la naturalizzazione degli atleti nel mondo dello sport porta con sé uno strascico di polemiche politiche & pittoresca poesia, ove un jamaicano può divenire saudita ed un germanico, senza difficoltà alcuna, indonesiano. Lo sport come sempre anticipa i tempi e disegna un mondo liquido in cui in futuro pure la nazionalità sarà una mera questione di soldi: saldi! ci sono i saldi! quest’anno essere canadesi non costa niente! compratevi la cittadinanza ecuadoregna, praticamente regalata! pijatevi quella del Bhutan, ch’è cheap & chic. Penso a tutto ciò completamente assorto nel mio negroni sbagliato che mi fa sentire un giusto e leggo sto libro che ho chiappato (sic) allo stadio di cesena narrante la vicenda di un portiere malese divenuto pedina fondamentale della rappresentativa sammarinese negli anni 80. Pettinatura Milli Vanilli, piglio sicuro (con le donne, in porta non pigliava in niente), mise tipo quella degli androidi di Blade Runner ma meno sobria. Naturalizzato per amore. Ma l’amore produce disastri, eccone uno.Lollo, Cesena
E’ vero. Ho recuperato il libro di cui parli, Guanyo voleva indossare i guanti per il San Marino, 67 pagine fotocopiate e anonime ma -mi dicono- scritte da un certo Parchellini nel 1998, edite dalla fantomatica casa Stoallostadio e senza prezzo (perchè non indicato). Speriamo non venga riscoperto, ristampato e rivalutato tipo Tre metri sopra il cielo, sarebbe troppo. Credo che all’epoca venisse via con un caffè borghetti. Parchellini, evidentemente un virtuoso della penna cresciuto alle pendici del monte Titano, descrive la parabola à la viva il parroco di questo brocco malese la cui unica presa sicura è stata quella su una turista sammarinese capitata a Kuala Lumpur ed innamorata della malesia, della cultura della malesia, del modo di vivere della malesia. Un viaggio giovanile tramutato in una traiettoria calcistica maldestra. Guanyo, aitante malese, raggiunge l’amata pochi mesi dopo, forse perchè informato da qualcuno su quanto fosse bazza sposare una sammarinese. Poi il provino, un provvidenziale vuoto calcistico nella compagine titanesca, qualche buona partita (che pure un brocco può imbroccare). Il resto è storia. Il san marino perse 12-0 contro la Polonia, nel 1985. Guanyo era in porta, sempre colpevole. Assente, impaurito. Ma a casa, Eleonora aveva preparato le tagliatelle, e allora “chissenefrega!” alle pendici del monte Titano.
http://www.finzionimagazine.it/la-posta-di-matteo-bettoli/guanyo-voleva-indossare-i-guanti-per-il-san-marino/
								
								











