Mentre a San Marino il confronto politico sull’Accordo di Associazione con l’Unione Europea è entrato in una fase cruciale, anche negli altri microstati coinvolti – come Andorra – la situazione è tutt’altro che distesa. L’illusione che il processo potesse procedere con serenità si è infranta negli ultimi giorni a Bruxelles, dove si è assistito a un’imprevista accelerazione ma anche a nuovi ostacoli, provenienti dal Parlamento Europeo.
L’eurodeputato tedesco Alexander Sell, esponente dell’estrema destra, ha infatti presentato sei emendamenti (n. 9, 13, 17, 21, 24, 34) alla risoluzione in discussione al Parlamento europeo, contestando l’effettiva utilità dell’accordo per i cittadini dell’Unione e sostenendo che sia eccessivamente favorevole ad Andorra. In realtà, non si è trattato di un “veto” formale – come chiarito dal Segretario di Stato andorrano Landry Riba – ma di un tentativo politico di diluire il consenso verso l’accordo, spostando il focus sul rapporto costi-benefici per l’UE. “Questo signore ha detto ciò che sosteniamo da mesi: che i benefici sono maggiori per Andorra che per l’Unione”, ha dichiarato Riba.
Un accordo “non misto” per evitare ratifiche nazionali
Una delle questioni più sensibili riguarda il carattere “non misto” dell’accordo. La deputata socialista Laura Ballarín, tra le principali sostenitrici dell’intesa, ha proposto un emendamento per escludere la ratifica da parte dei parlamenti nazionali dei 27 Stati membri. Un passaggio che, se confermato, permetterebbe una ratifica più rapida da parte del solo Parlamento Europeo e del Consiglio UE. La scelta è motivata anche dalla recente sospensione dei negoziati da parte del Principato di Monaco, che ha gettato nuove ombre sul futuro dell’integrazione dei piccoli Stati.
L’approccio “non misto” potrebbe diventare un precedente anche per San Marino, dove la discussione politica è sempre più polarizzata tra chi intravede un’opportunità storica e chi teme una progressiva erosione della sovranità.
I riconoscimenti dell’UE ad Andorra
Nel testo della risoluzione, che è ancora in fase provvisoria, viene riconosciuto lo sforzo compiuto da Andorra per adottare l’acquis comunitario, modernizzare la propria economia e diversificare il sistema produttivo. L’accordo prevede l’accesso al mercato interno europeo, con importanti ricadute attese in termini di occupazione e crescita. L’UE ha anche elogiato l’allineamento di Andorra con la sua politica estera e di sicurezza, in particolare per il sostegno alla posizione europea sulla guerra in Ucraina.
Un contesto politico europeo sempre più incerto
Tuttavia, il clima politico generale in Europa non gioca a favore di queste intese multilaterali. La crescente influenza dei partiti euroscettici e populisti, come dimostrano i risultati elettorali in Francia e Germania, rappresenta un freno implicito all’integrazione di nuovi attori nel mercato unico. L’attivismo di Alexander Sell è solo un segnale in questo senso.
Come ha dichiarato il primo ministro andorrano Xavier Espot, l’attuale presidenza polacca del Consiglio UE è stata determinante nel far avanzare il processo. Tuttavia, l’impressione è che più ci si avvicina alla meta, più emergano resistenze, paure e tensioni, anche nei Paesi membri che temono di perdere centralità nel processo decisionale europeo.
San Marino osserva (e riflette)
Anche nella Repubblica di San Marino, dove la questione dell’accordo con l’UE è ormai al centro del dibattito politico e pubblico, le dinamiche andorrane non passano inosservate. Le analogie sono numerose: dalla necessità di riforme interne al timore di snaturamento dell’identità nazionale, fino al rischio che le scelte di Bruxelles siano guidate da logiche politiche più che da visioni strategiche condivise.
Se il caso di Andorra mostra che nemmeno l’UE è monolitica in materia di microstati, San Marino è avvisata: il percorso è tutt’altro che lineare…