“Falle” nel sistema di risposta dell’Emilia-Romagna al diffondersi dell’influenza A/H1n1. Sono quelle che vengono messe in evidenza dai medici di base, che bocciano le disposizioni della Regione fronteggiare il virus. In particolare perché ai ‘dottori’ viene affidata la presa in carico dei malati, ma non abbastanza libertà d’azione nel prescrivere le cure. E’ la Fimmg a segnalare una serie di ‘falle’ in una circolare di inizio maggio, avvertendo che, senza modifiche, il documento resterà “inadeguato”.
Il testo della Regione, spiega la Fimmg, con il suo segretario regionale Stefano Zingoni, è stato spedito mercoledì: ma “corre l’obbligo di segnalare la mancanza di risposte sulle numerose considerazioni” fatte dalla Fimmg. Innanzitutto, scrive Zingoni, “in una fase di strategia di contenimento, che il documento regionale per il momento riconferma valida, non sono condivisibili le disposizioni della Regione che prevedono la ‘presa in carico’ da parte dei medici di medicina generale a livello domiciliare di casi sospetti e confermati”.
La Fimmg cita anche una nota del ministero della salute che “parla solo di ‘sorveglianza sanitaria attiva effettuata dagli organi territoriali competenti'”. Quindi, per i medici di famiglia, è evidente che, in una fase in cui l’obiettivo di salute pubblica “è contenere la diffusione, l’unica misura garantista è quella precedentemente assunta dalla stessa Regione” ad aprile a cui si chiede di tornare finchè “l’obiettivo di contenimento della diffusione sia perseguibile”.
Secondo i medici di base, nella disposizione della Regione, “niente viene innovato rispetto alle disposizioni emanate che prevederebbero la necessità di un contatto da parte del medico di medicina generale con la Unità operativa di malattie infettive competente territorialmente per valutare l’opportunità di terapia antivirale”. La conseguenza di ciò, spiega Zingoni, è che il medico “a cui si affida impropriamente, in questa fase, la presa in carico dei casi è nello stesso tempo limitato nell’utilizzo dello strumento terapeutico, la cui efficacia è pregiudicata da un ritardo dell’inizio della cura”.
La Fimmg sollecita inoltre chiarezza sui kit di protezione per i dottori (“Non risulta che quelli già distribuiti siano conformi all’ultima versione citata nel documento” regionale), ma soprattutto avverte: “Superata la fase di contenimento, in presenza di vera pandemia le disposizioni contenute nel documento hanno un puro valore di teorizzazione scolastica in quanto non applicabili nè a livello domiciliare nè tantomeno a livello ambulatoriale: il sistema collasserebbe a causa di una domanda in nessun caso evadibile”.
A fronte di questa previsione, la Fimmg suggerisce di stoccare un numero di kit sufficienti (“Non poche unità, ma centinaia per ogni medico”), di mettere “a disposizione dosi di antivirali sufficienti e nella potestà prescrittiva dei medici”, di affidare alle Ausl la raccolta dei rifiuti sanitari e un servizio di pulizia ed igienizzazione degli studi dei medici. Viene richiesta anche “la vaccinazione prioritaria dei medici di medicina generale e del personale dei loro studi in attesa di quantitativi di vaccino sufficienti ad avviare campagne di vaccinazione sulla popolazione a loro stessi affidata”.