Cavedagna: “Con la legge italiana sull’IA il Governo Meloni traccia la via giusta, mentre l’Europa pensa a censura e sorveglianza”

L’eurodeputato FdI-Ecr plaude alla cornice normativa italiana sull’intelligenza artificiale e mette in guardia da Bruxelles: “L’Italia investe su innovazione e tutele, l’UE perde tempo con lo Scudo per la democrazia e il Chat Control, strumenti che rischiano di diventare barriere contro i cittadini”.

(Bruxelles, 23 settembre 2025) – L’approvazione definitiva della legge italiana sull’intelligenza artificiale segna, secondo Stefano Cavedagna, eurodeputato di Fratelli d’Italia e membro del gruppo ECR, “una svolta che dimostra come il nostro Paese sappia guidare l’innovazione mettendo al centro la persona e la libertà”.

“Con questo provvedimento – sottolinea – il Governo Meloni ha tracciato una via italiana all’IA, complementare all’AI Act europeo ma con tutele e strumenti che ci rendono un modello. Penso al reato di deepfake, alle garanzie sul copyright, alla cornice di regole che non ostacola ma accompagna la ricerca. È questa la differenza tra chi crede davvero nel futuro e chi, come spesso accade a Bruxelles, finisce per paralizzarsi in nome di controlli e vincoli ideologici”.

Per Cavedagna la contrapposizione con Bruxelles è evidente. “Mentre l’Italia investe in competenze e stabilisce regole intelligenti, l’Unione Europea insiste su strumenti come lo Scudo per la democrazia o il Chat Control. Uno “scudo” nato per difendere la libertà – avverte – rischia di trasformarsi in una barriera contro i cittadini, diventando un paravento per proteggere le lobby e ridurre lo spazio del dissenso e il Chat Control, presentato come tutela dei minori, rischia di tradursi in una sorveglianza di massa che offende i diritti fondamentali. Non possiamo dire alle nuove generazioni che per essere protette devono vivere sorvegliate: non è protezione, è una resa culturale”. Il parlamentare bolognese richiama anche l’esempio delle pressioni delle ONG ambientaliste e del cosiddetto Green Gate: “Ci preoccupiamo delle pressioni esterne ma dimentichiamo che le ingerenze più insidiose sono quelle interne, generate da lobby verdi che hanno spesso agito più come strumenti di potere che come risorse per la comunità. Green Gate lo ha dimostrato con chiarezza. Se siamo noi a costruire le nostre gabbie, non possiamo poi accusare altri di minacciare la nostra libertà”.

Il rapporto tra politica e tecnologia rimane un punto centrale. Secondo l’eurodeputato, l’Europa sbaglia quando affronta l’innovazione con diffidenza o imposizioni ideologiche. “Non possiamo avere paura della tecnologia, dobbiamo guidarla e sfruttarla. L’Italia ha eccellenze straordinarie da questo punto di vista, a partire dal Tecnopolo di Bologna che grazie anche agli impegni del Governo sta diventando una delle realtà più avanzate. Come ho già detto in passato, serve investire in formazione, perché la domanda di specializzazione cresce e non possiamo permettere che i giovani restino indietro. La tecnologia non va subita né demonizzata, va domata e governata con intelligenza, senza dogmi e senza imposizioni”.

In questo quadro l’investimento fino a un miliardo di euro previsto dalla legge sull’IA assume un valore strategico. “È un segnale chiaro di fiducia nelle imprese e nelle startup italiane – sottolinea Cavedagna –. Si sostiene chi ha il coraggio di rischiare, si alimenta un ecosistema che può diventare competitivo a livello globale, si punta a creare i campioni tecnologici nazionali di domani. Non è uno slogan, è un impegno concreto che mette l’Italia in condizione di giocare da protagonista la partita dell’intelligenza artificiale e della cybersicurezza”.

Per Cavedagna la sfida è però culturale prima ancora che politica. “La legge italiana sull’IA dimostra che si possono conciliare innovazione e tutela, crescita e responsabilità. È questo il modello che serve all’Europa: costruire fiducia, dare ai giovani opportunità, garantire che la tecnologia sia al servizio della libertà, non il contrario. Solo così eviteremo che l’Unione, per paura, finisca per autocondizionarsi peggio dei regimi che dice di combattere”.