“Abbiamo avuto una buona partenza, ma è solo l’inizio”. Il presidente Barack Obama, in una conferenza stampa nel centesimo giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, ha detto che mentre la sua amministrazione è impegnata a “sgomberare il campo dalle macerie della recessione”, è imperativo che l’America rimodelli una economia “non costruita sulla sabbia: occorrono nuove solide fondamenta”. Il presidente Obama, rispondendo per un’ora in prima serata alle domande dei giornalisti nella East Room della Casa Bianca, ha fatto il bilancio dei suoi primi cento giorni, ammettendo di essere rimasto sorpreso dal gran numero di crisi che si è trovato a dover gestire allo stesso tempo: “Quando mi sono candidato l’Iraq era il problema centrale, ma l’economia sembrava forte. Non avrei mai pensato di dover gestire la più grave crisi economica dalla Grande Depressione”. “Sono orgoglioso di ciò che abbiamo fatto, ma non sono ancora soddisfatto: c’é molto da fare – ha detto Obama -. Ricostruire l’America richiederà tempo e grande impegno”.
Obama ha definito la epidemia di influenza suina “una situazione molto seria”, ma ha respinto l’idea di chiudere i confini col Messico: “Sarebbe come chiudere la porta della stalla quando i buoi sono già scappati”. Sulla vicenda Fiat-Chrysler, Obama ha detto di essere “più ottimista rispetto ad un mese fa” sulla possibilità di un accordo e sul fatto che la industria automobilistica Usa possa tornare sulla strada del profitto. Obama ha aggiunto che l’obiettivo della sua amministrazione è quello di uscire prima possibile dal controllo della industria automobilistica: “Abbiamo già troppe altre emergenze da gestire”. Sul fronte internazionale, Obama ha detto di essere certo che gli Stati Uniti possono garantire la sicurezza dell’arsenale nucleare pakistano, aggiungendo che per il governo di Islamabad “la maggiore minaccia alla sicurezza viene oggi dall’interno, non dall’India”. Il presidente Usa ha detto di essere “preoccupato” per gli “spettacolari attentati” avvenuti in Iraq negli ultimi giorni. Obama ha detto di non avere dubbi sul fatto che il waterboarding “sia una forma di tortura: per questo ho messo fine a questa pratica che viola gli ideali ed i valori del nostro paese”. Rinunciare alla tortura può solo rendere l’America “più forte e più sicura”, ha detto Obama. “Inoltre – ha aggiunto – la legge sui segreti di stato deve essere rivista”.
Rispondendo a una domanda sull’aborto, Obama ha ribadito di essere in favore del diritto di scelta delle donne, ma ha aggiunto che la legge in questione non è “la sua più alta priorità”. A un giornalista che gli chiedeva cosa lo aveva stupito e scoraggiato di più da quando è presidente, Obama ha detto di essere rimasto sorpreso dal moltiplicarsi delle emergenze (“ma ogni presidente deve giocare con le carte che ha ricevuto”) e di essere stato rattristato dalla “lentezza dei cambiamenti a Washington: anche nel cuore di una grande crisi, i giochi della schermaglia politica continuano”. Obama ha detto di essere stato colpito dalla “pazienza straordinaria degli americani”: hanno capito “che non possiamo uscire da questa crisi in breve tempo”. “Non faccio miracoli – aveva detto poche ore prima – ma siamo sulla strada giusta