Caro Diario, in questi giorni di notevole difficoltà dal punto di vista turistico, negato in maniera quasi offensiva da parte di questa amministrazione, si stanno moltiplicando gli interventi che parlano del nostro futuro come città. Ci sarebbe da essere contenti, se non fosse che a parlare è solo il partito, trasversale, del mattone. Unica ricetta, ciclicamente rispolverata, appare proprio quella di convertire l’esistente turistico non più profittevole in case, senza poi chiarire come queste possano risollevare il turismo. Quando si dice che le cubature obsolete in area mare saranno spostate a monte, in aree libere, per dare nuove funzioni alle aree di pregio della città e costruire nuove abitazioni in aree disponibili, bisogna anche spiegare quali saranno queste nuove funzioni e soprattutto chi le userà se non ci saranno turisti?
Il risultato sarà nuovi quartieri speculativi che si andranno ad aggiungere all’esistente. Qualche consigliere di maggioranza si auspica un “nuovo Padulli” a monte della ferrovia nella zona nord, così da rivitalizzare la fascia a mare con l’arrivo di nuovi residenti. Una programmazione legittima da parte di una parte politica, ma che non trova affinità in un discorso di riqualificazione turistica.
Non si parla mai della tipologia di turismo, di qualità dei servizi al turista, del ruolo dei comitati turistici, del ruolo e delle funzioni della DMC, di proposta commerciale, di spiagge libere, di mobilità, di affitti brevi. Si punta tutto su un rinnovamento estetico dell’esistente senza mai domandarsi perché la vacanza a Rimini non attira più. Si fanno interviste a chi viene qui da venti o trent’anni senza mai cercare quel cliente che non ha prenotato per chiedergli il perché.
Un territorio che non è più attrattivo neanche per i lavoratori, che non si presentano nemmeno ai colloqui, anche dove gli stipendi sono dignitosi si preferiscono altre destinazioni, più prestigiose e più sicure dal punto di vista lavorativo.
Caro Diario, davanti a tutto questo, la politica cosa fa? Sparisce.
Se la maggioranza al governo di questa città dimostra un colpevole immobilismo, l’opposizione si limita a supportare le istanze dei comitati perché incapace di trovare argomenti propri, cercando una facile consenso per nascondere la propria inadeguatezza progettuale. E così ci troviamo in un limbo, con un PUG salvifico all’orizzonte e con una classe dirigente, non solo comunale ma di molte associazioni di categoria, responsabile di questo disastro ancorata al proprio posto, senza mai un’opera di mea culpa o presa di coscienza che porti a delle dimissioni.
Ma in fondo cosa ci frega, giugno è andato benissimo, luglio tiene e abbiamo il sindaco tra i dieci più amati d’Italia.
Il resto è stufosa, paranoica e rosicante polemica politica.
Stefano Benaglia