La febbre catarrale degli ovini, nota come “lingua blu”, torna a far parlare di sé in Emilia-Romagna. Durante la seduta di ieri della Commissione Sanità regionale è stato fatto il punto sulla situazione epidemiologica, con particolare attenzione ai casi recentemente accertati negli allevamenti del Riminese e della provincia di Forlì-Cesena.
A relazionare davanti ai commissari è stata Loli Piccolomini, rappresentante del Settore prevenzione collettiva e sanità pubblica della Regione Emilia-Romagna, che ha rassicurato sul fatto che la malattia non rappresenta alcun pericolo per l’uomo, nemmeno in via indiretta.
L’infezione, infatti, colpisce esclusivamente i ruminanti ed è trasmessa da insetti vettori del genere culicoides. Nonostante non vi siano rischi per la salute pubblica, la diffusione della malattia rappresenta una seria minaccia per il comparto zootecnico, sia per le implicazioni sanitarie sugli animali che per le ricadute economiche dovute alle limitazioni commerciali.
I dati presentati in aula si riferiscono al primo trimestre del 2025 e fotografano una diffusione significativa del sierotipo 4: sono sette, infatti, gli allevamenti risultati positivi tra gennaio e marzo. Di questi, tre si trovano nel Riminese, mentre gli altri sono distribuiti tra Piacenza, Parma, Bologna e Ravenna. A questi si aggiunge un caso isolato di sierotipo 8, individuato in provincia di Piacenza. Tutti i focolai segnalati fino a questo momento riguardano bovini.
La Regione monitora attentamente l’evolversi della situazione, con controlli sanitari mirati e il coinvolgimento attivo dei servizi veterinari territoriali, in vista anche dell’estate, periodo in cui aumenta l’attività degli insetti vettori. La prevenzione rimane una delle principali leve d’intervento per contenere l’epidemia.
Domani, giovedì 31 luglio, la Commissione tornerà a riunirsi per esaminare l’aggiornamento dei protocolli di biosicurezza negli allevamenti. Una misura attesa con attenzione dagli operatori del settore, che chiedono interventi concreti per tutelare il patrimonio zootecnico regionale.