Conformismo massimalista.
Con selfie.
C’è qualcosa di peggio in politica del massimalismo? Sì il conformismo massimalista.
Essere conforme al massimalismo.
E’ molto peggio, il massimalismo è una malattia degenerativa, cioè, si ti prende poi non ti lascia più. E’ la malattia del piagnisteo continuo.
Non va bene mai niente, niente e’ sufficiente, non basta mai, insoddisfazione perenne, il pelo nell’uovo, il lamento come spirito, pessimismo cronico. E’ il purgatorio perenne. Nebbia.
Assumi una tesi falsa e la porti sino in fondo.
Proprio in fondo. Nei fondali del pensiero umano, dopo una pesca a strascico.
Che i dati sui quali si basa il referendum siano falsi e’ chiaro. Chiarissimo. Non è vero che col job act sia arrivata più precarietà, e’ vero il contrario, come ha scritto con precisione Bankitalia.
Non è vero che ci sono stati più licenziamenti, e’ vero il contrario, ci sono state più assunzioni.
Non è vero che sono aumentati i partime, e’ vero il contrario. Non è vero che sono diminuite le ore lavorate.
Assistiamo ad un rigurgito staliniano. Che evidentemente è degenerativo anch’esso.
Cioè, la menzogna come strumento principe di lotta politica.
Ecco, cosa c’è di peggio oltre questo?
Quelli che massimalisti non sono ma si adeguano, si conformano, al massimalismo.
Quelli che ripetono le menzogne di Schlein per farsi un selfie col capo.
Cioè, prendete questo Giani, socialista toscano storico, poi renziano, quindi pro Job Act, poi pro referendum contro Job Act, con selfie.
Dico Giani per dire il tipo: il conformista neo massimalista.
Il tipo più diffuso fra il riformisti del Pd che non avevano votato Schlein, ma che adesso fanno i selfie con Schlein.
