Gianni Toffali sul funerale di Giulia Cecchetti

Per le persone di religione cattolica, il rito funebre è il momento in cui familiari si riuniscono intorno al defunto per pregare e onorare la sua memoria. Non si comprende quindi, il motivo che ha spinto la famiglia Cecchettin a celebrare un commiato religioso quando né Giulia, né loro hanno palesato di credere in Dio. Gli atti di fede all’ignoto, sono stati confermati dagli elogi funebri: nessun familiare ha parlato di vita eterna e resurrezione. L’assenza escatologica della celebrazione, è stata ampiamente compensata da composizioni ideologiche e soprattutto politiche, inneggianti ai diritti delle donne, alla responsabilità educativa del maschio e alle immancabili tematiche sempreverdi del femminicidio e della violenza di genere. Il Vescovo che ha concesso e celebrato il rito, avrebbe dovuto ricordare che la Chiesa non è un’istituzione sociale o umanitaria qualsiasi che ha l’obbligo di offrire luoghi di culto imbellettati da onoranze funebri per propagandare pensieri immanenti incompatibili con la fede cristiana. Un vero uomo di Dio, avrebbe altresì precisato che la celebrazione delle esequie ecclesiastiche è stabilita dal diritto canonico con riti, simboli e canti ben precisi per cui nessun fedele ha il diritto di modificare il rito liturgico. Eppure, a risaltare, nessun segno cristiano ma solo megaschermi, applausi laici e coccarde rosse simbolo del femminismo. Poi il clero, la cui unica preoccupazione non è evangelizzare ma piacere al mondo, si lamenta delle chiese vuote e delle offerte in picchiata.

Gianni Toffali