Eriksen-Inter: un matrimonio difficile

 

Sono ormai passati dieci mesi da quando Christian Eriksen, sul finire di gennaio, atterrò sul pianeta Inter. Un arrivo altisonante, che sembrava poter essere garanzia di quel salto di qualità tanto atteso dai tifosi nerazzurri e dalla stessa proprietà: 20 i milioni pagati per il trequartista danese, in scadenza di contratto con il Tottenham Hotspur, tante le difficoltà trovate fin da subito nel suo ambientamento con la maglia nerazzurra.
L’arrivo di Christian Eriksen era il simbolo di una significativa spinta per le ambizioni nerazzurre, sia in campionato che in Europa League: se ora una quota vincente va assegnata di diritto all’Inter per la vittoria del campionato in corso, già durante la scorsa stagione per larghi tratti l’Inter è stata in lotta con Juventus e Lazio per il titolo, salvo poi spegnersi con un paio di gravi passi falsi sul finire del mese di giugno.


In tutti questi mesi, il fantasista danese non è mai riuscito a prendersi stabilmente il posto dal titolare. I momenti di grande classe, come la punizione nel derby di febbraio contro il Milan e l’esordio nella prima partita post-lockdown contro la Sampdoria, si sono alternati a grandi pause e grandi difficoltà di inserimento del valore tecnico di Eriksen nella rosa. Anche per questo, Antonio Conte aveva messo in stand-by l’esperimento col trequartista sul finire della scorsa stagione, concludendo il campionato e la campagna europea in Europa League con il classico centrocampo a tre, con un regista e due mezz’ali, che garantiva maggiori certezze e stabilità alla squadra nerazzurra.
Nuova stagione, nuovi ambizioni: l’inserimento di Christian Eriksen, nella stagione in corso, è diventato nuovamente uno dei grandi obiettivi da parte dell’allenatore, che non a caso fin dalla prima partita della stagione ha varato il modulo col trequartista dietro le due punte, e due mediani alle loro spalle. Eriksen dovrebbe fungere da scintilla per il gioco della squadra, capace di innescare i due attaccanti e i due esterni alti nerazzurri in una maniera non convenzionale, con delle invenzioni estemporanee quali quelle mostrate dal danese in terra inglese.


Per ora, l’esperimento non è ancora andato a buon fine: da un lato gli altri giocatori della rosa nerazzurra stanno riuscendo a trovare poche linee di passaggio con cui innescare il talento del danese sulla trequarti, a dimostrazione di come l’inserimento tecnico di Eriksen sia ancora lontano dalla sua evoluzione totale ma allo stesso tempo fondamentale per le sorti di una squadra che troppo spesso si appoggia, in maniera pigra e scontata, nel gioco verticale sulle due punte; dall’altro, lo stesso Eriksen ci sta mettendo del suo, non sfoderando prestazioni esaltanti e soprattutto denotando carenze dal punto di vista dell’intensità e dell’aggressività, caratteristiche tanto care al credo calcistico di Antonio Conte. Insistere sull’inserimento di Christian Eriksen nel cuore del centrocampo nerazzurro rimane, per forza di cose, fondamentale per le mire della stagione dell’Inter, una delle favorite per lo scudetto e con ambizioni anche europee: un eventuale fallimento dell’avventura di Eriksen all’Inter porterebbe con sé grandi rimorsi, in primis per la società Inter e le sue ambizioni.