La Striscia di Gaza è l’inferno: il 31% dei bambini sotto i 2 anni soffre di malnutrizione acuta, una cifra sconcertante che ha raddoppiato il numero di vittime rispetto a gennaio, quando era al 15,6%. Le strade impregnate di dolore raccontano una storia di sofferenza, con almeno 23 bambini che hanno perso la vita per malnutrizione e disidratazione nelle ultime settimane, un tributo all’orrore umano che si sta consumando sotto i nostri occhi.
E’ il frutto amaro della guerra e delle restrizioni che strangolano il flusso vitale degli aiuti nella regione. I bambini, vittime innocenti del conflitto in corso, sono i più colpiti dalla tragedia silenziosa, che ha trasformato la Striscia di Gaza in una terra di miseria e disperazione.
Gli indicatori di malnutrizione acuta tra i bambini raccontano una storia di sofferenza crescente e di una crisi senza precedenti. I dati, raccolti da organizzazioni umanitarie come l’UNICEF, rivelano che il 4,5% dei bambini nei rifugi e nei centri sanitari soffre di malnutrizione acuta grave, la forma più letale della malattia che minaccia di portarli alla morte, a meno che non ricevano cure tempestive e adeguate, che purtroppo spesso non sono disponibili.
La situazione è drammatica anche nelle altre regioni della Striscia di Gaza. A Khan Younis, il 28% dei bambini sotto i 2 anni è colpito da malnutrizione acuta, mentre a Rafah, nel sud, la malnutrizione acuta è quadruplicata, passando dall’1% al 4% nel giro di un mese.
Le agenzie umanitarie hanno lanciato l’allarme già da dicembre, mettendo in guardia sul rischio di carestia imminente. Ma le soglie di emergenza sono state superate già a gennaio, e la malnutrizione acuta continua a diffondersi in modo rapido e inarrestabile, minacciando di mietere più vittime innocenti.
L’UNICEF ha tentato disperatamente intervenire, tuttavia, le forniture disponibili sono insufficienti a fronteggiare l’entità della crisi, e molti bambini continuano a soffrire e a morire nella completa indifferenza.
Il tempo è scaduto per la retorica vuota e le promesse non mantenute. È urgente un cessate il fuoco umanitario immediato, che permetta il libero flusso degli aiuti e la distribuzione delle cure necessarie per salvare chi è indifeso e innocente. Siamo tutti chiamati ad agire con fermezza e determinazione di fronte a una insensata mattanza.
C’è una frase, ne La coscienza di Zeno, che mi risuona nella testa da quando ho cominciato a scrivere questo editoriale: “Alla sua tomba come a tutte quelle su cui piansi, il mio dolore fu dedicato anche a quella parte di me stesso che vi era sepolta”.
Il lutto per la morte di un altro individuo, diventa anche un momento di confronto con se stessi, con la parte più profonda e segreta delle nostre coscienze.
Mentre il pianto straziante di una madre a Gaza si confonde con il rumore sordo di una città ormai in ginocchio, non dovremmo avere più dubbi: ogni volta che muore un bimbo, muore anche un pezzo di ognuno di noi.
David Oddone
(giornalista referente Onu per la Repubblica di San Marino)