Parla Bastianelli: ”in casi del genere è troppo facile e comodo dare la colpa alle famiglie: in realtà è tutto il mondo adulto ad essere responsabile di questi fenomeni. Per mondo adulto intendo l’insegnante, il poliziotto, il magistrato, lo sconosciuto che si incrocia per strada. In passato c’era più solidarietà tra adulti; anche lo sconosciuto poteva riprendere il giovane se beccato a fare qualche sciocchezza, e i genitori lo avrebbero ringraziato; oggi invece reagiscono male e non se la prendono se i propri figli vengono bacchettati. Quindi gli adulti in generale evitano di assumersi la responsabilità di un rimprovero.
Oggi non si insegna a rispettare le regole della vita; la famiglia pare avere un altro compito, ossia rendere i figli felici: solo che la felicità viene intesa come logica troppo consumistica e si finisce per dare anche il superfluo”.
Pasini: “il problema non è tanto che questi giovani vivono ancora in famiglia, ma come ci vivono. Non si sono definiti autonomamente e così il gruppo sostituisce l’io, tanto che parlar male di uno di loro è come ferire loro stessi. All’interno del gruppo si sviluppano poi determinate dinamiche, c’è di solito un leader riconosciuto, e la diffusione delle idee che diventano del gruppo partono da questo leader”.