Cesenatico, l’Adriatico tradisce i pescatori: misteriosa moria di vongole da Goro a Bellaria, barche ferme e futuro in bilico. “Chamelea gallina” praticamente estinta in poche ore

Sotto un cielo che non promette tempeste, il mare romagnolo nasconde un’emergenza silenziosa e devastante. Da un weekend all’altro, le vongole sono svanite dai fondali, lasciando dietro solo strati di gusci vuoti e un settore in ginocchio. I pescatori, tornati ieri ai porti con carichi inutili da smaltire, affrontano una crisi che si annuncia lunga, mentre esperti e istituzioni si mobilitano per decifrare un enigma che minaccia l’equilibrio ecologico e economico della costa.

Il fenomeno ha investito in modo uniforme il litorale da Goro fino a Bellaria, con epicentro nelle acque di Ravenna, Cesenatico e Bellaria. Le diciotto imbarcazioni del consorzio Cogemo di Ravenna – undici ormeggiate a Cesenatico e sette a Goro – sono rimaste paralizzate: la specie Chamelea gallina è praticamente estinta in queste zone, rendendo impossibile qualsiasi raccolta. Il danno si estenderà almeno per un anno, con la speranza che i banchi si riformino, ma nel frattempo le barche resteranno ancorate, colpendo duramente le imprese e le famiglie coinvolte.

Le indagini sulle cause sono in corso, con Arpae che ha già avviato campionamenti preliminari. L’ipotesi più accreditata punta al flusso massiccio di acqua dolce proveniente da fiumi e canali interni, che si deposita sui fondali senza dispersione, aggravato dall’assenza di mareggiate. Non solo vongole: altre specie di molluschi versano in condizioni critiche, come i cannelli, i cui resti disseminano per chilometri le spiagge settentrionali, infissi nei sabbiosi fondali ora deserti.

L’aria di esasperazione era palpabile ieri mattina lungo la banchina del porto di Cesenatico, dove il presidente del consorzio dei vongolari, Manuel Guidotti, ha delineato un quadro di profonda instabilità. Ha spiegato come il settore sia reduce da mesi di inattività l’anno scorso, seguiti da un ulteriore stop di quattro mesi tra febbraio e giugno, per poi riprendere le operazioni fino a venerdì scorso. Ma al rientro di lunedì 1 settembre, la scoperta amara: vongole morte ovunque, ridotte a cumuli di gusci senza vita, azzerando ogni possibilità di pesca.

La risposta istituzionale non si è fatta attendere, con un incontro d’urgenza che ha riunito consiglieri regionali di vari schieramenti: la cesenate Francesca Lucchi del Pd, Fausto Giannella di Fratelli d’Italia da Goro, Nicola Marcello da Rimini, Luca Pestelli da Forlì e Alberto Ferrero da Ravenna. Al loro fianco, il sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli e il vicesindaco con delega all’Ambiente Lorena Fantozzi, che hanno tracciato una roadmap per affrontare la crisi. Hanno proposto l’istituzione di un tavolo di confronto con la Regione e il Ministero della Sovranità Alimentare, l’erogazione di indennizzi e meccanismi di solidarietà tra consorzi. In particolare, si valuta di autorizzare temporaneamente alcune barche del Cogemo ravennate a operare nelle acque del consorzio di Rimini, forte di 36 imbarcazioni turbosoffianti. Attualmente, le unità riminesi possono pescare al largo di Cesenatico, ma non viceversa, con le locali vincolate al tratto tra Cervia e Goro.

Tra le voci critiche, il consigliere Giannella ha indicato un possibile colpevole esterno: il rigassificatore di Porto Viro a Rovigo, operativo a ciclo aperto da anni, che scarica in mare acqua ad alta temperatura e carica di cloro, potenzialmente dannosa per l’ecosistema marino.

Mentre le analisi procedono e il mistero si infittisce, il destino dei pescatori romagnoli pende su un filo sottile, tra la necessità di sostegni immediati e la lotta per preservare un patrimonio naturale che il mare, per ora, sembra aver inghiottito.