaio del 2016, con 32 voti favorevoli, 15 schede bianche e 2 nulle nella votazione del Consiglio Grande e Generale, viene indicato in Wafik Grais.
Questa nomina è, almeno secondo l’ipotesi accusatoria messa nero su bianco nel decreto di rinvio a giudizio emesso dal Commissario Elisa Beccari il 20 settembre 2024, il salto di qualità, il primo colpo da “novanta” piazzato dalla “Cricca”, perché, se fino ad allora poteva eventualmente influenzare le scelte e le azioni in materia bancaria e finanziaria della stessa Banca Centrale solo grazie ad influenze esterne (politiche nel 2010 e giudiziarie nel 2015), con l’arrivo di Grais alla Presidenza avrebbe gettato le basi per governarla direttamente, dall’interno e dalla sua più “pesante” poltrona.
E’ indispensabile, quindi, prima scendere nel dettaglio della nomina in questione, fare un balzo in avanti, fino a i giorni nostri, per prendere atto delle accuse rivolte a Grais nel decreto del suo rinvio a giudizio per associazione a delinquere del, come detto, 20 settembre scorso. Grais, infatti, è indicato nell’ipotesi accusatoria come il membro di un “gruppo criminoso”, il sodale di una associazione a delinquere al fianco di Marino Grandoni, Daniele Guidi, Francesco Confuorti, nonché del Commissario della Legge Alberto Buriani e di altri otto fra dirigenti di Banca Centrale e Banca CIS. Questi, si legge nell’atto giudiziario in questione, “in concorso fra loro partecipavano ad una associazione a delinquere” finalizzata ad “incrementare il patrimonio di Francesco Confuorti” e “di Banca CIS (a beneficio dei soci ed esponenti aziendali Daniele Guidi e Marino Grandoni)”, il tutto a “danno dello Stato” e “mediante l’utilizzo di soldi pubblici”. Ma non solo… “Tramite abusi ed omissioni nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali da parte di un membro dell’associazione, in servizio quale Commissario della Legge presso il Tribunale di San Marino (il giudice Alberto Buriani; ndr)”, riuscivano ad “occultare reati ascrivibili ai membri del sodalizio”; perdipiù, i sodali di questa “Cricca” avrebbero promosso la “liquidazione coatta” di Asset Banca “al fine di acquisirne, per via indiretta, la liquidità, alterando le naturali condizioni di competitività tra gli operatori del sistema bancario a vantaggio di Banca CIS”, azione che determinò un danno indiretto -oltre che diretto- forse non quantificabile per la Repubblica di San Marino.
Wafik Grais, dunque, dovrà difendersi nell’Aula di un Tribunale da gravi accuse, legate al suo ruolo di Presidente di Banca Centrale. Infatti, le indagini condotte dal Commissario della Legge Beccari hanno individuato in Grais un “collaboratore ed esecutore dell’associazione a delinquere per quanto riguarda le attività di competenza di Bcsm”. “Reclutato da Francesco Confuorti, asserviva i poteri pubblici derivanti dal ruolo, nell’interesse del sodalizio e per la persecuzione delle finalità programmate”, rivelandosi un “esecutore degli ordini di Confuorti” e “fino alla data del suo allontanamento” (leggi qui)
Ferma restando la presunzione di innocenza in assenza di condanne definitive, la ricostruzione della Beccari fornisce un contesto che, se confermato, darebbe una chiara chiave di lettura ai fatti che andiamo ad approfondire, ovvero alla nomina dello stesso Grais, dell’oggi imputato Grais, alla Presidenza di Banca Centrale.
Torniamo ai fatti culminati, il 21 gennaio 2016 con la nomina del successore di Renato Clarizia, dimessosi unitamente al Dg Mario Giannini, quando governo e maggioranza erano rappresentati dal PDCS (in un ruolo dominante rispetto gli alleati), da Noi Sammarinesi, dal PSD e, in netto ridimensionamento rispetto alla precedente legislatura, Alleanza Popolare, oggi trasformata in Repubblica Futura.
A circa tre mesi dal secondo terremoto abbattutosi su Banca Centrale, governo e Consiglio Grande e Generale iniziano a fare sul serio nella “ricerca” del miglior candidato a cui affidare la Presidenza, ancora vacante, di Banca Centrale di San Marino. Alla fine, per la prima volta, prese corpo l’idea di emanare un bando internazionale e il 22 settembre, con delibera n.15, il Congresso di Stato diede mandato al Segretario di Stato alle Finanze, Gian Carlo Capicchioni (succeduto al dimissionario Claudio Felici, finito nel “tricarne” dell’inchiesta “Mazzini” coordinata dal Commissario Buriani) di emanare un avviso di selezione internazionale per coprire la posizione vacante. Bando che venne pubblicato il 12 ottobre 2015 e a cui risposero, entro i termini imposti, ben 47 candidati, fra i quali alcuni profili di comprovata autorevolezza e un candidato sammarinese.
A fine anno, però, il giusto candidato non era stato ancora individuato, seppure la rosa fosse stata ristretta a soli sette nomi, che divennero tre pochi giorni dopo. L’unica indiscrezione che trapelò fu che si trattasse di tre maschi cittadini italiani e che Wafik Grais fosse, quindi, stato già scartato.
“I nomi restano blindati fino a domani -scriveva Il Resto del Carlino nella sua edizione del 31 dicembre 2015 (leggi qui)- ma qualcosa emerge circa le loro caratteristiche. Sono tutti e tre italiani (…) Lo straniero vero e proprio (quello cioè non italiano) era il cosiddetto numero quattro che, inizialmente, sembrava dovesse essere anche lui presentato domani, ma l’ipotesi non ha avuto seguito, probabilmente perché non era certo accettasse di vivere a San Marino, caratteristica che è risultata molto importante nella scelta dei candidati”.
Ma, come nel migliore dei giochi di prestigio, alla fine, fra i tre, la spuntò il quarto: “lo straniero vero e proprio”, ovvero Wafik Grais, che fu il nome che il Segretario di Stato alle Finanze Capicchioni (Psd), supportato nella selezione dei candidati dal suo Segretario Particolare Daniela Berti, portò al voto del Consiglio Grande e Generale nella seduta del 21 gennaio 2016, che nominò a maggioranza e nonostante la denuncia dell’assenza di requisiti previsti dal bando fatta dalle opposizioni, il nuovo Presidente di Banca Centrale con 32 voti favorevoli, 15 schede bianche e due nulle.
In seguito a quella nomina, o meglio al suo ruolo avuto nella selezione dei candidati, il Segretario Particolare della Segreteria alle Finanze Daniela Berti -si legge in successivi atti giudiziari, nei quali viene citata ma mai indagata (leggi qui)-, non avrebbe dato il giusto peso alla mancanza di un requisito previsto dal bando del 12 ottobre, ovvero la padronanza con la lingua italiana, visto che Grais non parlava italiano. Per il ruolo avuto nella selezione, rivela sempre la stessa documentazione, Daniele Guidi, in quei giorni vertice dell’Associazione Bancaria Sammarinese, avrebbe tentato di “ringraziarla” offrendole un incarico presso la stessa ABS, ma tutto venne abortito per la ferma opposizione di Stefano Ercolani (Asset Bank).
Ma, già sul momento, la cosa più eclatante di quella nomina fu l’assoluta assenza di verifiche approfondite su eventuali legami o collegamenti fra il candidato poi nominato e istituti o finanziarie operanti in Repubblica. Una verifica che per la delicatezza dell’incarico da conferire, doveva apparire logicamente ovvia.
Già il 23 gennaio 2016, ad appena due giorni dal voto di nomina del Consiglio Grande e Generale, Marco Severini su queste stesse pagine elettroniche denunciò “Le coincidenze imbarazzanti tra il nuovo presidente Grais e Banca CIS”, scoprendo incredibili “retroscena lussemburghesi” (leggi qui). “…Con prove alla mano e cercando su internet (cosa che potevano fare – ma che forse non hanno fatto – anche tutti i politici del Consiglio Grande e Generale e del Congresso di Stato) le coincidenze tra il nuovo Presidente di Banca Centrale, l’egiziano-svizzero islamico Wafik Grais e la Banca Cis sono evidenti”.
Con una semplice ricerca Internet, “armato” del solo “Google search” e partendo dal curriculum vitae che Grais, verosimilmente, aveva allegato alla documentazione del Bando, chiunque poteva scoprire che Grais avesse collegamenti diretti con la lussemburghese “Lupercare Sicar”, con sede in un lussuoso condominio al civico n.2 di Avenue Charles de Gaulle… Quello stesso civico 2 di Avenue Charles de Gaulle in cui aveva sede in quegli anni la “Leiton Holding”, finanziaria lussemburghese che deteneva il 95,13% di Banca Partner che, a sua volta, deteneva l’85,86% della sammarinese Banca CIS.
“Non è pensabile -scriveva l’ex Segretario di Stato alle Finanze dei governi dei tempi che furono, Emilio Della Balda (leggi qui)- che il nuovo presidente di Banca Centrale inizi la sua attività nella nebbia più fitta dovuta alla stranissima coincidenza della sede nel condominio di Avenue Charles de Gaulle, 2, Lussemburgo e alla “buona” conoscenza del presidente di Banca CIS”.
Una presa di posizione critica che suscitò “l’indignazione” di un “imprenditore-banchiere” sammarinese che non esitò ad inviare un offensivo sms a Della Balda con scritto: “Quanto ti hanno pagato per scrivere tutte quelle caz***e?”…
Sta di fatto che grazie ad una controversa nomina puramente politica, le ripide scale della scalata della “Cricca” verso delicatissimi posti di potere, di gestione dello Stato, si sono trasformate, in un battibaleno in un ascensore, lanciatissimo verso la conquista di altri “piani alti”.
Enrico Lazzari