Complotti e complottisti farlocchi, svelati tutti i fatti e retroscena dell’indagine. Pedini da “vittima” a “bistecca” in graticola! … di Enrico Lazzari

A tre mesi dall’avventato, passionale show consigliare del Segretario di Stato al Turismo, Federico Pedini, a ridosso dell’interpellanza presentata da una minoranza parlamentare ricompattatasi da Libera a Rete, da Repubblica Futura al gruppo misto (leggi qui), il denunciato complotto si rivela una clamorosa bufala. Del resto, appariva tale già ad una analisi razionale fin dal primo momento, al pari della totale estraneità del Segretario di Stato ai fatti contestatigli dalla procura di Lucca.

Sta di fatto che se all’epoca il Segretario di Stato Pedini finì al centro dell’incresciosa vicenda per un mero errore di un testimone, oggi sulla graticola sembra essersi seduto da solo… Infatti, già lo scorso 25 luglio, nell’immediatezza della “sparata pedianiana” nella massima sede istituzionale della democrazia sammarinese, definii una sorta di stupidaggine la “teoria del complotto” ruilanciata in pompa magna nell’Aula consigliare: “Voglio rassicurare tutti i sammarinesi che si ‘scervellano’ nel chiedere via social ‘nomi e cognomi’ dei complottisti”, scrivevo, sul fatto che “non c’è nessun complotto” (leggi qui). E così, a poche settimane dai fatti, è arrivata la netta conferma di ciò: non c’è stato nessun complotto!. Possiamo quindi archiviare lo “spettacolo teatrale” di quella sorta di “piece-tragicomica” inscenata da Pedini in Consiglio che, purtroppo, in tanti, troppi, sul Titano hanno erroneamente e ingenuamente preso troppo sul serio.

Ma cosa è successo? Da cosa nasce l’equivoco che ha portato gli inquirenti toscani ad iscrivere un Segretario di Stato sammarinese nel registro degli indagati di una indagine penale? Tutto è oggi svelato 

Partiamo dai fatti noti, rivelati direttamente dallo sventurato protagonista biancazzurro. Sono circa le due di notte quando sul lungomare di Viareggio scoppia un parapiglia fra un italiano e un magrebino, con quest’ultimo che avrebbe avuto la peggio. I fatti finiscono sul tavolo di un magistrato che, ovviamente, apre un’indagine penale che porta, in breve tempo, al nome di un sospetto: Paride Andreoli, classe 1992, residente a Castelfranco, nella provincia di Modena.

Un sospetto che, però, secondo il Pm incaricato dell’inchiesta, va verificato. Così viene convocato il magrebino e messo di fronte allo schermo di un pc dove scorrono le foto del sospettato, tal Paride Andreoli appunto. Ma Google, si sa, non distingue le omonimie e i risultati di ricerca si riempiono di immagini di un altro Paride Androeli, il sammarinese ex Segretario di Stato.

Di fronte al magrebino scorrono decine di foto finchè sul monitor compare una immagine che ritrae il sammarinese Andreoli in compagnia di Rossano Fabbri e di Federico Pedini. Gli occhi del magrebino si “illuminano” e, in quella foto, crede di riconoscere il volto del suo presunto aggressore, indicando, però, non Andreoli ma Pedini.

E’ stato lui…”, avrebbe detto agli inquirenti indicando il volto del Segretario di Stato al Turismo. Ecco come il Segretario di Stato al Turismo è rimasto erroneamente coinvolto in quell’indagine. Altro che complotto! Eppure la “stupidaggine” denunciata in Consiglio da Pedini ha scatenato il pandemonio in Repubblica, come si evinse da subito scorrendo le bacheche social dei sammarinesi: “Quelli che sono stati eletti per risolvere i nostri problemi, e ai quali noi abbiamo dato la nostra fiducia, perdono il tempo a creare dossier fasulli”, fu uno dei più eloquenti commenti, o che dir si voglia post… O ancora: “A San Marino non c’è un Consiglio Grande, ma c’è un Asilo Grande…”. Addirittura, su Facebook, ci fu qualcuno che arrivò a definire la massima istituzione democratica della Repubblica come “il Circo dei pagliacci”…

Poi ci stupiamo se c’è disaffezione, nei cittadini, nei confronti della politica? Se a minare l’immagine della classe dirigente o politica biancazzurra è un Segretario di Stato, una delle massime cariche di gestione della “cosa pubblica” e delle massime espressioni della politica, cosa vogliamo pretendere? Che la gente comune rispetti la politica e ne riconosca l’alto valore in ogni democrazia?

Enrico Lazzari

Enrico Lazzari