“L’educazione non si negozia, né si sottopone al permesso dei genitori. È un diritto, non una concessione”. È netto il giudizio del Partito Repubblicano Italiano dell’Emilia-Romagna, che attraverso il segretario regionale Eugenio Fusignani critica duramente le nuove linee tracciate dal Ministero dell’Istruzione sulla didattica dell’educazione sessuale.
Nel mirino, in particolare, le parole del ministro Giuseppe Valditara, che ha parlato della necessità di “consenso preventivo delle famiglie” per affrontare questi temi, considerati “delicati”. Per il PRI, si tratta di una retrocessione culturale grave, che mette a rischio non solo la libertà didattica, ma anche la tutela della salute e della consapevolezza individuale.
Il caso Piacenza e il silenzio delle istituzioni
Il comunicato prende le mosse da un fatto avvenuto in una scuola pubblica di Piacenza, dove – si denuncia – un’associazione avrebbe svolto un incontro didattico definendo la masturbazione come una “deviazione” e promuovendo l’astinenza come unico metodo contraccettivo. Nessuna presa di posizione ufficiale, nessuna rettifica.
Un episodio che, per Fusignani, si inserisce in un clima più ampio: “In alcune regioni italiane, come Veneto e Marche, si assiste a un boicottaggio preventivo dei progetti di educazione affettiva, sotto la bandiera di una presunta ‘libertà educativa’ che in realtà cela un tentativo di censura ideologica”.
Conoscenza o catechismo? La scuola pubblica al bivio
Per i repubblicani emiliano-romagnoli, l’attuale approccio governativo rischia di trasformare la scuola pubblica in una “zona franca per pregiudizi”, dove il sapere viene subordinato a convinzioni personali, e dove l’insegnamento perde il suo ruolo di presidio democratico.
“Pretendere che l’educazione sessuale sia soggetta all’approvazione delle famiglie – si legge nel documento – equivale a tradire la Costituzione. L’articolo 33 tutela la libertà dell’insegnamento, mentre il 34 afferma che la scuola è aperta a tutti, non solo a chi firma un modulo di consenso”.
Il PRI: “Difendiamo la scuola pubblica, laica e inclusiva”
Fusignani ricorda che il PRI ha sempre difeso “una scuola laica, nazionale e accessibile”, e che oggi più che mai serve alzare la voce contro chi vorrebbe piegare la didattica a un’ideologia regressiva: “Il sapere non può essere catechizzato. Educare non è un atto neutrale, è un dovere costituzionale”.
La nota si chiude con una citazione di Voltaire, che funge da monito: “Chi può farti credere assurdità, può farti commettere atrocità”. Un avvertimento che, secondo il PRI, non può essere ignorato in un momento in cui il confine tra ignoranza legittimata e libertà manipolata rischia di diventare sempre più labile.