Alla ripresa dell’attività politica e istituzionale, dopo la seppur breve pausa estiva, prendiamo atto della decisione degli europopolari (Eps) di chiamarsi fuori dalla lista elettorale che li vedevano uniti al Partito Democratico Cristiano (Pdcs) e Arengo e Libertà (AeL), il tutto dichiaratamente senza volere rotture né la crisi che avrebbe potuto portar dritto al voto anticipato. Gli alleati di lista, soprattutto il Pdcs, pur avendoci provato a ricercarli con sincera convinzione, non avevano spazi di manovra per trattenere gli Eps, visto che questi ultimi hanno già da tempo definito una loro vera e propria road map che porta ad un percorso distinto, forse non del tutto esplicitato, e a cui in più riprese inchiodano la linea politica del loro gruppo ponendo condizioni politiche molto spesso critiche e generiche, senza però legarci proposte chiare, costruttive e fattibili a supporto.
Gli europopolari insistono nell’indicare la strada maestra, o meglio il traguardo finale (normalizzazione delle relazioni bilaterali con l’Italia), peraltro noto e condiviso da tutte le forze politiche del panorama sammarinese, ma non indicano nel contingente con quale strategia, oltre a quelle già messe in campo, poterci arrivare e soprattutto non danno risposte convincenti, laddove si prendessero ipotetiche decisioni, come potrebbe il Paese conservare sufficienti “energie” per poter sopravvivere il giorno dopo.
Per non rischiare di dare la sensazione di addentrarsi in un territorio ambiguo gli Eps hanno dichiarato che il feeling che li lega ai Democratici di Centro (Ddc) conserva comunque, senza confusione, una netta distinzione di ruoli e delle responsabilità. Insomma, si è evitato di azzoppare politicamente la maggioranza, anche se in realtà viene lasciato spazio all’ambiguità, ponendosi nel quadro politico sammarinese come forza di “confine”, cioè almeno per ora, non di “oltreconfine”. La maggioranza è comunque garantita, ma un ponte levatoio con il Pdcs è stato alzato; si offre all’opinione pubblica l’immagine di un contesto confuso in cui si giocano partite su più tavoli politici.
Il risultato è quello di aver evitato uno scontro all’interno della maggioranza, i cui echi si udivano insistentemente da tempo, che avrebbe potuto segnare il destino della legislatura in una situazione realmente difficile per il Paese.
Ora, prima di tutto, si attende di vedere l’orientamento e che grado di disponibilità avranno gli europopolari ad essere coinvolti nella gestazione di certi provvedimenti molto importanti per le sorti delle finanze pubbliche (riconoscendo che il segretario di Stato alle Finanze, Pasquale Valentini, lodevolmente, è strenuamente impegnato a lavorare per alleggerire il bilancio pubblico, in forte difficoltà) e difendersi dalla pesante congiuntura economica. Altresì che atteggiamento terranno nella risoluzione di certi nodi tutt’ora aperti. Vedremo se Menicucci & Co. avranno la volontà vera di mandare avanti il governo oppure osteggeranno i provvedimenti sui quali hanno manifestato diversi dubbi. Il Patto per San Marino dovrà muoversi come soggetto unitario pena la perdita di credibilità e la forza politica di sostenere misure legislative non sempre troppo popolari ma necessarie, soprattutto in considerazione che siamo in uno dei momenti più delicati della storia economica del Paese, schiacciati su plurimi fronti da politiche internazionali e fattori contingenti interni.
L’auspicio è che dinnanzi ai testi da portare in Consiglio Grande e Generale si aprano dei preventivi confronti, sereni e costruttivi, da cui derivino mediazioni, compromessi e sintesi che permettano poi di conservare la natura, la finalità e la linea politica dei progetti legislativi all’esame. Viceversa se ci si abbandonerà ai tatticismi, alle polemiche, ai retropensieri, al pregiudizio politico, personale e pretestuoso, trasmettendo sensazione di caos, la coalizione di governo sarà avviata ad un inesorabile logoramento che la porterà a soccombere.
DEMOCRATICI CRISTIANI DEL POPOLO DI SAN MARINO
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