Violenza in famiglia, un fenomeno antico che solo da poco e’ uscito dall’ombra. Se ne parlerà al XXII Congresso Nazionale della Società Italiana di Criminologia organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Studi Giuridici dell’Università degli Studi di San Marino, dal 23 al 25 ottobre al Palazzo dei Congressi Kursaal. Drammi quotidiani si consumano nel silenzio delle pareti domestiche. Pareti che dovrebbero avvolgere la nostra intimità in un abbraccio affettivo che protegge e rassicura da ogni minaccia esterna. Succede, invece, più spesso di quanto si possa pensare, che l’inferno si nasconda proprio fra queste mura. La violenza famigliare è senz’altro un fenomeno che per molto tempo è stato sottaciuto con la complicità delle tradizioni culturali o, per meglio dire, di quella disuguaglianza “biologica” fra i sessi che pone la donna in subalternità rispetto all’uomo. Stiamo parlando di retaggi di una cultura patriarcale che sopravvive nel presente negando alle donne la completa indipendenza. Tant’è che ancor oggi certi “uomini padroni” non accettano che la propria compagna, o moglie che sia, recida i laccioli del loro potere e controllo. Insomma, la libertà femminile è considerata un oltraggio insopportabile. Una ferita che svilisce e fa scattare la molla delle aggressioni. Il repertorio dei violenti è davvero variegato: c’è chi perseguita la partner con le minacce seguendola ad ogni passo come un’ombra e chi sfoga la propria rabbia mandando abitualmente in frantumi oggetti di casa. Ma c’è di peggio: qualcuno va giù duro con le botte o le torture psicologiche. Talvolta oltre alle offese ci scappa pure la brutalità sessuale o l’omicidio. Non a caso, in Italia, come ci racconta una recente indagine Istat, sono oltre mezzo milione le donne dai 14 ai 59 anni che nel corso della loro vita hanno subìto almeno una violenza sessuale (tentata o consumata) e, in tre casi su quattro, gli abusi sono commessi da una persona conosciuta, magari proprio dal compagno che sta al loro fianco. Per fronteggiare questi soprusi sono sorte, qua e là nelle città italiane, varie associazioni, che si danno un bel daffare per accogliere le vittime ed aiutarle ad individuare le possibili strategie d’uscita dal tunnel della violenza. Verranno approfonditi meglio gli aspetti sociali e psicologici di questo fenomeno nel Convegno che si terrà a San Marino dal 23 al 25 ottobre, organizzato dalla Società Italiana di Criminologia in collaborazione con il Dipartimento degli Studi Giuridici dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino. Ma chi sono gli autori di questi maltrattamenti? Emarginati? Drogati? Uomini con il problema della bottiglia? Certo, sarebbe molto rassicurante attribuire le cause esclusivamente ad un contesto di marginalità o disagio psichico. Nascondere tutto dietro il paravento dei luoghi comuni. Ma le cose stanno diversamente. I maschi burberi e con la mano pesante, nel 94% dei casi, rientrano in quella tipologia di persone “perbene”, verso cui si ripone fiducia, talvolta dalla carriera brillante e con tanto di ruolo rispettabile nella società. Insomma tipi mansueti, saggi ed educati, che di certo a parole condannano la violenza. Eppure la considerano legittima quando si scatena con furia incontrollata e per banali motivi sulla moglie, convivente o ex partner
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