F1. Hamilton nella storia: è il terzo titolo

hamiltonIL PRIMO a parlarmi di un certo Lewis Hamilton fu Ron Dennis, l’algido patron della McLaren. Era l’estate del 2006 e la scuderia britannica aveva annunciato l’ingaggio di Fernando Alonso, con un sontuoso contratto quinquennale. Eppure, Dennis spese parole bellissime per il partner designato dello spagnolo, appunto Hamilton: «Tenetelo d’occhio, questo ragazzo ha tutto per diventare un fuoriclasse assoluto».
Sembrava una esagerazione. E invece era una profezia. Da ieri sera campione del mondo per la terza volta, la seconda consecutiva, il primo Re Nero nella storia dell’automobilismo ormai si confronta con i miti della Formula Uno. Con Prost e il «contemporaneo» Vettel, quattro volte iridati. Con Fangio, cinque volte sul trono. E ovviamente con Michael Schumacher e il suo Settebello.
Del resto, nel presente glorioso di Hamilton si materializza il coraggio di una scelta che suscitò, all’epoca, molte perplessità. Era il 2012 e proprio Schumi era sull’orlo del definitivo ritiro. In Mercedes non sapevano che pesci pigliare, la macchina non andava, così a Stoccarda qualcuno decise che soltanto il Nero poteva rendere accettabile il rosso dei bilanci. Andarono da lui, da Lewis, Niki Lauda e Ross Brawn. Gli spiegarono che i soldi non erano un problema: gli diedero le chiavi della vettura, pregandolo di pensare a guidarla. A renderla irresistibile, la Freccia d’Argento, avrebbero provveduto gli ingegneri della Daimler Benz.
Non tolgo nulla allo spessore del personaggio scrivendo che Hamilton sta dominando al volante dell’auto migliore. E’ normale così, in un ambiente egemonizzato da una tecnologia iper sofisticata. Senza un prodotto di altissima qualità, non vai da nessuna parte. Però il pilota diventa fondamentale quando si tratta di far rendere al massimo il costosissimo oggetto che ti viene affidato. Non devi sbagliare e in effetti l’Hamilton targato Mercedes ha rasentato la perfezione. Ha distrutto Rosberg, l’ambizioso compagno di squadra, a colpi di prestazioni ineccepibili.

IN QUESTO, il Nero ha completato un processo di maturazione. Quando giovanissimo in McLaren nel 2007 metteva in difficoltà il già affermato Alonso, beh, Lewis era ancora un… Balotelli a trecento all’ora e non solo per il colore della pelle. Aveva conquistato il primo titolo nel 2008, beffando Massa ad Interlagos all’ultimo giro. Eppure a volte dava di matto in pista, sbarellando all’improvviso. C’era persino chi dubitava del suo avvenire al livello dei top.
Alla fine della fiera, il Barack Obama della velocità ha mantenuto la promessa che, bambino, fece presentandosi a Ron Dennis: il mio idolo era Ayrton Senna, voglio ripeterne le gesta.
Beh, ci siamo quasi.