Faenza continua a bruciare. Terzo attentato in nove giorni Ancora fiamme sul Comune, dopo quelle contro l’ex sindaco

faenza_i9Terzo attentato incendiario contro le istituzioni nel giro di nove giorni: poco dopo l’una di ieri notte un giovane vestito di nero — come si vede dalle confuse immagini di una telecamera — ha versato liquido infiammabile sui battenti del portone dell’ingresso del Comune, in piazza Nenni, il cuore della città, e l’ha incendiato con la fiammella di un accendino. Poi ha appoggiato una bottiglietta sulla soglia d’ingresso e se n’è andato. Un analogo attentato era stato messo a segno la notte del 29 maggio, mentre l’inquietante serie di attacchi incendiari si era aperta la notte fra il 23 e il 24 maggio contro l’auto e la porta d’ingresso dell’abitazione dell’ex sindaco — e ora presidente della Provincia — Claudio Casadio.

Ieri notte a dare l’allarme è stato un dipendente del bar attiguo all’ingresso comunale; l’uomo stava chiudendo il locale quando ha sentito odore di bruciato. È uscito e ha visto una bottiglietta appoggiata a terra ancora in fiamme. L’incendio al portone si era invece già spento. I danni non sono ingenti, anche se sono maggiori di quelli causati dalle fiamme di poche notti fa. Anche in quell’occasione aveva agito una persona verosimilmente giovane, vestita di scuro che aveva versato liquido infiammabile sempre sui battenti del portone. Subito dopo l’allarme ieri notte sono accorsi polizia e carabinieri ed è stato immediatamente informato il sindaco Giovanni Malpezzi. Dalle riprese effettuate dalla telecamera di piazza Nenni, sembra che ad agire sia stato la stessa persona della notte del 29 maggio. In nessuno dei due casi comunque le riprese hanno restituito immagini del volto: la telecamera, installata come altre per motivi di sicurezza, registra infatti immagini a risoluzione molto scarsa. L’attentatore in entrambi i casi è entrato nella piazza attraverso il porticato attiguo al teatro comunale, poi ha attraversato la piazza fino al portone. Vista l’ora e la giornata di sabato, nella vicinissima piazza del Popolo c’erano ancora molte persone: l’attentatore ha quindi agito con il rischio concreto che durante l’azione sopraggiungesse qualcuno.

La serie di attentati, come si diceva, era stata aperta verso mezzanotte e venti del 23 maggio, in via Gallo Marcucci, dove risiede l’attuale presidente della Provincia Claudio Casadio. Qui due persone, giovani, con la testa coperta dal cappuccio della felpa che indossavano, avevano scavalcato la cancellata e avevano raggiunto l’auto — una Peugeot 407 diesel — parcheggiata nel cortile: dopo aver versato liquido infiammabile nell’alloggiamento dei tergiscristalli, avevano appiccato il fuoco. Due ore più tardi, visto che l’incendio era stato ritenuto di origine accidentale, gli attentatori sono tornati e hanno gettato due, forse tre molotov (bottiglie da birra da 33 cl) contro la porta d’ingresso. I due furono visti da Casadio e dalla moglie, dalla finestra. Se nei primi due attentati era stata utilizzata verosimilmente benzina, ieri notte sembra sia stato usato cherosene. Dopo l’attentato di ieri notte il sindaco Malpezzi, in una nota dal titolo ‘Adesso basta’, scrive: «I danni provocati da questi gesti sono ben più gravi del loro valore economico. Il danno più grave è la ferita aperta nei confronti della comunità. Non siamo intimoriti, ma arrabbiati con chi scherza col fuoco in un periodo e in una comunità affaticata da oltre cinque anni di grave crisi economica. Chiedo a tutti la massima vigilanza, chiedo a tutti di isolare i violenti». (…) Resto del Carlino