Ho avuto l’occasione di ascoltare alla radio una parte di questo dibattito che, francamente, è uno dei più… Tra gli argomenti che si stanno discutendo in questi giorni, ci sono alcuni di quelli su cui abbiamo ampiamente discusso nei tanti anni in cui sono stato membro del Gran Consiglio Generale, su tutti, chiaramente, il mondo della giustizia e la questione dei colpevoli innocenti.
Lasciamo che faccia un esempio pratico. Alberto Buriani, giudice della Repubblica di San Marino, che fu molto lodato per aver arrestato il Gabriele Gatti del momento, insieme ad altri del mondo mazziniano, era considerato come un Dio, un semidio, nella sua veste di giudice. Poi si scoprì che era corrotto, coinvolto con alcuni politici e imprenditori sammarinesi. Questo è ciò che è accaduto in tribunale.
Quindi, semplicemente voglio dire a voi e suggerirei anche ai nostri cittadini che una cosa dovrebbe essere chiara a tutti: dovrebbe esserci un principio ben definito secondo cui la legge è uguale per tutti. È giusto che Buriani e gli altri paghino per le loro azioni, ma è fondamentale che la magistratura sia separata dalla politica.
Qui si nota come ci sia una tendenza a puntare il dito: alcuni membri di Libera vengono etichettati come ‘birichini’, così come alcuni di Rete, di Motus, del PSD. In particolare, c’è il consigliere Dolcini che sembra assegnare etichette di ‘buono’ e ‘cattivo’. Ognuno di noi è a conoscenza delle proprie azioni e sa se è stato coinvolto in processi e, in caso affermativo, di che tipo. Spero che da questa situazione emerga qualcosa di più sostanziale, perché il lavoro della magistratura non è ancora concluso. Ci sono ancora molte questioni irrisolte e risposte che attendono di essere fornite, che vanno al di là del caso Titoli e delle condanne di Buriani e Celli. Mi interrogo, e lo faccio pubblicamente in questa sede, non per provocare ira, ma perché ritengo sia necessario: ci sono condanne che coinvolgono ex segretari e giudici ancora in carica. A mio avviso, queste condanne dovrebbero essere due o tre volte più severe rispetto a quelle inflitte a un cittadino comune che non riveste tali ruoli.
Qualcuno può spiegarmi perché? Quattro anni di condanna per quel tipo di reato, o anche solo uno, mi sembra francamente molto strano. Ho l’impressione che la giurisprudenza indichi qualcosa di diverso, ma dovremmo verificare anche questo, dato che sembriamo tutti più realisti del re. Personalmente, non vedo la necessità di un’esercitazione generale di perdono, come suggeriva il consigliere Rossi, che ogni volta ci invita a perdonarci a vicenda, a perdonare noi stessi e i nostri parenti. Invece, vorrei chiedere scusa ai cittadini di San Marino per dover ascoltare certe elucubrazioni provenienti da questa sede. Se continuiamo a sostenere che qui dentro nessuno è colpevole, e che sono colpevoli solo quelli che noi scegliamo di accusare a seconda di chi parla a questo microfono, allora stiamo sbagliando approccio. È un esercizio sbagliato.
Vi spiego perché dico questo: perché non vorrei, proprio non vorrei, che per l’ennesima volta si iniziasse con quel solito gioco secondo cui, a causa della condanna di Simone Celli, in questo caso riguardante Libera e anche Rf, tutti coloro che facevano parte del governo precedente vengano automaticamente considerati colpevoli. Anche se non ho simpatie particolari su Rf, e non ricordo esattamente chi fosse in quel governo, non è corretto etichettare tutti come colpevoli.
Insomma, io appartengo, come in passato, a un partito che è il PSD, guarda caso dove c’erano persone responsabili di alcune cose, ma io personalmente non ero responsabile di quelle cose, non so come altro spiegarlo. E lo stesso vale per la DC: c’erano indagati di rilievo in tutti i partiti. Quindi, se la logica deve essere quella di giudicare sulla base degli ultimi eventi in tribunale, come la condanna di Simone Celli, e applicarla a tutti, allora bisognerebbe dire che nessuno è colpevole. Ma un momento, aspettate!
Se Simone Celli è colpevole, non significa che debba dire che anche Gerardo Giovagnoli lo è. Io dico di no. Se devo dire che Guerino Zanotti è colpevole, anch’io dico di no, così come direi di no se si trattasse di Michela Periccioli. Non si può semplicemente etichettare tutti come colpevoli sulla base di un singolo caso o di una singola persona che sia stata in quel dato partito.
Allora, non possiamo permetterci di giocare a questo gioco. Non mi piace per niente, perché equivale a suggerire ancora una volta che i ‘Buriani Boys’ stiano manovrando per formare un nuovo governo con la complicità di qualcuno. Io detesto questo meccanismo, basta, lo dico chiaro e tondo per i manipolatori, per quelli fuori dal consiglio che ci ascoltano e leggono i nostri interventi.
Non funziona così, non può e non deve funzionare ancora in questo modo. Siamo alla fine di questa legislatura e dovremmo uscirne in modo sereno. Ci sono ancora molti processi in corso, anche riguardanti persone che sono qui, e spero che tutti vengano portati a termine. Risponderemo a quello che dobbiamo, ammettendo ciò che abbiamo fatto o non fatto, ma non vorrei – e non lo dico a caso, lo ripeto, non lo dico a caso – che si continui con questa logica
Non lo dico a caso, il fatto che ci si ritrovi di nuovo a giocare a questa partita del bene e del male e, soprattutto, a formare governi con chi non dovrebbe occuparsi di politica, così come noi non dovremmo occuparci di giustizia. Sono due ambiti distinti, intenzionalmente separati. Chi deve giudicare in tribunale, lo faccia liberamente. Perché, se qualcuno è finito a processo con Buriani in questi anni, magari perché nemico della cricca ed è stato condannato da Buriani, di cosa stiamo parlando? Dovremmo riflettere su ciò che è successo in tribunale, anche su situazioni come quella di chi ha rubato un pollo, magari innocente ma comunque condannato. Vorrei interrogarmi a vita sulla legittimità di quella condanna da parte di quel giudice, proprio come spesso noi politici siamo messi in discussione nel nostro lavoro. Dovremmo discuterne in molte situazioni, anche quelle che coinvolgono i politici. Ma ho voluto fare questo intervento perché è un gioco al quale non mi piace partecipare. Facciamo politica, litighiamo, formiamo governi, ma non giochiamo al gioco del buono o del cattivo, non giochiamo a giudicare chi sono gli innocenti o i colpevoli, ok? Detto ciò, là dove c’è certezza di reati commessi, è giusto che questi reati vengano giudicati, altrimenti anche la giustizia perde la sua credibilità.
Arriviamo, in un modo o nell’altro, alla conclusione di questi processi. Non è possibile che un processo si protraggga per vent’anni, trent’anni, o addirittura non si concluda mai, con il rischio di archiviare questioni banali mentre si lasciano irrisolte questioni più gravi nel corso degli anni.
Non so se mi sono spiegato bene.
Poi, guardando al lato pratico, spero e voglio credere che nessuno di noi sia coinvolto con quanto commesso dal giudice Buriani e dall’ex segretario Celli, per una ragione molto semplice. Spero e vorrei che quella cricca fosse limitata a quei personaggi di quella banca, spero al vertice, a quei personaggi della Banca Centrale che, fortunatamente, sono stati allontanati, e a una cricca sotterranea che sicuramente esisteva ed esiste ancora, su cui personalmente sento di non avere tutte le informazioni. Ma, poiché non sto qui a giudicare, faccio fatica a definire chi fossero esattamente.
Qui non voglio entrare nel merito di varie discussioni.
Il nostro governo ha sostenuto la parafatura e la chiusura dell’accordo di associazione. Su questo non ci sono dubbi. Dobbiamo quindi ripartire da lì, ma non possiamo continuare a giocare fuori da questo palazzo, dobbiamo smettere, perché non funziona più.
Federico Pedini Amati