Elezioni: Verdini, male la prima «Ma guardiamo a ottobre»

Verdini

La maratona al comitato elettorale: siamo a bordo campo a vedere che succede

ROMA Sulla targa scintillante, grande come un foglio A4, è scritto «Associazione parlamentare ALA». Ed è in queste stanze a due passi da Palazzo Chigi, in via Poli, che Denis Verdini ha aspettato la sua prima alba elettorale da alleato di Renzi, al quale ha giurato lealtà assoluta come già a Berlusconi. «Mire sul governo? Non ne abbiamo – invita a mantenere la calma davanti ai primi dati di Napoli – Il nostro solo obiettivo è vincere la battaglia del Senato».

Per riprovare le antiche emozioni, quando guidava la macchina elettorale di Forza Italia, l’ex coordinatore azzurro ha convocato i suoi: «Faremo di nuovo notte aspettando i risultati, ci piace rispettare le tradizioni». Un comitato elettorale, neanche Ala fosse un grande partito e non un gruppo nato un anno fa dalla scissione di Forza Italia. «Dal 20 giugno ci aspetta un grosso impegno, metteremo su i comitati per il SI in tutte le province» guarda all’autunno Ignazio Abrignani, che ieri ha pranzato a Firenze con il leader.

Il politico con quattro processi in corso, che per Benigni «farebbe bene la volpe in Pinocchio», si è concesso al ristorante un tagliere di finocchiona e una tartare di chianina. Poi si è chiuso nella villa rinascimentale di Montartino, tra gli ulivi e i vigneti, con la moglie e i figli Tommaso e Francesca. Due ore in piscina e via, abbronzatissimo, in auto con la scorta per la lunga notte di Roma. A Napoli, Ala sperava di essere determinante per mandare al ballottaggio Valeria Valente. Già dai primi dati il test sembra fallito, ma Verdini si mostra serafico: «La nostra lista? Avevamo tutti i certificati a posto, l’Antimafia non ha detto nulla». E Vitale Calone, il figlio del boss? «È un ragazzo che ha pagato non poco, sta facendo un’opera meritoria per i carcerati». Arrivano gli exit poll che danno fuori gara la Valente, ma Verdini spera ancora: «Non mi fido, bisogna aspettare». Il Pd ha sbagliato candidato? «No. Ho sentito tanti giudizi, a me invece Valente sembra una grande persona». La Raggi stacca Giachetti di 15 punti e lui di nuovo frena: «Non c’è ancora l’effetto lista». Però Giachetti non ha voluto il vostro aiuto. «Lo conosco da sempre, è un uomo di mille battaglie». La Meloni lo tallona, eppure Denis è convinto che l’ex radicale arriverà al ballottaggio: «E li è tutta un’altra partita». La sua, Verdini, che partita è? «Io sono un giocatore di biliardo – si accende un’altra sigaretta – Noi non siamo in gioco, siamo ai bordi del campo e osserviamo. Solo i numeri, contano». I numeri per il Pd sono da allarme rosso e il senatore Beppe Ruvolo, al telefono, non si dispera: «Se Renzi si indebolisce, noi ci rafforziamo».

Che farà Verdini, seguirà Enrico Zanetti? «Noi ci si lascia portare dalla corrente, non abbiamo problemi di primazia – conferma la traiettoria il leader di Ala – Qualunque idea per la riunificazione dei moderati è buona». È l’una e la Valente è sempre terza, quattro punti sotto Lettieri. Verdini fa scongiuri: «Solo proiezioni, nessun dato affidabile». E Cosenza? Grosseto? Caserta? «Aspettiamo». L’unico tema di cui l’ex braccio destro di Berlusconi ha voglia di parlare è la riforma del Senato: «Si poteva fare meglio – ammette citando i padri costituenti – Ma le leggi si fanno con le maggioranze parlamentari. Per questa grande battaglia abbiamo fatto strappi dolorosi e la porteremo in fondo, altrimenti la legislatura è persa». L’idea di aver perso il mini-test delle Amministrative però non lo sfiora: «Abbiamo fatto alcuni tentativi. Era una prova per noi, non per l’esterno».

Corriere.it