
Dalla photo opportunity con Beppe Grillo all’attacco per la gestione dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Per l’economista vicino al Movimento 5 Stelle, Marcello Minenna, sono settimane movimentate. Sotto osservazione ci sono viaggi in business class sui treni e pernottamenti in hotel con camera suite, insieme a una sua stretta collaboratrice, Patrizia Bosco. Con immancabile autista al seguito. Da Lampedusa, in pieno agosto, a Venezia, durante il Festival del Cinema, tutto messo sul conto dell’ufficio di quello che era il suo vice. E che, proprio per questo, ha chiesto qualche spiegazione, senza ricevere risposta. Anzi, secondo la versione fornita dall’ex numero due dell’Agenzia, dopo poche ore è stato salutato: il suo ufficio è stato soppresso, lui è rimasto appiedato. “Solo una riorganizzazione”, è la posizione ufficiale dell’Agenzia. Nessuna misura mirata. Tutto lecito, fino a prova contraria, perché spetterà al Tribunale di Roma fare chiarezza sui fatti denunciati in un esposto. Il quotidiano Domani ha già raccontato la vicenda in anteprima, ma ora dopo ora ci sono sviluppi, secondo quanto apprende IlGiornale.it.
Il rapporto sotto osservazione
“Se questa storia fosse vera sarebbe una cosa drammatica, ancora di più perché accade nel Movimento 5 Stelle che è nato contro queste cose, ha fatto intere campagne elettorali”, osserva Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva, che aveva già mostrato perplessità per la visita di Minenna a Grillo. “Non si capisce perché abbia portato il libro blu a un leader di partito”, osservò il parlamentare di Iv. Il punto certo è che l’operato del direttore Minenna è stato oggetto di una querela, depositata alla Procura di Roma. Aprendo una frattura nell’universo del Movimento: Alessandro Canali, vicedirettore dell’Agenzia fino a pochi giorni fa, è un grillino duro e puro degli esordi. Il focus è concentrato sulla gestione della collaborazione con Patrizia Bosco, che dal luglio 2021 ha fatto ingresso nella direzione generale dell’Agenzia, dopo il distacco temporaneo dall’Autorità di regolazione dei Trasporti. E proprio le varie missioni di Bosco e Minenna hanno scatenato le polemiche interne, a causa delle spese significative delle trasferte, smentendo il pauperismo, un tempo totem intoccabile del grillismo.
La questione non è infatti solo interna all’Agenzia delle dogane e dei monopoli: ha pesanti risvolti politici. Minenna è da sempre un economista di riferimento del Movimento 5 Stelle. Nel 2016 è stato assessore al Bilancio del Comune di Roma, nella giunta guidata da Virginia Raggi. Ma dopo poche settimane, si dimise dall’incarico al Campidoglio, restando comunque un faro per il M5S. Appena qualche settimana fa, Minenna si è fatto immortalare sui social mentre illustrava il libro blu 2020, la raccolta dei risultati dell’Agenzia, a Beppe Grillo. E chi c’era con loro? L’onnipresente Bosco. Durante il colloquio, il numero uno dell’Agenzia avrebbe parlato del ruolo che la sua struttura dovrebbe “ricoprire in relazione ai temi connessi alla salvaguardia ambientale”. Un incontro che conferma la vicinanza al fondatore del Movimento e un solido legame con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Ma Grillo e Di Maio non sapevano la bufera che stava per abbattersi su Minenna.
Il low cost dimenticato dal grillino
Secondo l’esposto presentato da Canali, e visionato da IlGiornale.it, tra Minenna e Bosco, ci sarebbe una “relazione di tipo sentimentale”. Certo, si tratta di una versione parziale, su cui bisognerà fare chiarezza. Anche perché dall’Agenzia replicano che il direttore ha portato a termine “missioni istituzionali”. Resta inoppugnabile, però, che il risparmio negli spostamenti non è stato un dogma di Minenna in vari viaggi delle ultime settimane. Se per i voli su Alitalia ha sempre optato per l’economy, le prenotazioni in treno sono state fatte in business class. Un solo viaggio Roma-Milano è costato anche 122 euro. E non solo. Il 13 settembre, per una notte trascorsa a Genova da Bosco, è stata sborsata dall’Agenzia la cifra di 315 euro per una camera suite, ovviamente con prima colazione inclusa. Di lì a poco si è ripetuta una spesa superiore ai 200 euro, a Milano, sempre un singolo pernottamento, mentre altri 170 sono stati spesi per una notte a Venezia, nei giorni del Festival del Cinema. E così via per altre trasferte fatte a Trento, Bologna, Marsala. Scelte legittime, certo. Ma non improntate al low cost più sfrenato.
Resta fronte ai continui spostamenti, Canali è andato in fibrillazione, consapevole che le spese erano a carico del suo ufficio. Quindi ha chiesto delucidazioni a Minenna, rilevando che Bosco non seguiva le procedure interne come la semplice operazione di timbrare il cartellino. Perciò il vice avrebbe voluto incontrare il direttore per un chiarimento, ricevendo in cambio la riorganizzazione degli uffici. Con la soppressione proprio di quello affidato a Canali.
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