Dall’omofobia ai vitalizi. Torna lo spettro dell’asse giallorosso

Centosettanta audizioni in Commissione Giustizia al Senato per il ddl Zan. Secondo il leghista Andrea Ostellari, presidente della commissione a Palazzo Madama, si tratta di semplice «confronto». Pd e M5s parlano di «boicottaggio» e «forzatura democratica». I giallorossi puntano a far arrivare subito il testo in Aula, ricorrendo alla procedura d’urgenza. Platinette, il presidente della Regione Calabria Nino Spirlì, il professore Stefano Zecchi. Sono solo alcuni dei nomi presenti nell’elenco delle persone da ascoltare sui due ddl sull’omofobia incardinati in Commissione. Quello che porta il nome del deputato del Pd Alessandro Zan e la proposta del centrodestra, a prima firma della senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli. Ma pare che le richieste di audizione fossero ancora di più. Ne erano arrivate 225 e 55 sarebbero state cassate.

«Chi ha paura del confronto?», si chiede Ostellari. Che aggiunge: «Senza confronto non c’è democrazia». Furiosa la reazione di dem e grillini, di nuovo compatti. La deputata del Pd Laura Boldrini parla di «puro boicottaggio» e «provocazione irricevibile». Zan twitta: «Non è solo ostruzionismo, ma una evidente forzatura democratica». Il relatore attacca Ostellari. «Pensa che la commissione Giustizia sia casa sua – commenta – vuole affossare la legge». Sulla stessa linea la collega di partito Monica Cirinnà, segretaria della Commissione Giustizia al Senato: «Questa è la Commissione Giustizia non casa Ostellari». Dal M5s si fa sentire la senatrice Alessandra Maiorino, che accusa il leghista di «sfrontatezza». «Questo è un Paese laico. Ora basta. Andiamo in aula», scrive Maiorino. I giallorossi si appellano all’articolo 77 del regolamento del Senato, che prevede che per motivi di urgenza si possa arrivare direttamente in Aula senza relatore, con la commissione che riferisce oralmente. Loredana De Petris, senatrice di Leu, spiega che è già cominciata la raccolta firme per portare il ddl in Aula. Prudenza da Italia Viva, che chiede una «mediazione» e non chiude all’esame in commissione. Posizioni diverse in Forza Italia. C’è chi è favorevole al ddl, come il deputato Elio Vito. E chi, come il senatore Lucio Malan, ribadisce: «Fi è contraria». Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, invoca «un dialogo aperto per arrivare a una soluzione priva di ambiguità e di forzature legislative».

Giallorossi all’attacco anche sulla revoca del vitalizio ai senatori condannati in via definitiva per reati gravi. Tema tornato di attualità dopo la restituzione dell’assegno all’ex senatore Roberto Formigoni, condannato per corruzione. Pd, M5s e Leu hanno depositato una mozione a Palazzo Madama. I firmatari invitano il Senato ad intervenire, «tenendo conto dei principi propri della normativa vigente in materia di incandidabilità», in modo da disciplinare così i casi di revoca del vitalizio per i condannati. Anche alla luce di alcuni precedenti citati nel testo e del «vuoto normativo» che si è creato sul tema.


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