Guerra in Ucraina e “banderuole biancazzurre”. Sicuro che fra i responsabili dell’escalation non ci sia anche San Marino, con il suo ruolo interno all’Onu e al Consiglio d’Europa? … di Enrico Lazzari

Sto per cimentarmi in un ragionamento “pericoloso”, che si presterà certamente a strumentalizzazioni insensate ma capaci di fare breccia nei più distratti e meno attenti conoscitori di una situazione delicata che ha portato ad una guerra, che dir si voglia di invasione -come ci presentano i media occidentali all’unisono- o che dir si voglia di “paece-keeping” in tutela della minoranza separatista del Dombass, come addotto dalle autorità russe.
Quindi, prima di tutto, #stopwar e #nowar, a prescindere, senza condizioni. Pur nella consapevolezza che, in altri momenti, se ci si fosse affidati alla sola diplomazia, oggi probabilmente in Europa saremo tutti biondi, bianchi e guidati dal “nipote” di tal Adolf Hitler. La neutrale San Marino compresa.
Patiamo dal sentimento comune oggi fra i sammarinesi: “Valdimir Putin è un cattivo guerrafondaio con mire espansionistiche”. Lo stesso Vladimir Putin -nel caso “sensibile Capo di Stato, da proporre per la beatificazione…”- che, qualche settimana fa, qui sul Titano, veniva quasi osannato per aver concesso ai sammarinesi l’efficace vaccino Sputnik…
Quindi? Perchè si spara oggi in Ucraina? Non certo perchè “Putin è cattivo”. O, a voler essere estremamente equidistante fra le parti, non soltanto perchè “Putin è cattivo”, sempre che lo sia realmente.
Non ho, io, pur con le mie idee e l’inseguimento quasi compulsivo della razionalità in ogni situazione- l’autorevolezza per innalzarmi a commentatore di momenti così delicati e “grandi”. Non ho le competenze e le conoscenze che mi permettano di farlo. Ma anni e anni di professione giornalistica -in parte condotta in tempi lontani anche sul Titano- mi hanno insegnato a “cercare” e, questo semplice cercare, spesso pone di fronte a realtà che sono ben più complesse, talvolta addirittura diverse, da come le avevamo intese inizialmente attraverso l’informazione generalista.
In questa “ricerca” mi sono prima di tutto imbattuto in un passaggio della “dichiarazione di guerra” lanciata da Putin: “Non siamo in guerra con l’Ucraina e il popolo ucraino”, ha detto, ma “stiamo conducendo un’operazione militare speciale contro i nazionalisti e per proteggere gli abitanti del Donbass: denazificazione e smilitarizzazione. Questi compiti saranno completati abbastanza presto e il popolo ucraino sarà di nuovo in grado di decidere il proprio destino, vivendo in pace, buon vicinato e cooperazione con tutti i Paesi vicini”.
Una dichiarazione che mi ha riportato indietro nel tempo, ai giorni dell’intervento occidentale che, fra le altre cose, si prefiggeva di tutelare la minoranza Curda perseguitata dal dittatore di turno, poi spazzato via militarmente unitamente all’intero “Stato”, inteso come realtà politica. Non erano anche tante operazioni occidentali, che i nostri governi hanno appoggiato, operazioni di “peace-keeping” a protezione delle minoranze perseguitate?
Questa dichiarazione, io, sui media generalisti italiani o sammarinesi, questa posizione russa non l’ho letta, come credo tutti voi. I media, dunque, oggi, stanno informando o meschinamente “formando” l’opinione pubblica? Questo è il primo dubbio che dobbiamo chiarire per poter almeno provare a comprendere quali siano le vere cause scatenanti questa guerra nel bel mezzo dell’Europa, la seconda dopo il 1945 (la prima fu nei Balcani e porto alla sottrazione di territori alla Serbia che diedero vita alla costituzione della Repubblica autonoma del Kosovo).
Acquisito ciò -individuando a prima vista non poche analogie fra la situazione kosovara e quella del Dombass ucraino- ho cercato di approfondire cosa realmente sia sucesso dal 2014 (anno della Rivoluzione del 2014, un golpe che ha portato alla destituzione di un governo filorusso e all’insediamento di un esecutivo filo-americano) in Ucraina. E’ vero, come sostiene Putin, che la popolazione filorussa e separatista del Dombass veniva perseguitata dall’Ucraina filo-americana?
Fra le notizie autorevoli mi è balzato all’occhio un breve articolo del Corriere della Sera, datato 22 gennaio 2019 e firmato da Monica Ricci Sargentini.
In questo si legge che “dall’aprile 2014 alla fine del 2018 sono state quasi 13 mila le vittime della guerra nel Donbass”. “Lo ha reso noto -continua l’articolo- la missione di monitoraggio per i diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina”, evidenziando che “i civili rimasti uccisi sarebbero 3.300, oltre a 4 mila soldati ucraini e 5.500 miliziani separatisti”, oltre ad “un numero di persone fra le 27 e le 30 mila rimaste ferite nel corso del conflitto armato”.
Seconda situazione confermata: era davvero in atto una guerra impari (da qui la definizione di persecuzione) tutta interna all’Ucraina.
Del resto, e anche questo trova conferma nell’articolo, “tutta l’area orientale dell’Ucraina vive una situazione di profonda instabilità e incertezza dall’aprile del 2014, dopo che le autorità di Kiev lanciarono un’operazione militare per riprendere il controllo della regione dalle milizie delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk che sostengono l’indipendenza del Donbass”.
Una situazione che ha trovato spazio anche in seno alle Nazioni Unite, ma senza mai risolversi nonostante la definizione di un accordo, purtroppo, fino ad oggi, mai attuato concretamente: gli accordi di Minsk definiti dal Gruppo di contatto trilaterale dell’Osce (Russia, Ucraina e le due autoproclamate repubbliche) che “prevedono un completo cessate il fuoco; il ritiro degli armamenti dalla linea di contatto nell’Ucraina orientale; lo scambio reciproco di tutti i prigionieri detenuti da entrambe le parti; delle riforme costituzionali che conferiscano uno statuto speciale alle autoproclamate repubbliche”.
Ciò conferma che la situazione è ben più complessa della semplicistica spiegazione del “c’è guerra perchè Putin è cattivo”…
Un altro elemento che ogni individuo dovrebbe considerare, poi, nella definizione di una sua opinione in materia è di chi siano le responsabilità della degenerazione in guerra di un conflitto circoscritto a una piccola area. Sicuro siano tutte e solo della Russia?
In tal senso mi ha colpito, nella citata ricerca, un intervento di Milena Gabanelli, nel suo blog interno allo stesso Corsera (https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/crisi-ucraina-russia-cause-patto-non-scritto-gli-usa/) risalente alla fine di gennaio. In questo l’autorevole giornalista ci svela che la diplomazia russa sottopose alle controparti occidentali una proposta di accordo ben precisa che prevedeva, in cambio del ritiro di tutte le truppe di Mosca schierate al confine ucraino, un impegno scritto “da presentare entro due mesi” che “l’Ucraina non avrebbe mai fatto parte della Nato”, oltre ad un impegno a sospendere ogni esercitazione Nato ai confini e a non inviare truppe nei paesi baltici aderenti alla Nato stessa.
Detta proposta, che sarebbe perlomeno potuta essere la base per avviare un confronto realmente serio e non di facciata come è invece stato, fu rigettata istantaneamente dal Presidente Usa Joe Biden, anche in maniera provocatoria: “…Gli Stati Uniti non si fanno imporre i tempi dalla Russia!”
E di Putin, quindi, o perlomeno tutta e solo di Putin, la responsabilità della guerra in Ucraina?
Non sta a certo a me rispondere, non ne ho la competenza e l’autorevolezza. Ma appare evidente anche al più distratto che valutando nel suo complesso la vicenda e inserendola in un contesto più ampio -o almeno solo alla luce di maggiori informazioni- ci troviamo di fronte ad una situazione assai complessa, dove la “semplificazione” fatta oggi dai nostri media generalisti -compresa la Tv di Stato biancazzurra- contribuisce ad indirizzare, forse in maniera errata, il nostro pensiero e la nostra opinione…
Il tutto, sempre perseguendo il principio, l’hastag #nowar, #stopwar… E, senza dimenticare che anche San Marino, visto il suo ruolo interno all’Onu e al Consiglio d’Europa, potrebbe avere una sua fetta di responsabilità nello scoppio di questa brutta guerra…
Enrico Lazzari