INTERVENTO DELLA REGGENZA INSEDIATA

La Reggenza esprime sentimenti di vivo compiacimento per il messaggio augurale pronunciato, a nome del Corpo Diplomatico e Consolare accreditato in Repubblica, dal suo Decano, Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Bertello e si congratula per l’alto contenuto e per i moniti rivolti a tutti coloro che hanno a cuore il bene comune e condividono le più alte responsabilità istituzionali.

La Reggenza sarà custode dell’accorato appello ai valori ed ai principi etici e morali che sottendono alla convivenza civile e non mancherà di farsi garante degli equilibri fondamentali al mantenimento di una compagine statuale solida, unita e solidale.

Un particolare saluto va ai Rappresentanti Diplomatici di più recente accredito, saliti sul Titano per rendere omaggio ai nuovi Capitani Reggenti e per rappresentare la volontà di consolidare e rafforzare una collaborazione, bilaterale e multilaterale, sempre più necessaria per affrontare le comuni sfide ed elaborare soluzioni condivise.

I sistemi statuali, oggi più che mai, sono chiamati ad una partecipazione corale ai processi di globalizzazione che inevitabilmente generano un’interdipendenza tra Paesi, non soltanto sotto un profilo economico, ma anche in ambito culturale, politico e sociale.

La Reggenza è altrettanto lieta di ricevere in questa Sala e di esprimere la più sincera gratitudine all’Oratore Ufficiale dell’Odierna Cerimonia, il Dottor Piero Luigi Vigna, già Procuratore Nazionale Antimafia, indiscusso protagonista negli ultimi decenni di una tenace battaglia contro la mafia, l’eversione terroristica e la criminalità transnazionale.

Al Dottor Vigna la Reggenza riconosce un’encomiabile dedizione al servizio dell’ordine pubblico attraverso una lotta incessante al crimine più odioso, un impegno instancabile in indagini ed azioni per il ripristino della legalità e della sicurezza e per fronteggiare quei fenomeni che minano profondamente la serena convivenza e la stessa libertà.

L’aver oggi nell’alto incarico di Oratore Ufficiale una figura di tanto valore è per San Marino particolarmente significativo del percorso intrapreso con determinazione dalla Repubblica nel contrasto al riciclaggio, al finanziamento del terrorismo ed alla corruzione.

Non c’è dubbio che siamo di fronte ad un periodo di grandi cambiamenti economici internazionali. La crisi finanziaria internazionale e la necessità di stimolare le economie senza inasprire la pressione tributaria hanno aumentato l’attenzione degli Stati rispetto al contrasto all’evasione e alle frodi fiscali, mentre già da tempo la lotta al riciclaggio e al finanziamento al terrorismo era diventata una priorità a livello globale.

La trasparenza è così diventata una necessità per tutti gli Stati: trasparenza sul fronte sia degli assetti proprietari, sia dell’identificazione della clientela dei soggetti a rischio riciclaggio; ma trasparenza anche sul fronte fiscale, col corollario di una forte mitigazione del segreto bancario, che spesso accompagnava, e in alcuni casi accompagna tuttora, seppur in misura sempre più limitata, la competitività fiscale di una molteplicità di Stati.

La Repubblica negli anni ha potuto attrarre impresa offrendo un forte differenziale fiscale abbinato alla possibilità di mantenere anonimi i soci delle imprese, e ha potuto sviluppare un florido sistema finanziario, basato soprattutto sulla raccolta, attraverso una forte attenzione alla riservatezza di chi veniva a portare liquidità a San Marino: questo ha garantito benessere, buone performance aziendali, competitività sui mercati, entrate di bilancio e posti di lavoro nei vari settori.

Oggi il mutato approccio internazionale in precedenza descritto impone a San Marino un necessario processo di ripensamento. Un processo che porta con sé inevitabili sofferenze, come succederebbe a qualunque Paese che si trovasse a modificare radicalmente il proprio paradigma economico in pochissimo tempo.

Il tutto però potrebbe avvenire in modo più sostenibile e meno traumatico se alcune situazioni contingenti non contribuissero ad accelerare queste situazioni di difficoltà. In particolare, alcuni atti e comportamenti adottati dalla vicina Repubblica italiana.

Il primo atto è stato il provvedimento per il rimpatrio dei capitali detenuti all’estero, il cosiddetto scudo-fiscale ter, che ha avuto un impatto decisamente significativo sul settore bancario e finanziario sammarinese. Il sistema ha tenuto, certamente anche grazie ai provvedimenti varati a tutela della liquidità del sistema e al lavoro attento e quotidiano di controllo dell’andamento dei parametri operato dalla Banca Centrale; ma gli effetti si sono sentiti ed hanno reso più urgente la necessità di riconversione del settore.
Sulle imprese non finanziarie della Repubblica ha poi avuto un grosso impatto un secondo atto, il cosiddetto Decreto Incentivi, che ha aumentato la difficoltà ad operare con l’Italia, soprattutto per le nostre piccole e medie imprese. In un Paese che ha la quasi totalità dei suoi scambi commerciali con un solo partner, l’Italia appunto, le attuali problematiche economiche ed occupazionali erano una prevedibile conseguenza. 
Oltre a questi atti contingenti, pesa purtroppo l’indisponibilità da parte italiana a sottoscrivere l’ultimo e più importante Accordo – da oltre un anno definito sul piano tecnico – il Protocollo di modifica dell’Accordo contro le Doppie Imposizioni Fiscali; anche perché la mancata firma di tale Accordo blocca la ratifica degli altri due, e cioè dell’Accordo di Cooperazione Economica e l’Accordo in materia finanziaria.

La firma dell’Accordo di Cooperazione Economica in data 31 Marzo 2009 aveva aperto una nuova stagione di dialogo e serenità nei rapporti fra i due Stati, nell’ottica di un lavoro sinergico in una molteplicità di settori capaci di generare benefici importanti per entrambi i territori. Il 26 Novembre 2009 è giunta poi la firma dell’Accordo in materia finanziaria, che andrà a sostituire, quando entrerà in vigore, l’Accordo del 1991 finora vigente per questa materia. Dopo la crisi dell’inizio del 2010, con il rischio di uscita dal sistema dei pagamenti italiano, in un quadro di mutato trattamento dei rapporti finanziari fra i due Stati, con gli istituti sammarinesi non più considerati allo stesso modo di quelli italiani nei rapporti commerciali e valutari, anche questo Accordo ha rappresentato un segnale importante di disponibilità al dialogo, pur necessitando per l’attuazione fattiva di un’intesa, finora mancante, fra le banche centrali dei due Paesi.  L’auspicio è che le due Banche Centrali possano al più presto tornare a collaborare, in maniera costruttiva nell’interesse dei sistemi finanziari di entrambi i Paesi.

Non c’è dubbio che la firma del Protocollo di modifica dell’Accordo contro le doppie imposizioni fiscali resti strategica.
San Marino partiva da una situazione di grande ritardo rispetto all’adeguamento agli standard di controllo e trasparenza internazionalmente richiesti: lo dimostra l’inserimento nella procedura rafforzata Moneyval nella primavera 2008, da cui peraltro sono derivati la maggior parte dei problemi di operatività del sistema finanziario e la mancanza di accordi contro le doppie imposizioni fiscali e per lo scambio di informazioni, ai sensi dell’art. 26 del modello OCSE 2005.

I passi avanti compiuti da San Marino sul fronte della trasparenza sono stati riconosciuti dal Moneyval, con l’uscita dalla procedura rafforzata ed i recenti positivi giudizi, ma sono stati sottolineati anche dall’OCSE, che ci ha tolto dalla lista grigia nel settembre 2009 dopo la stipula di 12 Accordi conformi al modello OCSE 2005, diventati in poco tempo quasi 30. E poi la legge che impone la trasformazione delle società anonime in altre forme societarie con assetti proprietari nominativi; la nuova legge sulle licenze, che regolamenta in maniera più chiara i requisiti di chi viene a fare impresa a San Marino; la nuova legge sulle rogatorie, che semplifica e velocizza la collaborazione in materia giudiziaria; le leggi dell’inizio del 2010 in materia di segreto bancario, che garantiscono il suo superamento in caso di scambio di informazioni fiscali, posto in essere in attuazione di accordi internazionali. E ancora altre leggi, meno significative ma particolarmente importanti nella direzione della trasparenza. Senza dimenticare la legge contro il riciclaggio, definita da tanti ancor più rigida e rigorosa di quella dei nostri vicini.
Una produzione legislativa che ha portato in poco tempo a cambiamenti epocali, grazie al preziosissimo contributo degli organi tecnici: l’Agenzia di Informazione Finanziaria, Banca Centrale, i già citati Ufficio di Collegamento e Ufficio di Controllo e Vigilanza sulle Attività Economiche, il Tribunale sammarinese, le Forze dell’ordine. Tutti hanno contribuito a mettere in pratica quanto scritto nei disposti legislativi e a far incamminare San Marino verso la nuova realtà richiesta dai nuovi orientamenti internazionali citati in precedenza.
Ora i tavoli si sono riaperti sotto l’aspetto tecnico; la Reggenza auspica che a breve possa definirsi a livello politico il nuovo quadro delle relazioni bilaterali, anche alla luce dell’invio ufficiale, da parte sia dell’Eccellentissima Reggenza sia del Governo sammarinese, di comunicazioni alle rispettive controparti e delle deliberazioni pressoché unanimi del Consiglio Grande e Generale nella scorsa primavera, in cui è stata sancita la disponibilità sammarinese a discutere di tutte le problematiche sul tappeto, nessuna esclusa.

Siamo lieti che il Presidente della Repubblica Italiana, Sua Eccellenza Giorgio Napolitano, che in occasione della nostra investitura in qualità di Capitani Reggenti ha voluto esprimerci le più calorose congratulazioni ed i più fervidi auguri per lo svolgimento dell’incarico, abbia colto tale occasione per esprimere la convinzione che la Repubblica di San Marino e l’Italia continueranno a consolidare la loro amicizia e la fruttuosa collaborazione ampliando sempre più i fraterni legami che le uniscono.
Come detto il nostro Paese sta vivendo un periodo di grandi cambiamenti, e si sta approcciando in maniera certamente costruttiva ai nuovi paradigmi internazionali, modificando le sue normative ed i suoi modi di operare in tempi rapidissimi. Tuttavia, è impensabile che tutte le criticità possano essere eliminate in pochissimo tempo.

San Marino ha scelto di muoversi verso forme di economia più trasparenti, desidera eliminare le residue difficoltà esistenti nel sistema, vuole collaborare nel combattere le frodi, l’evasione fiscale e il riciclaggio: c’è solo bisogno di un’apertura di credito, che consenta alla Repubblica di mantenere un mercato competitivo, con regole chiare e di continuare ad attrarre investimenti, mentre fa evolvere la sua economia verso forme compatibili con i nuovi standard internazionali.

Gli accordi sono la condizione necessaria per poter gestire la transizione senza conflitti sociali, che rischierebbero di minare sul nascere quel percorso che anche l’Italia dovrebbe essere lieta che San Marino percorra, se non altro per tutelare i tanti frontalieri che lavorano in Repubblica.

La Reggenza auspica che in questo semestre ci sia la possibilità di una felice conclusione delle trattative. Così come auspica che fra maggioranza e opposizione vi sia su questi temi un atteggiamento costruttivo e collaborativo e che, consapevoli della natura e delle origini delle difficoltà dei rapporti, si evitino polemiche politiche pretestuose su questioni così vitali per il futuro della Repubblica.

In questo periodo di grandi cambiamenti, la Reggenza è vicina alle persone che hanno perso il posto di lavoro e faticano a ritrovarlo, avvicinandosi velocemente al termine del periodo di copertura degli ammortizzatori sociali. Nessuno sottovaluti pertanto la situazione del mercato del lavoro sammarinese.

La Reggenza formula un invito a tutti gli attori sociali, quello di considerare il lavoro come una grande emergenza su cui porre attenzione massima in questo frangente. L’altra grande emergenza è rappresentata dalla pesante situazione in cui grava il bilancio dello Stato, alla luce delle dinamiche evidenziate.

In questa fase, occorre grande senso di responsabilità da parte di tutti gli attori politici e sociali.

L’invito che la Reggenza intende rivolgere al Governo è quello, innanzitutto, di essere trasparente coi cittadini in fatto di conti pubblici e poi quello di elaborare interventi che sappiano chiedere di più a chi più è in grado di contribuire, che vadano a colpire le aree di sperequazione, spreco e privilegio, che sappiano ridurre la forbice esistente a livello di redditi e diritti fra settore pubblico e settore privato, anche in un’ottica di solidarietà quanto mai necessaria, che sappiano valutare la capacità contributiva non solo in base al reddito, ma sulla base di tutti gli indicatori patrimoniali e di consumo. In una parola: interventi equi e giusti.

L’invito all’opposizione è quello di non alimentare la sfiducia e il conflitto sociale, ma di essere costruttiva, critica ma propositiva nel merito e anch’essa consapevole del momento che si sta vivendo e della necessità di far capire alla cittadinanza che alcuni interventi comunque occorrono.

L’invito alle associazioni sindacali e di categoria è di cercare di avere una visione generale dei problemi, senza pensare solo al proprio settore o ai propri iscritti e di essere innovativi e di stimolo verso la politica, suggerendo nuove idee adeguate ai tempi.

La popolazione sappia capire che tutto ciò che sta succedendo è conseguenza di un cambiamento di sistema a cui non eravamo preparati, culturalmente ed economicamente.

In passato ci si è cullati sul benessere contingente senza pensare a investire in qualcosa di duraturo, né ad utilizzare le risorse per investimenti di lungo termine.

Oggi è tempo che ognuno metta a disposizione la propria intelligenza per il Paese: è tempo di riscoprire la voglia di partecipazione, di confronto e di scambio di vedute in un momento di grandi riforme e cambiamenti.

Questo Paese ha la possibilità di essere innovativo e sperimentatore, all’avanguardia in alcuni settori, se crede nella possibilità di essere precursore e non semplice interprete di soluzioni sperimentate da altri.

Un Paese che deve progressivamente integrarsi nelle regole e nel mercato unico europeo, nelle forme che saranno possibili e adatte alla nostra realtà.

La Reggenza invita tutti gli attori politici e sociali, e la cittadinanza tutta ad avere il coraggio di riformare, di rompere gli schemi a cui siamo abituati, di mettere in discussione privilegi e abitudini; li esorta a non scoraggiarsi, ma ad utilizzare la crisi che stiamo vivendo per portare San Marino ad essere un laboratorio di soluzioni nuove, in campo economico, ambientale, infrastrutturale, informatico, turistico, commerciale, della ricerca e del mercato del lavoro.

Nella consapevolezza che le storiche risorse rappresentate dal turismo e dal commercio siano e permangano cardini fondamentali per lo sviluppo ulteriore dell’economia della Repubblica, la Reggenza auspica che il Governo dedichi particolare attenzione a comparti che rispecchiano la vocazione di ospitalità, accoglienza ed operosità di tanti cittadini sammarinesi.

La Reggenza sarà garante del percorso tracciato ed avviato in direzione dell’attuale riconversione di settori trainanti per lo sviluppo del popolo sammarinese; un popolo che, come in passato ha saputo uscire con determinazione da strettoie che minavano la sua stessa esistenza, così oggi, dinnanzi alle pesanti criticità congiunturali, saprà di certo nuovamente fare appello all’unità ed alla solidarietà, per mantener saldi i suoi principi e le sue prerogative.