Esclusiva intervista a tutto campo con Marija Pejcinovic Buric, Segretaria generale del Consiglio d’Europa (di David Oddone)

San Marino, stato membro del Consiglio d’Europa dal 1988, è alle prese con l’accordo di associazione all’Unione Europea. Una delle tante sfide alle quali il Paese è chiamato a rispondere. Occasione dunque per una Intervista a tutto campo con Marija Pejcinovic Buric, Segretaria generale del Consiglio d’Europa, con la quale abbiamo dato parecchio spazio all’attualità.

Segretaria Generale, il Consiglio d’Europa sta spingendo molto per la pace e per fermare la drammatica aggressione della Russia all’Ucraina. San Marino potrebbe essere il luogo giusto per eventuali negoziati?
“Siamo impegnati a sostenere il nostro Stato membro, l’Ucraina, in ogni modo possibile. Il nostro recente Vertice dei Capi di Stato e di Governo ha istituito un Registro dei danni presso il Consiglio d’Europa, affinché il popolo ucraino possa essere risarcito per le perdite causate dall’aggressione russa. Non può esistere una pace giusta senza responsabilità e, con questo registro, il Consiglio d’Europa ha posto una delle prime basi giuridicamente vincolanti per la responsabilità russa. Al Registro hanno aderito la grande maggioranza degli Stati membri del Consiglio d’Europa, tra cui San Marino, e tutti i Paesi del G7. I leader dei nostri Stati membri hanno inoltre appoggiato i principi per una pace giusta e duratura delineati nella Formula di pace del Presidente Zelenskyy. Su questa base, continueremo a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario”.

Quanto è importante il rispetto dei diritti umani nell’Europa di oggi?
“Senza il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la pace in Europa è a rischio. L’aggressione della Russia all’Ucraina ne è l’esempio più estremo ed è per questo che la Russia è stata espulsa dal Consiglio d’Europa lo scorso anno. Tuttavia, il regresso democratico in Europa assume molte forme, come ho documentato nel mio Rapporto annuale [Rapporto 2023 della Segretaria Generale del Consiglio d’Europa – Segretaria Generale (coe.int), ndr]. L’aumento della violenza e delle intimidazioni contro i giornalisti, la legislazione e le iniziative volte a limitare l’attivismo della società civile e la libertà di associazione e di riunione, un ambiente politico polarizzato in cui l’incitamento all’odio continua a crescere, sia online che offline, spesso prendendo di mira le donne e una serie di minoranze e gruppi vulnerabili: questi e altri fenomeni sono fin troppo presenti nell’Europa di oggi”.

Cosa sta facendo concretamente il CdE per la tutela dei giornalisti, le cui voci critiche sono sempre più in difficoltà, spesso proprio a causa della politica?
“I giornalisti e gli altri attori dei media sono sempre più soggetti a pressioni indebite, intimidazioni, violenze e altre forme di interferenza con il loro lavoro in molti Paesi europei. È quindi urgente elaborare piani d’azione nazionali per la sicurezza dei giornalisti. I governi dovrebbero rafforzare la protezione, perseguire gli autori di questi crimini contro di loro e sensibilizzare la società sul ruolo cruciale che media diversi e indipendenti svolgono nel mantenimento di una vera democrazia. In questo contesto preoccupante, il Consiglio d’Europa ha sviluppato un arsenale di strumenti di definizione degli standard, fornendo ai governi le indicazioni necessarie per garantire la sicurezza dei giornalisti, in particolare la Raccomandazione del Comitato dei Ministri del 2016 sulla protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti e degli altri attori dei media. L’attenzione dovrebbe ora concentrarsi sull’effettiva attuazione di questi standard a livello nazionale. Mi aspetto che l’imminente Campagna quinquennale del Consiglio d’Europa per la sicurezza dei giornalisti, che sarà lanciata nell’ottobre 2023, rappresenti un passo avanti nella protezione del giornalismo e nella sicurezza dei giornalisti a livello europeo, sostenuta da campagne corrispondenti a livello nazionale”.

Qual è il contributo di San Marino, e dei piccoli Stati in generale, al Consiglio d’Europa? Possono davvero influenzare le decisioni?
“Nel Consiglio d’Europa non esistono ’piccoli Stati’. Nella nostra Organizzazione, tutti gli Stati sono uguali e lavorano insieme per il nostro obiettivo comune di proteggere e promuovere i diritti umani, la democrazia e lo Stato di diritto. San Marino ha abbracciato i diritti fondamentali delle persone per molto tempo e ha un’ottima reputazione nell’offrire rifugio a chi ne ha bisogno, fino ai rifugiati ucraini che stanno cercando un rifugio sicuro proprio in questo momento. Ha una storia di rifiuto della guerra come mezzo per risolvere i conflitti, a favore del dialogo e della cooperazione che forniscono comprensione reciproca e soluzioni durature. Questa è una prospettiva che San Marino apporta alla nostra Organizzazione e di cui il nostro lavoro beneficia. Da 35 anni San Marino è uno Stato membro impegnato e proattivo del Consiglio d’Europa, svolgendo un ruolo attivo nel nostro Comitato dei Ministri, inviando una delegazione all’Assemblea parlamentare e fornendo un giudice alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Il contributo di San Marino al nostro lavoro sulla dimensione interreligiosa del dialogo interculturale è stato particolarmente profondo e perspicace. Il vostro Paese è quindi centrale nel nostro lavoro collettivo di protezione dei diritti fondamentali di tutti gli europei”.

Quanto è importante per gli Stati rispettare le disposizioni della Corte europea dei diritti dell’uomo?
“Questo non è solo importante, è un obbligo legale e tutti gli Stati membri devono eseguire le sentenze definitive della Corte, senza eccezioni. L’esecuzione delle sentenze della Corte è una cartina di tornasole dell’impegno degli Stati membri nei confronti del nostro sistema collettivo di protezione dei diritti umani, unico al mondo. Nessun altro continente ha mai provato a creare un sistema paragonabile al nostro. Tuttavia, perché sia credibile ed efficace, non ci possono essere eccezioni all’esecuzione delle sentenze della Corte. Questo è a sua volta fondamentale per garantire la sostenibilità, l’integrità e la credibilità a lungo termine del sistema della Convenzione. Al nostro recente Vertice, i leader dei nostri Stati membri si sono impegnati a raddoppiare gli sforzi per una piena, efficace e rapida esecuzione delle sentenze della Corte di Strasburgo, anche attraverso lo sviluppo di un approccio più cooperativo, inclusivo e politico basato sul dialogo”.

Cosa cambierà per San Marino quando il processo di associazione all’Unione Europea sarà completato?
“Ciò significa che San Marino sarà ancora più integrato nell’architettura europea. Naturalmente continuerà ad essere uno Stato membro attivo e apprezzato del Consiglio d’Europa. Ci sarà più Europa a San Marino e più San Marino in Europa, e tutti ne beneficeranno”.

David Oddone

(La Serenissima)

Intervista realizzata in inglese. Traduzione in italiano a cura dello stesso David Oddone