Criminalità economica in Riviera: un pericolo “silenzioso” anche per San Marino

Sotto il sole della Riviera e il via vai dei turisti, c’è una rete che si muove silenziosa. Non ha volto né accento, ma lavora con metodo, mimetizzata tra conti correnti, criptovalute, e licenze commerciali. È la nuova mafia, quella che investe nei bar, compra hotel e si insinua nelle pieghe dell’economia romagnola con la freddezza di un algoritmo.

La vicinanza geografica e l’intensa interconnessione economica con la Riviera romagnola rendono la Repubblica di San Marino potenzialmente esposta a fenomeni di infiltrazione mafiosa, soprattutto sul versante finanziario e immobiliare. In un contesto in cui le organizzazioni criminali preferiscono muoversi con discrezione e sfruttare circuiti economici agili e transfrontalieri, il rischio che parte dei flussi illeciti si riversino anche sul Titano non può essere escluso e richiede attenzione costante da parte delle autorità sammarinesi.

Nel 2024, le province di Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena hanno registrato un numero record di operazioni finanziarie sospette: 2.254 in totale. Significa oltre sei segnalazioni al giorno. La parte più esposta? Proprio Rimini, che oggi si ritrova in vetta alla classifica nazionale per densità di casi, a fianco di città come Napoli e Roma. Un primato che non fa onore, ma fa paura.

Secondo i dati della Banca d’Italia e dell’Unità di Informazione Finanziaria, si tratta in gran parte di riciclaggio, mascherato da attività legali. Ristorazione, turismo, compravendite immobiliari: l’apparente normalità è diventata la maschera perfetta per il reinvestimento di capitali mafiosi. Nulla di eclatante, nessun colpo di scena. Solo movimenti, bonifici, nuove aperture e cambi societari.

A lanciare l’allarme è anche Piergiorgio Morosini, presidente del Tribunale di Palermo, secondo cui le mafie stanno ridefinendo il proprio profilo: non più solo violenza, ma impresa. E l’Emilia-Romagna, fino a pochi anni fa considerata zona “di passaggio”, si è trasformata in terreno fertile per l’espansione criminale.

Tra i segnali più inquietanti c’è l’incremento di transazioni sospette segnalate da notai e l’uso crescente delle criptovalute, strumenti perfetti per sfuggire al controllo tradizionale. Le mafie, oggi, non si limitano a infiltrare l’economia legale: la stanno ridefinendo.

Modena, Reggio Emilia, Bologna restano sorvegliate speciali, ma è lungo la costa che si gioca la partita più insidiosa. Il denaro sporco entra nei circuiti “puliti”, circola, si moltiplica, e costruisce potere. Nessuna pistola in vista. Solo contratti, società, pacche sulle spalle.

Il vero rischio? Che tutto questo passi inosservato. Che la criminalità economica diventi la nuova normalità. Che dietro l’insegna luminosa di un locale sul lungomare, ci sia l’ombra di chi compra legalità, un pezzo alla volta.