Riceviamo e pubblichiamo
I passi compiuti da Manuela Bianchi la mattina del ritrovamento del cadavere e registrati dal contapassi del suo cellulare offrono pieno conforto alla ricostruzione offerta dalla stessa in incidente probatorio ed alle misurazioni oggettive degli spazi.
Superato il vano dove giaceva la vittima ella si recava al primo piano ed ivi rimaneva per qualche decina di secondi in attesa del condomino Nastas.
Anche volendo ignorare (e non si vuole) l’illogità dell’ipotesi avanzata dalla difesa dell’indagato, in un momento di concitazione quale quello in esame, in quel frangente la donna non avrebbe avuto in nessun modo il tempo materiale per chiamare l’ascensore, attenderlo, salire al terzo piano da Dassilva, suonare il campanello, attendere risposta, interloquire con l’amante e scendere nuovamente.
Lo stesso condomino Nastas conferma che Manuela Bianchi rimaneva ad attenderlo dietro la porta per i brevi istanti in cui egli, dietro l’uscio semiaperto, calzava delle scarpe senza lacci.
Da quel momento la signora Bianchi rimaneva sempre in compagnia del condomino e di coloro che si aggiungevano a vario titolo ai soccorsi.
Le stime temporali offerte dai soggetti sono, com’é logico che sia, indicative e, nonostante ciò, trovano pieno riscontro negli elementi esterni raccolti dalla Procura.
Appare assolutamente irrealistico stabilire in termini di secondi esatti (19 secondi??? 38 secondi???) il tempo necessario ad una persona per spostarsi, dipendendo il dato – anche a parità di altre condizioni – dalle caratteristiche fisiche e dal sesso del soggetto cronometrato.
Avv. Marco Lunedei