Garlasco, il DNA nella bocca di Chiara Poggi riaccende dubbi e paure. Porro: “Quello che sta succedendo è mostruoso”

A vent’anni dal delitto di Garlasco, il caso Chiara Poggi torna prepotentemente al centro dell’attenzione pubblica. Il motivo? Un nuovo esame genetico, finora mai effettuato, su un tampone oro-faringeo prelevato all’epoca dell’autopsia, rivela la presenza di un profilo genetico definito dagli inquirenti come “Ignoto 3”. Quel DNA si trovava sulla bocca della vittima, e la sua origine è tutt’altro che chiara.

Per la Procura, potrebbe trattarsi di una contaminazione successiva al delitto — magari durante le operazioni mediche — oppure, ipotesi più inquietante, della traccia lasciata da un complice dell’assassino, o dall’assassino stesso. Un colpo di scena che, se confermato e contestualizzato, rimetterebbe in discussione tutta la narrazione processuale costruita negli anni, compresa la condanna definitiva di Alberto Stasi, oggi in carcere da un decennio per l’omicidio della fidanzata.

Il nome di Andrea Sempio — già al centro di un’informativa dei carabinieri del RIS nel 2016, poi archiviata — torna ora in maniera rumorosa. Anche se non vi sono prove dirette a suo carico, la scoperta di una nuova traccia genetica potrebbe riaprire uno squarcio profondo su un caso che la giustizia italiana ha ritenuto chiuso da tempo.

Tra i commentatori più accesi, si è espresso anche Nicola Porro, noto giornalista e conduttore televisivo, che ha scelto toni durissimi durante il suo intervento alla “Ripartenza”, il suo format di approfondimento:

“Quando in tv parliamo di Garlasco facciamo ascolti stellari, perché è il segno che gli italiani, oggi, non hanno più alcuna fiducia nelle indagini e nella magistratura. Quello che sta succedendo a Garlasco è mostruoso: stanno distruggendo la vita di una persona, Andrea Sempio, senza uno straccio di prova; e c’è più di un ragionevole dubbio sulla colpevolezza di Alberto Stasi, che sta scontando una pena da dieci anni.”

Parole che risuonano come un’accusa non solo alla giustizia italiana, ma a un intero sistema che, negli anni, ha mostrato le sue crepe. Per Porro, il caso Garlasco è emblematico del distacco crescente tra l’opinione pubblica e le istituzioni giudiziarie, percepite come opache, fallibili, e — in certi casi — persino ostinate nel voler chiudere i casi più mediatici a ogni costo.

Il caso Poggi torna dunque a far tremare le fondamenta del sistema giudiziario, e non è da escludere che questa nuova scoperta possa portare alla riapertura dell’inchiesta, o quanto meno a un supplemento d’indagine. Intanto, cresce nell’opinione pubblica la sensazione di trovarsi davanti a un errore giudiziario lungo due decenni, in cui la verità, forse, è rimasta sepolta sotto anni di processi, pregiudizi e silenzi.

Nel frattempo, la famiglia Poggi, da sempre restia alle luci dei riflettori, tace. Ma il silenzio, ora, è diventato assordante.

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