Garlasco, l’impronta sulla coscia di Chiara Poggi compatibile con il piedino di una stampella. Ipotesi della stampella come arma del delitto già sollevata nel 2007

Secondo un articolo pubblicato su l’Unità il 18 agosto 2007, le forze dell’ordine incaricate di indagare sul delitto di Garlasco non avevano escluso del tutto l’ipotesi che il delitto potesse essere stato commesso usando una stampella

Nel caso del delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007, un dettaglio tornato di recente alla ribalta potrebbe cambiare la narrazione finora accreditata dell’omicidio di Chiara Poggi. Il medico legale Pasquale Mario Bacco, in un’intervista rilasciata al settimanale Giallo, ha messo in discussione la tesi secondo cui il segno sulla gamba della vittima sarebbe stato causato da una scarpa o da un tacco, proponendo invece una nuova interpretazione: secondo Bacco, quella traccia sarebbe compatibile con il “piedino di una stampella dotata di pallini antiscivolo”. Non si tratterebbe però di una teoria totalmente inedita. Già nel 2007, poco dopo il delitto, l’Unità aveva avanzato una simile ipotesi. A distanza di anni, si riapre così un capitolo rimasto in ombra, ma che potrebbe offrire nuove chiavi di lettura per uno dei gialli più discussi della cronaca italiana recente.

La possibile arma impropria usata nel delitto di Garlasco: una stampella

L’articolo pubblicato da l’Unità nel 2007, firmato da Giuseppe Caruso, riportava un’indiscrezione allora poco considerata: l’arma del delitto potrebbe essere stata una stampella. Gli investigatori dell’epoca, pur senza sbilanciarsi pubblicamente, non avevano escluso questa possibilità. L’oggetto non era mai stato ritrovato e il mistero sull’arma impiegata per uccidere Chiara restava uno degli aspetti più oscuri del caso. Proprio una stampella – scriveva il quotidiano – avrebbe potuto spiegare alcune caratteristiche delle ferite e, in particolare, risolvere la questione dell’assenza di una vera e propria arma sulla scena del crimine. Inoltre, prendendo in considerazione l’utilizzo di una stampella si sarebbe potuto ampliare lo spettro delle ipotesi investigative anche a soggetti di sesso femminile.

Tracce compatibili e l’orma di una scarpa femminile

Tra gli elementi emersi già nel 2007 c’era anche la presenza, accanto a una chiazza di sangue, dell’orma di una calzatura femminile nella villetta di Garlasco. Questo particolare aveva aperto la strada a scenari investigativi alternativi rispetto all’idea di un omicida maschio. In questo contesto, l’ipotesi della stampella, eventualmente maneggiata da una donna, acquistava forza. L’elemento sembrava trovare una certa coerenza nel quadro delle indagini, anche se non venne approfondito in modo sistematico. A oggi, quel segno sulla gamba di Chiara – ora reinterpretato da Bacco – torna a imporsi come un possibile indizio chiave, sottolineando quanto sia ancora aperto il dibattito sulla dinamica dell’omicidio.

Delitto di Garlasco, le ipotesi sul possibile ruolo delle gemelle Cappa

Nell’articolo de l’Unità si faceva anche riferimento a due figure allora al centro delle attenzioni investigative: le cugine di Chiara Poggi, le gemelle Stefania e Paola Cappa. In particolare, Paola – secondo quanto riportato – era affetta da un infortunio al ginocchio e si muoveva proprio con l’aiuto di stampelle. Il dettaglio, inquietante alla luce delle ipotesi successive, venne citato in un momento delicato dell’inchiesta. Paola aveva dichiarato di aver attraversato un momento difficile e di aver tentato il suicidio poco prima del delitto. Disse anche di essere stata aiutata da Chiara a superare quella crisi.

Interrogatori e tensioni: il cerchio intorno agli affetti

Il clima nei giorni successivi all’omicidio era teso. Gli inquirenti, secondo quanto riportava l’Unità, avevano concentrato l’attenzione sugli affetti più vicini a Chiara. In particolare, vennero convocati nuovamente il fidanzato Alberto Stasi e la cugina Stefania Cappa. Nessuno dei due risultava formalmente indagato, ma entrambi furono ascoltati come persone informate sui fatti. Stefania fu interrogata per circa quattro ore nella caserma di Vigevano, mentre Paola – a causa delle sue condizioni fisiche – non venne sentita subito. L’interesse degli investigatori per le dinamiche familiari e relazionali si andava intensificando, ma la pista della stampella non ricevette l’attenzione approfondita che forse avrebbe meritato.

I Ris e la roggia vicino alla villetta di Garlasco: la ricerca dell’arma

Nel frattempo, i carabinieri del Ris di Parma continuarono a scandagliare minuziosamente la villetta dei Poggi e l’area circostante. Uno dei luoghi ispezionati fu la roggia che scorre poco distante dalla casa. Gli investigatori ipotizzavano che l’assassino potesse aver gettato l’arma del delitto proprio in quelle acque torbide, confidando nella corrente per disfarsene. Anche in questo contesto, un oggetto come una stampella – lungo, maneggevole e facilmente occultabile – poteva adattarsi al profilo di un’arma compatibile con un delitto consumato in un ambiente domestico e in pochi minuti. Nonostante gli sforzi, però, l’arma non fu mai rinvenuta.

Il valore della traccia sulla gamba: un indizio rimasto in ombra

La recente dichiarazione del professor Pasquale Mario Bacco ha riportato alla luce un dettaglio forse sottovalutato: la strana traccia impressa sulla gamba della vittima. Inizialmente considerata compatibile con una scarpa o un tacco, oggi viene rivalutata come potenzialmente generata dall’estremità di una stampella. Secondo Bacco, il segno sarebbe “compatibile con il piedino di una stampella dotata di pallini antiscivolo”, elemento non comune in altri oggetti ma tipico di ausili ortopedici. La nuova lettura di questo dettaglio potrebbe indurre gli inquirenti a riconsiderare piste lasciate ai margini, offrendo una possibile svolta nel caso.

Una vecchia ipotesi da rivalutare

Alla luce delle nuove dichiarazioni e dell’analisi forense aggiornata, l’ipotesi della stampella come arma del delitto non appare più come una congettura marginale. Già nel 2007, tra le righe delle cronache giornalistiche, si potevano cogliere segnali che puntavano in quella direzione. All’epoca, tuttavia, forse mancavano gli elementi tecnici per sostenere l’ipotesi, o forse si preferì seguire percorsi investigativi più tradizionali. Oggi, invece, con nuove tecnologie, analisi scientifiche più avanzate e una prospettiva meno condizionata dall’urgenza mediatica, tornare su quella traccia potrebbe rivelarsi decisivo.

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