I tempi sono molto più rapidi di quanto paventato dagli “scettici”, permettendoci di adeguarci velocemente alle norme internazionali. In altri Stati i tempi sono stati lunghi a causa delle resistenze delle forze politiche contrarie alla UE. Circa le imposte dirette, i singoli Stati applicano norme molto diverse tra loro. Sulla circolazione delle persone, l’Unione Europea consente ai piccoli Stati di tutelarsi dai flussi migratori
di Giuliano Tamagnini – Segretario Generale CSDL
San Marino è collocato geograficamente in Europa, adesso è giunta l’ora che entri nell’Unione Europea. La bella iniziativa di San Marino 2020 svoltasi la scorsa settimana ha dato l’opportunità di confrontarsi sul rapporto tra San Marino e l’Europa con l’ausilio di un esperto della materia, il dott. Franco Cupini, funzionario europeo per oltre trent’anni, il quale intanto ci ha spiegato che la domanda di ingresso nella UE non implica affatto l’adesione automatica all’Unione (ammesso che quest’ultima possibilità per San Marino possa essere un problema più grande di quanto già non siano i difficili rapporti con l’Italia).
Poi ci ha spiegato che la lunghezza dei tempi di adesione alla UE di diversi Stati sono stati determinati non dall’Unione Europea, ma principalmente da difficoltà e resistenze poste all’interno degli stessi paesi dalle forze politiche contrarie all’ingresso nell’Unione (forze che, al momento dell’assunzione di ruoli di Governo, hanno poi cambiato idea diventando ferventi sostenitori dell’ingresso in Europa).
A San Marino è difficile capire quali sono le idee a riguardo di qualsivoglia parte politica o sociale, salvo dichiararsi europeisti convinti dell’ultim’ora solo per cercare di sfuggire alla grinfie del pericoloso ministro dell’Economia e delle finanze italiano.
Il Dott. Cupini ci ha spiegato che la richiesta di adesione comporterebbe intanto la possibilità di essere conosciuti da parte degli Stati europei, che finora identificano San Marino solo come un puntino nella cartina geografica. La UE poi farebbe tutto lei; nominerebbe una commissione che per alcuni mesi ci ritroveremmo sul nostro territorio, per studiarci e capire i punti di non allineamento con le norme dell’Unione, i quali verrebbero poi riassunti in una relazione in tempi molto più brevi di quelli biblici che ci hanno sempre descritto (al massimo 18/24 mesi). Dopo di che, se San Marino decidesse di entrare nella UE, dovrebbe adeguarsi al quadro normativo europeo.
Una procedura abbastanza snella e che ci darebbe la possibilità di metterci in regola con le principali direttive in termini di interscambio commerciale, finanziario e sociale. Personalmente ho fatto due domande al dott. Cupini che vertono sulle principali paure dei sammarinesi, e cioè sull’eventuale adeguamento delle norme fiscali e sulla libera circolazione delle persone. Alla prima domanda la riposta è che in Europa non c’è altro di più differenziato delle imposte dirette; quanto invece a quelle indirette, è nell’interesse di San Marino adeguarle alla UE, altrimenti diventano un costo per le imprese (monofase/IVA).
Rispetto alla libera circolazione delle persone, il dott. Cupini ci ha chiarito che per paesi di piccole dimensioni è possibile negoziare condizioni particolari atti a salvaguardare l’entità Statuale attraverso il controllo da parte del nostro Governo dei flussi migratori verso il nostro paese.
Come vediamo gli spauracchi adombrati non sono reali, in quanto possono essere evitati attraverso un percorso negoziato che la UE consente ai piccoli paesi in virtù delle loro peculiarità. E allora facciamola questa domanda di adesione alla UE se vogliamo dare ai giovani le stesse opportunità dei loro coetanei europei, perché essi possano ripartire dai saperi e dalle competenze e rilanciare l’economia di San Marino.