Con la conferenza stampa organizzata a Roma abbiamo assistito all’ennesimo buco nell’acqua da parte del Governo in carica. Se infatti l’iniziativa voleva attirare l’attenzione dei media italiani e stranieri sul percorso mirabolante compiuto dal nostro Stato verso la trasparenza e che l’Italia si ostina a non riconoscere con il suo atteggiamento persecutorio, allora il fallimento era più che annunciato.
Sarebbe bene che nel Governo qualcuno iniziasse a capire che è finito il tempo delle promesse vuote e delle dichiarazioni di facciata, e che andare a Roma a lanciare slogan senza impegni concreti rischia di essere addirittura controproducente.
Nell’ultima seduta consiliare le forze di minoranza avevano dato il loro sostegno al Governo affinché procedesse senza indugi ad accogliere immediatamente la richiesta di scambio automatico di informazioni, presentandosi così con un importante elemento già acquisito che avrebbe sicuramente aiutato a sbloccare la trattativa. Il Governo, al contrario, tradendo il mandato ricevuto dal Consiglio, dapprima si avventura su un terreno alquanto scivoloso come l’apertura di un contenzioso con l’Italia, annunciato nella conferenza stampa del lunedì del Congresso di Stato, e pochi giorni dopo si rimangia imbarazzato le sue stesse dichiarazioni. Ancora più grave è il dietrofront sullo scambio automatico di informazioni, dal momento che abbiamo sentito, direttamente dagli interventi dei membri di governo svolti a Roma, chiedere all’Italia due anni per l’entrata in vigore di tale scambio.
Questo atteggiamento denota assoluta irresponsabilità, oltre che una scarsa lungimiranza e la totale assenza di una visione politica d’insieme. La totale assenza di un progetto economico per il futuro di questo Paese fa sì che il Governo rimanga aggrappato affannosamente ad un segreto bancario ormai condannato senza appello, al solo scopo di favorire qualche furbo che non ha aderito allo scudo fiscale e che ha comunque i giorni contati, senza che questo porti vantaggi sensibili per il nostro sistema se non per qualche banchiere che ancora non ha il coraggio di ammettere la realtà delle cose.
Ci si lamenta dunque se l’Italia non considera ancora affidabile San Marino? Forse dovremmo chiederci il perché, anziché limitarci a gridare al “complotto”.
Innanzitutto è difficile sbandierare come risultato di pregio la firma di 23 accordi sulle doppie imposizioni con Stati con i quali non abbiamo alcuna relazione commerciale. È vero che era un passo necessario, poiché richiesto dall’OCSE, ma di qui a spacciarlo come l’emblema del cambiamento del nostro Paese ce ne passa.
Così come diventa difficile tessere gli elogi dell’abolizione dell’anonimato societario quando una società potrà comunque essere partecipata da fiduciarie che schermano totalmente gli azionisti effettivi dando ancora luogo a fenomeni di evasione fiscale oltreché di commistione tra affari e politica. In questo contesto pesa e peserà ancora a lungo l’azzeramento dei vertici di Banca Centrale che non si sono piegati alle pressioni del Governo pretendendo di fare davvero le ispezioni e di denunciare le illegalità.
Come dire che a parole si propaganda la trasparenza in quantità industriale ma nei fatti (così come ricordano i media italiani) qualcuno vuole continuare come prima. Continuano le frodi carosello che, secondo i dati della Guardia di Finanza, nel 2009 sono aumentate rispetto al 2008 (e qui non sarà certo colpa del governo precedente), continuano gli intermediari che vendono le licenze in deroga alle leggi, continuano le infiltrazioni malavitose senza che ci siano intercettazioni e strumenti efficaci d’indagine, e di chi è la colpa di tutto questo secondo il Governo? Naturalmente dei media che denunciano, della GdF e delle Procure che indagano, dell’Italia che ci perseguita! A questo punto c’è poco da essere stupiti e c’è invece di che essere molto preoccupati per un Governo incapace, ambiguo e contraddittorio, che riforma solo perché costretto, ma cerca sempre qualche via di fuga per rimanere agganciato in qualche modo al vecchio sistema. Un Governo che ha fallito!
Di fronte a questo fallimento se la compagine di governo fosse conseguente alle parole che ha speso in campagna elettorale dove ha sbandierato la politica estera ed in particolare le relazioni con l’Italia come obiettivo principale del nuovo corso, allora se veramente ci fossero persone serie e conseguenti dentro a questo Governo dovrebbero prendere atto del fallimento e rimettere il proprio mandato di fronte al Consiglio Grande e Generale.
Ci auguriamo che questo avvenga in fretta, altrimenti pur con tutte le attenuanti generiche del caso, anche questo governo rischia di essere indicato come una masnada di persone attaccate alle poltrone che non sanno ammettere i propri errori ed i propri fallimenti.
Il tempo è scaduto! I risultati non ci sono, ci aspettiamo gli atti conseguenti, fiduciosi che una soluzione in Consiglio Grande e Generale si possa trovare di fronte alle emergenze del Paese!