Come ampiamente pronosticato alla vigilia, il click day per l’ingresso di lavoratori stranieri in Italia è andato in overbooking ad appena un’ora dalla sua apertura. Alle 10, infatti, le domande giunte al Viminale erano già 238 mila, quasi il triplo del numero di quote previste dal decreto flussi dello scorso anno, cioè 82.705, mentre alle 19 il dato superava le 240 mila. “Certamente – sono le parole del ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone – il governo è attento al tema e stiamo guardando a una programmazione di più ampio respiro per capire se dovremo nuovamente intervenire”.
A chiedere un ulteriore provvedimento per consentire nuove quote di ingresso è la Coldiretti che stima in 100 mila lavoratori la manodopera mancante nelle campagne in vista della primavera. Critiche, invece, le associazioni di categoria di colf e badanti che denunciano l’esclusione dal provvedimento.
Le quote di ingresso previste dal decreto flussi, infatti, riguardano in particolare i lavoratori agricoli, ma anche quelli dell’autotrasporto, dell’edilizia, del settore turistico-alberghiero, della meccanica, delle telecomunicazioni e della cantieristica navale. Tutte le richieste giunte sul portale del ministero dell’Interno sono state comunque caricate sulla piattaforma telematica. Da ora partirà dunque la fase istruttoria con l’esame delle istanze da parte dello Sportello Unico per l’Immigrazione. Al termine delle verifiche, si procederà con la revoca o con il nullaosta che consentirà ai lavoratori di ottenere il visto di ingresso.
“Oggi si è fatto il click day e quindi la prenotazione dei flussi. Ora noi dobbiamo guardare a un tema più complesso, quello dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, non legato ovviamente solo al tema della migrazione, e quindi a come gestire il lavoro degli immigrati. Ma in generale a come integrare al lavoro tutti quelli che oggi sono fuori dal mercato”, ha detto il ministro Calderone che apre anche alla possibilità di “altre forme di ingresso al lavoro”. “Il decreto approvato recentemente – sottolinea – prevede una programmazione triennale, e anche un percorso legato alla formazione nei Paesi d’origine. Quindi un ingresso di lavoratori che hanno già una prima formazione che poi andrà consolidata nei contesti aziendali”. Inevitabile monta anche la polemica politica con il Pd che accusa il governo Meloni di navigare a vista “non avendo assoluta contezza della realtà”. “Si adotti subito un decreto aggiuntivo che allarghi significativamente le maglie delle autorizzazioni per gli ingressi stagionali – afferma Stefano Vaccari, capogruppo Pd in commissione Agricoltura della Camera -. Giù la maschera, basta propaganda e più fatti concreti”.
Ad alimentare la polemica è anche Assindatcolf, il sindacato dei datori di lavoro domestico. “Nessun click day oggi per le famiglie datrici di lavoro domestico, rimaste ingiustamente escluse a causa di una mancata programmazione che va avanti da oltre 12 anni e che sta rendendo figure come colf e badanti irreperibili sul mercato del lavoro”, l’accusa del presidente Andrea Zini -. Al governo e al ministro Calderone chiediamo di allargare le maglie del decreto flussi, prevedendo quote anche per il settore domestico. Per soddisfare le esigenze delle famiglie servirebbero 23mila nuovi lavoratori non comunitari l’anno, 68 mila nel triennio 2023-2025″. Per la Coldiretti, invece, all’appello – in vista della primavera – mancano 100 mila lavoratori. A soffrire maggiormente sono le regioni dove è richiesto un grande impegno di manodopera come il Trentino, soprattutto per la raccolta delle mele, o il Veneto per la raccolta degli ortaggi e delle fragole, ma anche il Friuli Venezia Giulia, il Lazio o la Campania.
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