A chiarire le tesi che hanno portato alla condanna a tre anni e mezzo per Adriano Pace e Stefano Marangoni, è il giudice Roberto Battaglino che, appena tre giorni dopo la pronuncia della sentenza di condanna, ha depositato le sue motivazioni. Speci?cato quindi, nelle corpose “spiegazioni” lunghe 43 pagine, l’elemento psicologico del dolo che avrebbe portato Pace a truffare la Banca, contribuendo a creare insieme a Maurizio Frezza e Marangoni – è Battaglino a parlare di concorso – un buco alla banca da 10 milioni di euro, e un danno patrimoniale da 19 milioni.
Pace e Marangoni avrebbero agito in concorso per gli af?damenti rilasciati all’imprenditore per un ammontare da 14 milioni e rotti di euro.
Il concorso di Frezza subentrerebbe, invece, per alcune operazioni da un milione e mezzo di euro.
Come messo in luce dalle motivazioni di Battaglino, a confermare la volontà del direttore, ci sarebbe il fatto che, parte delle operazioni fatte con Marangoni e Frezza, siano state taciute al Consiglio di amministrazione di Bdt.
Abbia quindi agito in solitaria.
Chiari?catore anche il particolare, messo in luce dall’accusa, durante l’arringa del procuratore del ?sco Roberto Cesarini, e accolto dalla tesi di Battaglino, che Pace concedesse i prestiti proprio a Marangoni che vantava siffatti precedenti penali.
(…)
Secondo l’accusa, la cui tesi è stata sposata dal giudice di primo grado, i tre avrebbero determinato il buco di oltre dieci milioni di euro, attraverso un meccanismo di concessione di prestiti senza necessarie garanzie. Usati, per l’operazione, titoli “zero coupon”, del valore di circa la metà del prestito ricevuto e che poi avrebbero coperto l’intero ammontare della somma, ma dopo 25 anni.
“Pace – sintetizza Battaglinp – fece in modo di non fare risultare che gli af?damenti fossero stati concessi” senza garanzie pre af?damento.
Fonte: San MarinoOggi