Il mondo del lavoro a San Marino è fortemente provato sia per la crisi internazionale, ma soprattutto per lo stato dei rapporti con l’Italia.
Lo ha ribadito anche nell’ultimo rapporto la Camera del Commercio che ha posto in evidenza come in Italia la ripresa sia iniziata e a San Marino, che procedeva a ritmi maggiori, ora è inferiore all’Italia proprio per via dell’atteggiamento vessatorio messo in atto da Roma.
Molte aziende infatti stanno aprendo una sede commerciale a Rimini o nei comuni vicini e addirittura alcune hanno già venduto anche il proprio marchio alle nuove imprese aperte in Italia. Aziende anche storiche che si trasferiscono, altre che invece proprio chiudono. In tutto questo si è messo a rischio la più grande impresa dell’Emilia Romagna, che occupa oltre 6mila frontalieri e che ?nalmente anche dall’altra parte del con?ne si accorgono delle conseguenze (ieri è intervenuto a tal proposito il consigliere regionale del Pdl Marco Lombardi). Ebbene, già tra consiglieri e partiti di maggioranza sono emerse le prime richieste di cominciare a tutelare maggiormente i lavoratori sammarinesi e residenti rispetto ai frontalieri.
Richieste che sono giunte ?no a chiedere di denunciare, quindi rendere nono più ef?caci, gli accordi ?rmati proprio con l’Italia in merito alla stabilizzazione del frontalierato. Per il momento è intervenuto il segretario di Stato al lavoro opponendo un secco ri?uto a tale richiesta, ma dalla società sammarinese si alzano comunque forti proteste alla volta dell’atteggiamento italiano.
Una nuova proposta è quella di interrompere l’erogazione della Cassa integrazione per i lavoratori frontalieri licenziati. A pesare infatti è l’atteggiamento dell’Italia e quindi l’Italia deve cominciare a sopportare da subito il peso della disoccupazione che lei stessa sta creando.
Per questo motivo San Marino non dovrebbe più erogare la Cassa integrazione ai frontalieri che hanno perso il lavoro. E questo non sarebbe solo una ripicca ma una vera e propria necessità. Innanzitutto non fa parte degli accordi sul frontalierato ed anzi per molto tempo i lavoratori frontalieri hanno goduto a San Marino di ammortizzatori sociali più consistenti dei lavoratori sammarinesi.
Poiché la crisi continua e soprattutto in virtù del fatto che il Ministero dell’Economia sta costringendo le imprese sammarinesi a trasferirsi in Italia o a chiudere, è ora che San Marino cominci a non erogare più la Cig ai frontaliere perché presto servirà per sostenere i lavoratori sammarinesi. è semplicemente una misura di sopravvivenza che è direttamente causata da chi ha posto in essere tale condizione.
Avere dei frontalieri occupati, infatti, vuol dire che l’azienda lavora e produce ricchezza. Non sono queste le realtà che producono distorsioni con l’Italia. Eppure sono queste, cioè le imprese che compongono l’economia sana a essere messe in crisi da atteggiamenti unilaterali, come li ha de?niti anche il governo sammarinese, da parte di Roma. Un comportamento che a parole viene motivato come la necessità di trasparenza, ma anziché essere una cura è invece una iniezione letale. Anziché mettere mano a strumenti per eliminare le frodi si è scelto di eliminare direttamente le aziende, buttando via anche il bambino insieme all’acqua sporca.
L’INDIGNATO