Cronaca. Rimini, imprenditrice di Riccione perseguita il compagno: indagini chiuse, verso il processo per stalking e minacce

Una lunga scia di tormenti, tensioni e violenze che ha trasformato la vita di un uomo in un incubo. Ieri, domenica 21 settembre, è emerso che la Procura di Rimini ha chiuso le indagini preliminari nei confronti di una imprenditrice 54enne di Riccione, accusata di stalking, minacce, violenza privata e lesioni nei confronti del compagno convivente, un 56enne difeso dall’avvocato Simone Campolattano.

Secondo quanto ricostruito, tutto avrebbe avuto origine dalla gelosia: da settembre 2024 la donna sospettava che l’uomo avesse una relazione con una giovane dipendente di un residence di famiglia, dove lui lavorava come segretario. Da quel momento sarebbero iniziati messaggi e telefonate assillanti, soprattutto nei suoi giorni liberi, con frasi intimidatorie che lo avrebbero perseguitato per mesi.

La situazione sarebbe poi degenerata a gennaio scorso, quando la 54enne lo avrebbe aggredito mordendogli il braccio sinistro dopo avergli strappato lo smartphone e minacciato di morte. In quell’occasione, sempre secondo le accuse, avrebbe anche contattato la presunta rivale per rivolgere minacce anche a lei.

Il rapporto tra i due è peggiorato ulteriormente nei mesi successivi: da marzo gli episodi si sarebbero ripetuti anche in presenza di dipendenti e ospiti del residence, mentre in casa l’uomo era costretto a chiudersi a chiave in una stanza per paura di nuove aggressioni. La situazione, diventata insostenibile, lo ha spinto a trasferirsi dai genitori nel Cesenate, dove tuttora risiede. La donna, nel frattempo, avrebbe cambiato la serratura dell’abitazione, lasciandolo senza possibilità di recuperare effetti personali, compreso il computer, poi utilizzato da lei per accedere a WhatsApp Web e scorrere i suoi messaggi privati.

Le conseguenze psicologiche sul 56enne sono state pesanti: dall’uso costante di psicofarmaci alla necessità di sedute analitiche, fino al ricovero in ospedale a luglio, dopo l’ennesimo episodio, con una prognosi di otto giorni per “ansia reattiva”.

Ora spetta alla Procura decidere se richiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione. Ma al di là dell’esito processuale, resta il quadro di una relazione collassata, segnata da timori, intimidazioni e da un dolore profondo che ha inciso in maniera irreversibile sulla vita di un uomo.