L’aumento della popolazione di lupi in Romagna, con numerosi avvistamenti anche nella provincia di Rimini – in particolare nella prima collina riminese e attorno a Santarcangelo – sta diventando una criticità crescente per l’agricoltura e per la sicurezza delle comunità. A lanciare l’allarme è Cia Romagna, che sottolinea come la presenza della specie, stabile da oltre dieci anni sul territorio, stia creando tensioni sempre più evidenti tra fauna selvatica e attività umane.
“L’azione predatoria del lupo su molti allevamenti estensivi è ormai insostenibile – afferma Cia Romagna – Sempre più aziende si trovano con i capi costantemente sotto attacco, senza indennizzi adeguati. Il rischio concreto è l’abbandono delle imprese agricole, con gravi conseguenze economiche, sociali e ambientali”. L’associazione evidenzia che la protezione della fauna selvatica non può prescindere dalla sostenibilità delle attività di allevamento, fondamentali per la tutela del territorio.
Negli ultimi vent’anni la popolazione di lupi è cresciuta notevolmente, grazie alla legislazione di tutela, a un atteggiamento più favorevole da parte dell’opinione pubblica e al miglioramento degli habitat. Un successo dal punto di vista della conservazione, che però ha moltiplicato i conflitti con le attività umane, interessando soprattutto gli allevamenti, ma anche casi di uccisioni di animali domestici.
A livello europeo, il Consiglio ha recentemente modificato la direttiva Habitat, passando dal livello di protezione “rigorosamente protetto” a “protetto”. Questo nuovo status consente maggiore flessibilità agli Stati membri nella gestione della popolazione di lupi. “Serve un approccio condiviso che coniughi tutela della biodiversità, esigenze locali e sicurezza delle comunità, per una gestione più razionale della specie nelle aree interne”, spiegano dalla Cia Romagna.
Segnali incoraggianti arrivano anche dal piano nazionale: a giugno è stato presentato un disegno di legge per la riforma della normativa sulla fauna selvatica (L. 157/92), che introduce il principio del passaggio dalla “tutela” alla “gestione”. Il testo recepisce molte richieste di Cia, tra cui piani di contenimento, possibilità di autodifesa per gli agricoltori, sanzioni per chi ostacola le operazioni e un ruolo più forte delle organizzazioni agricole nella governance faunistico-venatoria.
La Cia Romagna sottolinea l’urgenza di pragmatismo per fermare i danni economici crescenti e garantire la vivibilità delle aree rurali. “È necessario innalzare il massimale per gli aiuti europei in regime de minimis, oggi troppo limitato per assicurare risarcimenti adeguati. Serve una seria assunzione di responsabilità che tenga insieme tutela ambientale e salvaguardia delle aziende agricole, veri custodi del territorio”, conclude l’associazione.