DRITAN Demiraj sta per tornare a casa. Il killer albanese che ha ucciso due persone per vendicarsi del tradimento della compagna, è in coma dopo una scazzottata in carcere, ma presto potrebbe essere trasferito dall’ospedale di Parma alla ‘Sol e Salus’ di Igea Marina. La clinica riminese ha già dato il via libera a ospitare l’ergastolano e ora l’ultima parola spetta alla direzione del carcere che dovrà valutare se ci sono le condizioni di sicurezza per trasferire lì un carcerato di tale portata.
IL pasticciere autore di una mattanza da brividi è in coma dall’aprile scorso. Un mese prima era arrivata la sentenza della Corte d’Assise di Rimini che lo condannava al carcere a vita, ma dicono che nella casa circondariale di Parma, Dritan avesse trovato in qualche modo la sua dimensione. Sicuro di avere fatto la cosa giusta ammazzando con undici coltellate la donna che l’aveva tradito, Lidia Nusdorfi, e l’ultimo amante di lei, Silvio Mannina, Demiraj si era spianato la vita dietro le sbarre. Lavorava e faceva molta palestra per mantenere in forma il suo fisico piccolo e tamugno. Qualcuno gli aveva pronosticato che a Parma sarebbe diventato un piccolo boss. Chi ha ucciso due persone a sangue freddo, in certi ambienti viene temuto se non rispettato. Ma non era così per il romeno. Un ex pugile grande il doppio di lui che un giorno aveva incrociato nel corridoio del carcere all’ora delle telefonate. L’inchiesta è ancora in corso ne nessuno ha scoperto esattamente che genere di conti ci fossero in sospeso tra i due. Quel che è certo è che il romeno gli è saltato addosso e l’ha massacrato di pugni. Raccontano che l’abbia pestato per dieci minuti, prima che gli agenti di polizia penitenziaria riuscissero a strapparglielo dalle mani. Quando finalmente sono riusciti a bloccare quel bestione, Dritan non dava segni di vita. L’avevano portato all’ospedale di Parma, ma le sue condizioni erano apparse subito gravissime. Era entrato in coma poco dopo, e da quel momento non si è mai svegliato. Un mese fa l’hanno trasferito dal reparto di Rianimazione a quello di lunga degenza. «Lo stato di coma non sembra irreversibile – spiega il suo difensore, Massimiliano Orrù – ma i danni al cervello ci sono anche se i medici non sanno di quale entità. E non lo sapranno fino a quando non si sveglia, ammesso e non concesso che accada. E ora serve una struttura sanitaria che lo ospiti. La prima presa in considerazione era stata una di Parma, ma non è stata giudicata idonea, così hanno girato la richiesta al ‘Sol et Salus’ che ha dato la sua disponibilità. In qualche modo il killer tornerà a ‘casa». Il Resto del Carlino
