ECCO COSA E’ SUCCESSO. La Banca di San Marino, la tentata vendita al fondo estero ed i tre arresti (due in prigione ed uno ai domiciliare) per una presunta maxi-tangente da un milione di euro … di Marco Severini

È scoppiato uno scandalo attorno alla tentata cessione della quota di maggioranza della Banca di San Marino (BSM) a un investitore estero. Le autorità della Repubblica di San Marino hanno arrestato tre persone (di cui una ai domiciliari) nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria condotta dal Commissario della Legge Francesco Santoni, ipotizzando il pagamento sembrerebbe di una maxi-tangente da 1 milione di euro legata alla vendita. In particolare, due persone, marito e moglie (lui un commercialista ed ex membro del CdA dell’Ente Cassa di Faetano, l’ente proprietario di BSM), si trovano in carcere, mentre un terzo indagato è agli arresti domiciliari.

Secondo le informazioni riportate dall’agenzia ANSA, la presunta tangente da un milione sarebbe stata versata in due tranche da 500 mila euro per “facilitare” l’operazione di acquisizione. Francesco Santoni, in qualità di magistrato inquirente, sta guidando l’indagine su questi fatti. Al momento gli inquirenti mantengono il massimo riserbo sui dettagli, mentre in Tribunale sono già iniziati gli interrogatori di garanzia per gli arrestati.

L’eco di questi arresti è stata amplificata dal tempismo: proprio lo stesso giorno, dopo mesi di istruttoria, la Banca Centrale di San Marino (BCSM) ha comunicato ufficialmente di aver concluso la valutazione sull’istanza presentata dal gruppo estero interessato a BSM e ha negato il via libera all’investitore bulgaro. In una sua nota, Banca Centrale ha dichiarato di aver preso la decisione “alla luce del complesso delle informazioni acquisite anche grazie alla cooperazione nazionale e internazionale con altre Autorità e Istituzioni”, e dunque “il Coordinamento della Vigilanza della Banca Centrale ha deciso di non autorizzare l’acquisizione”. Questo diniego dell’autorità di vigilanza, giunto in concomitanza con gli sviluppi giudiziari, ha di fatto bloccato la cessione contestata.

Il gruppo estero coinvolto è la holding bulgara Starcom, veicolo di investimento che ha operato attraverso la società locale San Marino Group (SMG). L’operazione ipotizzata prevedeva l’acquisto iniziale del 51% delle azioni di BSM da parte di Starcom, seguito da un robusto aumento di capitale per rafforzare la banca. Il piano avrebbe portato l’investitore bulgaro a detenere circa il 69% del capitale di BSM dopo la ricapitalizzazione, per un impegno economico complessivo di circa 38 milioni di euro. Il nome di Starcom Holding è stato reso noto durante l’assemblea soci dell’Ente Cassa di Faetano del 12 aprile 2025, nella quale, con 74 voti favorevoli e 30 contrari, i soci della Fondazione hanno approvato la modifica statutaria necessaria a consentire a un soggetto esterno di acquisire la maggioranza di BSM.

In quella sede, l’allora presidente dell’Ente Cassa, Marco Beccari, spiegò che i partner bulgari avrebbero sì rilevato il 51%, ma poi avrebbero immesso nuovi capitali “importanti” in banca, ritenuti necessari per affrontare le sfide future (come l’adeguamento ai requisiti di Basilea e l’integrazione nel mercato UE). L’entrata di Starcom, nelle intenzioni, doveva garantire un salto dimensionale a BSM mantenendone comunque il radicamento locale: Beccari assicurò infatti che l’investitore intendeva conservare struttura, personale e missione territoriale dell’istituto, con l’Ente Cassa che sarebbe rimasto in consiglio di amministrazione con un terzo dei membri.

La trattativa per la cessione si è sviluppata lungo tutto il 2025, in un clima di confronto acceso tra favorevoli e contrari. Da un lato, Starcom/SMG illustrava il proprio profilo internazionale (operativo in 11 Paesi, di cui 8 UE, fatturato oltre 3 miliardi) e le intenzioni di investire per rilanciare la banca. Dall’altro, una parte della comunità sammarinese, inclusi circa 80 soci riuniti in un comitato “pro-BSM”, manifestava perplessità, sostenendo che “Banca di San Marino deve rimanere in mano ai sammarinesi” e cercando soluzioni alternative (ad esempio una ricapitalizzazione interna o interventi pubblici). In mezzo c’era la Banca Centrale: ai sensi di legge, l’operazione richiedeva la sua autorizzazione, e fino all’ultimo l’esito dell’istruttoria non era scontato. La partita è stata dunque un braccio di ferro tra la volontà dell’azionista di maggioranza di procedere con l’accordo internazionale e le preoccupazioni sollevate da parte della piazza finanziaria e politica locale.

L’Ente Cassa di Faetano (ECF), la fondazione bancaria che controlla BSM sin dalla sua costituzione, è stato al centro di questa vicenda. Sin dal 2019 la possibile apertura del capitale della banca a investitori esteri era oggetto di valutazioni, e negli anni successivi il tema ha generato accesi dibattiti interni. Il Consiglio di Amministrazione (CdA) dell’Ente, guidato fino a poco tempo fa da Marco Beccari, ha negoziato l’offerta Starcom, assicurando di aver agito “sempre nel solco della trasparenza e della assoluta correttezza, mantenendo un filo diretto con Banca Centrale” e informando costantemente i soci. Ciononostante, il CdA uscente è stato bersaglio di critiche e illazioni da parte di alcuni soci e ambienti politici, tanto che lo stesso Beccari, il 10 settembre 2025, denunciò pubblicamente le “troppe voci incontrollate, troppe illazioni e congetture” che stavano alimentando un clima infuocato attorno alle sorti di BSM. Egli biasimò il tentativo di “agitare le acque” con accuse infondate e polveroni mediatici, (probabilmente intendeva riferirsi alla nostra inchiesta su Starcom e Varengold Bank AG ndr) avvertendo che tali comportamenti “creano grave e irresponsabile nocumento” e finiscono per danneggiare l’immagine e la reputazione della banca che dichiarano di voler tutelare.

La fase decisiva si è avuta tra fine settembre e inizio ottobre 2025. L’Assemblea dei Soci dell’Ente Cassa, riunitasi prima il 27 settembre (per dibattere lo statuto e fare il punto sulla trattativa) e poi i primi di ottobre, ha sancito l’orientamento favorevole alla cessione: con 144 voti contro 80, l’assemblea ha respinto una mozione che voleva reintrodurre il vincolo statutario del 51% e di fatto ha autorizzato il CdA a vendere la maggioranza di BSM a San Marino Group. In quella stessa occasione, l’Ente ha rinnovato i propri vertici: è stato eletto un nuovo CdA (Presidente Sergio Barducci, consiglieri Roberta e Alessandra Mularoni, Carlo Giorgi, Cristian Stacchini) al posto di quello precedente, segnando una sorta di “passaggio di consegne” dopo la scelta storica di aprire il capitale a partner stranieri. Il presidente uscente Beccari si è detto soddisfatto per l’esito (“oggi ha prevalso il principio di responsabilità verso l’Ente e un sentimento di vicinanza al territorio” aveva dichiarato), esprimendo fiducia che l’accordo con i bulgari avrebbe dotato fondazione e banca di risorse per sostenere progetti a beneficio della comunità. Pochi giorni prima, ECF e SMG avevano anche firmato un Protocollo d’Intesa in cui si impegnavano a collaborare e a condividere valori tradizionali e controlli, a testimonianza di un rapporto di partnership costruito sulla fiducia reciproca.

Va notato che tra gli arrestati nell’inchiesta figura proprio un ex membro del precedente CdA dell’Ente Cassa (il fatto che uno degli indagati abbia legami con la gestione Beccari è stato confermato dalla stampa). Questo getta un’ombra pesante sull’operazione: l’ipotesi dei magistrati è che qualcuno, dall’interno o in collegamento con i vertici uscenti, possa aver richiesto o accettato una tangente milionaria in cambio di favori o accelerazioni nel processo di vendita. Gli inquirenti sammarinesi, con l’ausilio di strumenti di cooperazione internazionale, dovranno ora far luce su chi abbia versato quel milione di euro e a chi fosse destinato, verificando se vi siano responsabilità penali individuali all’interno del vecchio management della banca o della fondazione.

Sin dall’inizio, la Banca Centrale della Repubblica di San Marino (BCSM) ha rivestito un ruolo chiave come autorità di vigilanza chiamata a valutare l’operazione di acquisizione. Come da prassi, BCSM ha aperto un’istruttoria approfondita sull’istanza presentata dal gruppo estero, analizzando la solidità, onorabilità e piano industriale dell’investitore. L’esito di questa istruttoria è arrivato soltanto a fine ottobre 2025, con un comunicato ufficiale che, come detto, nega l’autorizzazione all’acquisto della maggioranza di BSM da parte degli investitori bulgari. Si tratta di una decisione motivata da considerazioni prudenziali: Banca Centrale, infatti, ha evidenziato di aver agito in via preventiva e anticipatoria, a tutela degli interessi nazionali, evitando che potenziali rischi per il sistema finanziario sammarinese potessero concretizzarsi. La vigilanza di Via del Voltone (sede di BCSM) ha raccolto informazioni anche grazie alla cooperazione con altre autorità estere, sulla base delle quali il Coordinamento di Vigilanza ha deliberato lo stop all’operazione.

Nel suo comunicato, BCSM ha tenuto a sottolineare che la bocciatura dell’acquisizione non deve in alcun modo essere interpretata come una bocciatura della banca in sé: “le dinamiche di acquisizione della Banca nulla hanno a che vedere con la solidità della stessa”, ha spiegato Banca Centrale, ribadendo che BSM rimane un istituto solido, con indicatori patrimoniali e di liquidità ampiamente sopra ai requisiti normativi. La Banca Centrale sammarinese ha quindi voluto rassicurare i risparmiatori e il pubblico che BSM continua a operare regolarmente, senza alcun pregiudizio per clienti e depositanti. Di fatto, con questa decisione, la palla torna nel campo dell’azionista: la Fondazione Cassa di Faetano resta proprietaria di BSM e dovrà valutare soluzioni alternative per il rafforzamento patrimoniale della banca in vista delle future sfide.

Il caso in questione ha inevitabilmente aperto una serie di questioni delicate per San Marino, tanto sul piano istituzionale quanto su quello bancario e reputazionale. Da un lato, la vicenda dimostra l’efficacia, e la necessità, dei presidi di vigilanza: di fronte a un’offerta attraente ma potenzialmente rischiosa, le autorità hanno scelto una linea rigorosa, a tutela del sistema. Lo ha rimarcato lo stesso Governo (Congresso di Stato) in una nota ufficiale, affermando che “la Vigilanza si conferma presidio invalicabile in San Marino. [Il] sistema finanziario [è] solido ed in crescita”, evidenziando come gli organismi indipendenti dello Stato abbiano agito come un filtro essenziale a difesa dell’interesse nazionale. L’esecutivo ha accolto favorevolmente le informazioni fornite dalla Banca Centrale, che, anche grazie ad analisi internazionali, hanno confermato la solidità e resilienza dell’intero settore finanziario sammarinese e in particolare di BSM. Importante, nota il Governo, evitare allarmismi: il mancato ingresso del partner estero “non pregiudica percorsi alternativi” per il futuro e “non deve ingenerare timori infondati”. In altre parole, BSM potrà cercare altre soluzioni (anche interne) per rafforzarsi, senza che ciò metta in dubbio la sua stabilità corrente.

Allo stesso tempo, il fatto che un’operazione di questo tipo sia stata accompagnata, secondo le accuse, da tentativi di corruzione internazionale non giova certo all’immagine del Paese. San Marino da tempo lavora per scrollarsi di dosso l’etichetta di paradiso fiscale opaco, adeguando le proprie normative agli standard di trasparenza OCSE e Moneyval. Scandali bancari come questo rischiano di minare la fiducia degli investitori esteri genuini e di complicare i rapporti con le autorità di vigilanza degli altri Stati. Per contro, la reazione ferma di Banca Centrale e magistratura può rappresentare un segnale positivo: il Titano dimostra di saper prevenire rischi per il proprio sistema bancario e di reprimere comportamenti illeciti al suo interno. In tal senso, va letta anche la dura presa di posizione del Governo contro i diffusori di notizie infondate e allarmistiche: Palazzo Pubblico ha censurato “fermamente l’atteggiamento di coloro che […] hanno generato un allarmismo ingiustificato”, annunciando anzi iniziative per contrastare ogni tentativo di procurato allarme a danno del sistema. Insomma, le istituzioni sammarinesi cercano di fare fronte comune per proteggere la reputazione e la stabilità del sistema bancario sammarinese, consapevoli di quanto essa sia fondamentale specialmente in questa fase in cui San Marino ambisce a maggiore integrazione nei mercati europei.

La vicenda ha suscitato immediate reazioni ufficiali da parte dei soggetti coinvolti e delle istituzioni. Oltre al comunicato di BCSM già citato, è intervenuta la stessa proprietà e il management di BSM. L’Ente Cassa di Faetano, attraverso il suo nuovo Presidente, ha diffuso una nota in cui “prende atto” del no di Banca Centrale e sottolinea che tale scelta “non incide in alcun modo sull’operatività di Banca di San Marino, che prosegue la sua attività in piena serenità e solidità”. La Fondazione fa sapere che continuerà a lavorare di concerto con le autorità competenti per il rafforzamento e lo sviluppo di BSM, con attenzione a risparmiatori, famiglie e imprese, e avvierà tutte le necessarie verifiche ed eventuali iniziative a tutela propria e della banca. Parole che lasciano intendere la volontà di andare fino in fondo nel fare chiarezza, ma anche di guardare avanti trovando nuove strade per supportare l’istituto.

Dal canto suo, anche la Banca di San Marino, attraverso il Consiglio di Amministrazione e il management, ha voluto tranquillizzare la clientela. In un comunicato ufficiale, BSM “prende atto delle determinazioni dell’Autorità di Vigilanza” e rimarca che l’intero CdA, Collegio Sindacale, management e dipendenti sono impegnati costantemente nel percorso di crescita e rafforzamento interno. Soprattutto, la banca afferma che il diniego all’acquisizione non ha alcun riflesso sulla liquidità né sugli indici patrimoniali dell’istituto, i quali permangono stabilmente al di sopra dei requisiti normativi.

Inoltre BSM definisce “false” tutte le notizie circolate circa presunti provvedimenti (commissariamenti, blocchi operativi o altro) a suo carico, richiamando quanto già comunicato dall’Autorità di Vigilanza. Questo intervento pubblico è servito a placare ulteriormente gli animi, dopo che, nei giorni precedenti al chiarimento, si era registrato un certo nervosismo tra i correntisti: complice il tam-tam mediatico, alcune persone si erano presentate in filiale per chiedere informazioni e rassicurazioni sulla solidità di BSM. Sia il Segretario di Stato per le Finanze Marco Gatti, sia Banca Centrale avevano già provveduto a rassicurare la cittadinanza tramite i microfoni della TV di Stato, dichiarando che anche nell’eventualità di un no all’investitore estero la banca disponeva di un suo piano di azione condiviso con la Vigilanza e stava migliorando sensibilmente i propri parametri finanziari.

Sul fronte politico, l’affaire BSM ha ovviamente fornito munizioni sia alla maggioranza sia all’opposizione. Il Governo (Congresso di Stato) ha rivendicato la bontà dell’operato di BCSM e ribadito la stabilità del settore, come visto. Le forze di opposizione, dal canto loro, avevano già da tempo acceso i riflettori sul cosiddetto “risiko bancario” in corso nel Paese, termine con cui vengono indicati i vari movimenti di fusioni, acquisizioni o crisi nel sistema creditizio sammarinese. . Nei giorni precedenti, i gruppi di minoranza in Consiglio Grande e Generale avevano chiesto chiarezza al Governo sulle voci che si rincorrevano attorno a BSM e ad altri istituti, ottenendo la convocazione di un Comitato per il Credito e Risparmio (CCR) allargato ai capigruppo consiliari. In questo incontro, tuttora in agenda, il Congresso di Stato dovrà riferire sulle preoccupazioni sollevate e sugli ultimi sviluppi, ossia il diniego alla vendita di BSM ai bulgari e gli arresti emersi in parallelo. I toni, inevitabilmente, promettono di essere roventi: l’opposizione potrebbe incalzare la maggioranza sulle responsabilità politiche della vicenda, chiedendo se vi siano state leggerezze o coperture, mentre il Governo difenderà l’azione preventiva di Banca Centrale come prova dell’integrità dei controlli. L’idea di usare risorse pubbliche per salvaguardare un istituto privato, seppur sistemico, resta politicamente divisiva; ma nel nuovo scenario post-Starcom non è escluso che il dibattito torni sul tavolo.

Marco Severinidirettore GiornaleSM

Marco Severini, direttore GiornaleSM

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Emilio Della Balda esprime la sua gratitudine a GiornaleSM, ed al suo direttore Marco Severini, per aver scoperto cosa c’è dietro la cessione di BANCA DI SAN MARINO