Gianni Toffali sui preservativi ed il Papa

Cattolici adulti, laicisti e movimenti gay (leggasi anche coloro che ritengono gli istinti sessuali umani non sono dissimili da quelli animali) hanno accolto l’apertura di papa Ratzinger ai preservativi come ad una sorta di cedimento del magistero alla modernità, e quindi al riconoscimento postumo dei cosiddetti valori laici. Peccato che il Santo Padre abbia autorizzato l’uso del condom unicamente in riferimento a particolari condizioni. Vittoria di Pirro dunque: modernisti e “diversamente orientati” devono rassegnarsi al fatto che la chiesa considera il profilattico uno strumento intrinsecamente immorale che genera irresponsabilità e dissolutezza. Anzi, a pensarci bene, chi ha fatto del basso ventre un diritto insindacabile, dovrebbe considerare la “deroga” di Ratzinger non necessariamente come ad un positivo “atto di carità” (Vittorio Messori), ma anche come ad “negativa” presa d’atto che non tutti gli esseri umani hanno pieno dominio di sè. Non casualmente per spiegare la “dispensa” ha testualmente enunciato “vi possono essere singoli casi giustificati, ad esempio quando una prostituta utilizza un profilattico”. Per ovvie ragioni diplomatiche l’elencazione si è fermata qui. Appare scontato che tra le “singolarità” poteva inserire senza rischiare di essere tacciato di discriminazione, talune donne africane dalla prolifica fecondità, i drogati, i malati di aids, le ragazzine e i ragazzini in calore i cui genitori non hanno saputo trasmettere un’adeguata educazione sessuale e gli omosessuali che a causa delle pratiche sessuali “contro natura”hanno un percentuale di rischio infettivo maggiore agli eterosessuali. Nessun motivo per gioire dunque, il via libera al lattice è la prova provata che il genere umano del terzo millennio preferisce i “vizi” animaleschi che degradano alle virtù spirituali che innalzano.

Gianni Toffali   Verona