Il Papa augura la pace in arabo all’avvio della messa nell’International stadium di Amman (Giordania). “Assala’mu La’kum” (la pace sia con voi), ha detto Ratzinger inaugurando la sua terza giornata di viaggio in terra santa. Assiste alla celebrazione anche il principe Ghazi Bin Talal, membro della famiglia hashemita regnante impegnato nel dialogo interreligioso, che ieri aveva accolto Benedetto XVI nella moschea al-Hussein Bin Talal.
I cristiani del Medio Oriente devono “dare testimonianza all’amore che ci ispira a ‘sacrificare’ la nostra vita nel servizio agli altri e così a contrastare modi di pensare che giustificano lo ‘stroncare’ vite innocenti”: lo ha affermaato il Papa concludendo la sua omelia nello stadio di Amman, in Giordania, senza esplicitare il riferimento a kamikaze o ad attacchi militari come quello israeliano su Gaza.
”Che il coraggio di Cristo nostro pastore vi ispiri e vi sostenga quotidianamente nei vostri sforzi di dare testimonianza della fede cristiana e di mantenere la presenza della Chiesa nel cambiamento del tessuto sociale di queste antiche terre”, ha detto Benedetto XVI rivolgendosi ai cristiani del Medio Oriente.
”La fedeltà alle vostre radici cristiane, la fedeltà alla missione della Chiesa in Terra Santa, vi chiedono un particolare tipo di coraggio: il coraggio della convinzione nata da una fede personale, non semplicemente da una convenzione sociale o da una tradizione familiare; il coraggio di impegnarvi nel dialogo e di lavorare fianco a fianco con gli altri cristiani nel servizio del Vangelo e nella solidarietà con il povero, lo sfollato e le vittime di profonde tragedie umane; il coraggio di costruire nuovi ponti per rendere possibile un fecondo incontro di persone di diverse religioni e culture e così arricchire il tessuto della società. Ciò – ha concluso – significa anche dare testimonianza all’amore che ci ispira a “sacrificare” la nostra vita nel servizio agli altri e così a contrastare modi di pensare che giustificano lo ‘stroncare’ vite innocenti”.
”La comunità cattolica di qui è profondamente toccata dalle difficoltà e incertezze che riguardano tutti gli abitanti del Medio Oriente; non dimenticate mai la grande dignità che deriva dalla vostra eredità cristiana, e non venite mai meno al senso di amorevole solidarietà verso tutti i vostri fratelli e sorelle della Chiesa in tutto il mondo!”, ha detto ancora Ratzinger.
LA DIGNITA’ DELLE DONNE
La “dignità” e la “missione” delle donne “non sono state sempre sufficientemente comprese e stimate”: lo denuncia il Papa nel corso di una messa allo stadio di Amman, sottolineando il ruolo di “suore, maestre ed infermiere” nel costruire la pace in Medio Oriente.
”Fin dalle prime pagine della Bibbia, vediamo come uomo e donna creati ad immagine di Dio, sono chiamati a completarsi l’un l’altro come amministratori dei doni di Dio e suoi collaboratori nel comunicare il dono della vita, sia fisica che spirituale, al nostro mondo. Sfortunatamente – ha rilevato – questa dignità e missione donate da Dio alle donne non sono state sempre sufficientemente comprese e stimate. La Chiesa, e la società nel suo insieme, sono arrivate a rendersi conto quanto urgentemente abbiamo bisogno di ciò che il mio predecessore Papa Giovanni Paolo II chiamava “il carisma profetico” delle donne come portatrici di amore, maestre di misericordia e costruttrici di pace, comunicatrici di calore ed umanità ad un mondo che troppo spesso giudica il valore della persona con freddi criteri di sfruttamento e profitto. Con la sua pubblica testimonianza di rispetto per le donne e con la sua difesa dell’innata dignità di ogni persona umana – ha aggiunto Ratzinger concludendo il suo ragionamennto – la Chiesa in Terra Santa può dare un importante contributo allo sviluppo di una cultura di vera umanità e alla costruzione della civiltà dell’amore”.