Discarica fantasma sull’Appennino emersa dopo una frana: rischio per i centri lungo il Santerno

L’Appennino tosco-emiliano è scosso da una situazione allarmante: una vecchia discarica degli anni ‘70, dimenticata e coperta da strati di terra, è riemersa con una frana, riversando centinaia di metri cubi di rifiuti nel rio Rovigo, un affluente del fiume Santerno. Sebbene non sia stato rilevato un pericolo di contaminazione chimica significativa, la presenza di materiali come plastica, vetro e oggetti metallici solleva preoccupazioni per l’ambiente e per la qualità delle acque, soprattutto in vista della stagione balneare.

A Palazzuolo sul Senio, comune della provincia di Firenze, la frana ha riportato alla luce una discarica non censita e nascosta sotto metri di terreno. Il rischio ora è che i rifiuti, molti dei quali degradati e mineralizzati, vengano trasportati dal fiume per decenni, compromettendo le acque del Santerno, che attraversano anche il comune emiliano di Imola e la Bassa Romagna, prima di sfociare nel Reno.

Secondo le prime indagini condotte da ARPAT, l’agenzia regionale toscana per l’ambiente, i materiali emersi non rilasciano sostanze chimiche pericolose. Tuttavia, la situazione non è priva di criticità: sacchetti di plastica, frammenti di vetro, oggetti metallici e perfino residui sanitari, come garze e sacche trasfusionali, sono visibili lungo l’alveo del fiume, preoccupando chi vive e lavora nell’area. Ivano Cobalto, rappresentante del CAI di Imola, ha sottolineato al Resto del Carlino: “La vera preoccupazione è che, per anni, il Santerno possa portarsi dietro i resti di questa discarica. I rifiuti potrebbero compromettere la qualità delle acque, causando danni ambientali irreparabili.”

A fronte dell’emergenza, sono già partite le prime operazioni di contenimento: barriere di massi sono state posizionate lungo il fiume per fermare ulteriori smottamenti di rifiuti. La rimozione della massa franata, che potrebbe raggiungere tra i 500 e gli 800 metri cubi, inizierà la prossima settimana. Il vero nodo della questione, però, riguarda la bonifica del rio Rovigo, dove i rifiuti si sono sparsi per circa 12 chilometri di corso d’acqua, minacciando specie protette come il gambero di fiume e la trota mediterranea.

Il sindaco di Palazzuolo sul Senio, Marco Bottino, ha richiesto il supporto della Prefettura di Firenze per coordinare un’operazione di recupero efficiente. Il piano prevede l’impiego di personale specializzato in ambienti difficili, in grado di intervenire con mezzi come elicotteri per raccogliere i rifiuti nelle zone più impervie.

Non solo la Toscana, ma anche la Regione Emilia-Romagna ha iniziato a mobilitarsi. Il sindaco di Imola, Marco Panieri, presidente del Nuovo Circondario Imolese, ha già allertato ARPAE e la Regione, e i contatti tra i governatori Eugenio Giani (Toscana) e Michele de Pascale (Emilia-Romagna) sono intensificati per fare fronte a questa emergenza. La collaborazione tra le due regioni si sta consolidando per una gestione coordinata dell’emergenza, che rischia di protrarsi a lungo.

La preoccupazione maggiore resta quella di divieti di balneazione lungo il Santerno in vista dell’estate, soprattutto nelle zone di Imola e della Bassa Romagna, dove il fiume è frequentato da turisti e residenti. La questione riguarda non solo la salute pubblica, ma anche l’impatto sul turismo locale, fondamentale per l’economia della zona. La battaglia per proteggere le acque appenniniche è appena cominciata, ma i rischi legati a questa discarica fantasma sono reali e urgenti.