Che cosa è successo il 25 Aprile 2009 in Italia; Berlusconi, Napolitano, Franceschini,Formigoni, Alemanno

L’Italia celebra la Liberazione, quel 25 aprile del 1945 che segnò la fine dell’occupazione nazifascista. Una festa segnata quest’anno dalla tragedia del terremoto che il 6 aprile scorso ha sconvolto l’Abruzzo, provocando quasi trecento morti. Ed è proprio per questo che si e’ svolta ad Onna – il paese simbolo del sisma, con 40 morti su 250 abitanti – una delle celebrazioni più significative. 

BERLUSCONI AD ONNA,FESTA DELLA LIBERTA’ MA NON NEUTRALITA’
In una mattina di sole e nuvole bianche, in mezzo alle macerie di Onna e davanti alla stele che ricorda l’eccidio di 17 martiri del nazismo, Silvio Berlusconi ribattezza il 25 Aprile. Ne fa “la festa di tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi”, l’occasione per guardare al futuro e non più al passato, per “costruire finalmente un sentimento nazionale unitario”. Dopo anni di assenza dalle celebrazioni della Liberazione, ad Onna il premier riconosce che “la Resistenza è uno dei valori fondanti della nazione”. Quindi ai partigiani di tutte le fedi “deve andare per sempre ammirazione, gratitudine, riconoscenza. E’ vero che Berlusconi, in un “esercizio di verità e di onestà”, chiede di ricordare che “anche chi combatteva dalla parte giusta commise errori ed assunse colpe”. 

E’ vero che invita al rispetto “anche di quelli che hanno combattuto dalla parte sbagliata”. Ma la scelta di campo è netta. “Questo non significa neutralità – sgombra il campo dalle polemiche -. Noi siamo dalla parte di chi ha combattuto per la nostra libertà, dignità, per l’onore della nostra Patria”. Ecco perciò l’elogio della Resistenza, in cui italiani di fedi diverse e diverse culture “si unirono per perseguire lo stesso grande sogno: la libertà”. “Tutti, tutti, seppero accantonare le differenze, anche le più profonde, per combattere insieme: comunisti e cattolici, socialisti e liberali, azionisti e monarchici”, è il riconoscimento inequivoco del premier anche ai ‘partigiani rossi’. Di più. Berlusconi riconosce che la Resistenza fu “una grande pagina della nostra storia, sulla quale si fonda la nostra legge fondamentale, la Costituzione”. L’omaggio si estende perciò a padri costituenti comunisti e socialisti, come Togliatti, Terracini e Nenni, che insieme a leader di altra fede politica “riuscirono ad incanalare verso un unico obiettivo le profonde divisioni di partenza”. 

L’obiettivo che invece i padri costituenti mancarono di centrare fu “la costruzione di una comune coscienza morale della Nazione”. Forse semplicemente perché non era alla portata di quei tempi, in cui “per tutti si affermò come valore prevalente l’antifascismo, ma non l’antitotalitarismo”. Ma ora che sono passati 64 anni, ora che è caduto il Muro di Berlino, per Berlusconi “il nostro compito, il compito di tutti é quello di costruire finalmente un sentimento nazionale unitario”. “Dobbiamo farlo tutti insieme – scandisce per ben tre volte -, quale che sia l’appartenenza politica, per un nuovo inizio della nostra democrazia repubblicana, dove tutte le parti politiche si riconoscano nel valore più grande, la libertà”. Questa conciliazione nazionale, questa pacificazione onorerà la lezione dei padri costituenti “che sarebbe imperdonabile dimenticare”. E l’appello del Cavaliere assume un valore particolare nell’Abruzzo ferito dal terremoto, dove “ancora una volta, di fronte alla emergenza e alla tragedia gli italiani hanno saputo unirsi, superare le divergenze”.

 “Noi tutti – si accalora perciò – abbiamo verso gli eroi di allora e di oggi la grande responsabilità di mettere da parte ogni polemica, guardare all’interesse della nazione, costruire per tutti un futuro di libertà, prosperità, sicurezza, pace”. Solo una postilla finale, dopo aver definito “maturi i tempi perché la Festa della Liberazione diventi la Festa della Libertà”. Se il Cavaliere è pronto a riconoscere oggi pubblicamente che “il 25 Aprile fu all’origine di una nuova stagione di democrazia”, gli pare il caso di ricordare anche, “con grande serenità e senza alcuna intenzione polemica”, che nella democrazia italiana il voto, il pronunciamento popolare (che oggi affida a lui così alti consensi) “é sempre stato rispettato”. Fin dalla scelta repubblicana, alla quale i monarchici si inchinarono. Conciliazione nazionale, pacificazione, nuovo inizio sono perciò parole destinate ad avere senso solo se si ricorderà che “in democrazia il voto del popolo merita l’assoluto rispetto di tutti”.

MILANO: FORMIGONI FISCHIATO

Fischi e urla di ‘vergogna, vergogna’ hanno accompagnato tutto il discorso del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni dal palco di piazza Duomo per il 25 Aprile. Ampi settori della piazza hanno accompagnato con le loro urla l’ intervento del governatore, che ha però proseguito senza mai fermarsi la lettura di un testo scritto. Formigoni è stato contestato anche quando è sceso dal palco dopo l’intervento e ha risposto con ampi gesti di saluto che ad alcuni sono apparsi ironici. “Questa è l’intolleranza e la faziosità da cui dobbiamo liberare la società italiana – ha detto Formigoni – c’é una inciviltà che parte dalla sinistra e ancora

 

ROMAALL’ALTARE DELLA PATRIA 

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accompagnato dalle più alte cariche dello Stato (il presidente del Senato Renato Schifani, quello della Camera Gianfranco Fini, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi) ha reso omaggio al Milite Ignoto, deponendo una corona di fiori all’Altare della Patria. 


BERLUSCONI, PIETA’ ANCHE PER REPUBBLICHINI 
– Fra partigiani e sostenitori della Repubblica di Salò “ci sono state differenze anche se la pietà deve andare a coloro che credendosi nel giusto hanno combattuto per una causa che era una causa persa”. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi rispondendo ad una domanda sulla proposta di legge per equiparare repubblichini e partigiani e su cui il presidente del Consiglio ha sottolineato di non aver opinioni in merito “in quanto – ha detto – non ci ho ancora messo la testa. Rifletteremo”. 

FRANCESCHINI, NON EQUIPAPARE PARTIGIANI-REPUBBLICHINI – “Un conto è il rispetto umano ma non si può equiparare chi combatté dalla parte giusta e chi invece lottò per una causa tragicamente sbagliata”. Il segretario del Pd non condivide le parole di Berlusconi. “Lo dico anche per ragioni familiari – aggiunge  -: mio padre partigiano ha sposato la figlia di un repubblichino. Un conto è la comprensione, altro è l’equiparazione”.

Franceschini non condivide poi affatto l’idea avanzata dal premier Silvio Berlusconi di ribattezzare la festa della Liberazione con il nome di festa della libertà. “Quel nome l’hanno deciso i nostri padri e non si tocca – ha detto Franceschini parlando con i giornalisti sul palco in piazza Duomo a Milano – la festa della libertà deve essere tutti i giorni per gli italiani, ma il 25 Aprile continuerà a chiamarsi festa della Liberazione”. Secondo il leader del Pd, “quest’ anno il 25 Aprile è tornato un po’ simile a quelli prima del 1994 (anno della discesa in campo di Berlusconi, ndr). Oggi Berlusconi nel suo discorso ha detto cose molto impegnative, ad esempio che la Resistenza deve essere un valore condiviso”.

NAPOLITANO, RISPETTO E PIETA’ PER TUTTI – “A nessun caduto di qualsiasi parte si può negare rispetto e pietà. Devono accomunare tutti”, ha detto Napolitano al Sacrario Militare di Mignano Montelungo. “Questa è base – ha aggiunto – per una rinnovata unità nazionale, non insegnata da vecchie, fatali e radicali contrapposizioni”.

ALEMANNO RINUNCIA A PORTA SAN PAOLO – 
“Purtroppo la Questura mi ha comunicato ufficialmente che i centri sociali hanno fatto una mobilitazione a Porta San Paolo contro la mia presenza, organizzandosi anche con forme di protesta e di contestazione molto violente. Come atto di responsabilità rinuncio ad andare a Porta San Paolo”, ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno all’Altare della Patria. fonte ANSA