Parigi. Gli eserciti del politicamente corretto, sparsi un po’ ovunque nell’Occidente consumato dalla «ideologia del pentimento» (Pascal Bruckner), non si fermano più dinanzi a nulla. E l’ultima vittima della loro opera di igienizzazione in nome del multiculturalismo e del rispetto ossequioso dell’islam, si chiama Dante Alighieri, il poeta che fondò l’Italia e scrisse il più grande capolavoro della letteratura italiana, la Divina Commedia. Ieri, in concomitanza con il Dantedì e nel giorno in cui ricorreva il settecentesimo anniversario della sua morte, è arrivata infatti dall’Olanda la notizia di una nuova traduzione dell’opera dantesca, dove il personaggio di Maometto è stato cancellato. Il motivo? «Dante fa subire a Maometto un destino offensivo e umiliante, semplicemente perché è il precursore dell’islam», ha dichiarato Myrthe Spiteri, responsabile della casa editrice olandese Blossom Books. Intervenuta all’emittente radiofonica belga Radio 1, la traduttrice a cui è stato affidato il lavoro di ripulitura della Divina Commedia dalla presunta «islamofobia», Lies Lavrijsen, ha spiegato così la scelta: «Di tutti i peccatori che figurano nell’Inferno, Maometto è colui che è descritto in maniera più atroce e denigrante. L’obiettivo dell’editore era quello di rendere l’Inferno accessibile a un pubblico più ampio possibile e in particolare ai più giovani. Eravamo convinti che se avessimo lasciato quel passaggio tale e quale avremmo ferito inutilmente gran parte dei nostri lettori». Il riferimento, naturalmente, è ai musulmani, che rappresentano più del 5 per cento della popolazione in Olanda. Il passaggio nel canto XXVIII, dove Dante rappresenta il profeta dell’islam squarciato dal mento al deretano con le interiora che fuoriescono, mutilazione che ripercorreva per contrappasso quella inflitta in vita dai seminatori di discordia, è stato conservato. Il nome di Maometto, invece, è stato cancellato. «L’anonimizzazione del profeta Maometto non ha compromesso nulla: la traduttrice ha fatto in modo che la storia non risultasse inutilmente offensiva per una fascia di lettori che rappresenta gran parte della società neerlandese e fiamminga. Il fatto che questo passaggio non fosse necessario per comprendere il testo letterario ci ha convinto», ha affermato l’amministratore delegato di Blossom Books. Nel 2012, ci aveva già provato Valentina Sereni di Gherush92, organizzazione che gode dello status di consulente speciale del Consiglio Economico e Sociale dell’Onu, a dare dell’«islamofobo» e «razzista» a Dante, chiedendo di rimuovere le sue opere dai programmi scolastici, perché «discriminatorie e offensive». Per fortuna, all’epoca, tale richiesta fu rapidamente ridicolizzata. Ieri, invece, dalla Germania è arrivato un altro attacco contro il poeta fiorentino. E l’autore di tale affronto è Arno Widmann, direttore del quotidiano Frankfurter Rundschau, secondo cui Dante era soltanto un «arrivista» e un «plagiatore», insomma una grande truffa della letteratura. «Si farebbe un’ingiustizia a Dante se si sottovalutasse la sua ambizione», scrive con tono sarcastico il giornalista tedesco, sostenendo che la Divina commedia è soltanto una copia di un poema mistico arabo. Lo storico francese Franck Ferrand, in una recente intervista al Figaro sulle proteste della sinistra parigina che vorrebbe cancellare Napoleone dalla memoria nazionale perché «razzista», ha affermato che «l’ignoranza della storia è il terreno fertile su cui prospera la cancel culture». Da Olanda e Germania sono arrivate altre conferme di questa tendenza nefasta. Ieri è toccato a Dante. E domani a chi toccherà?
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