
La Lega è sotto attacco, il partito è in subbuglio come non accadeva da tempo. Un risultato deludente alimenterebbe i contrasti sulla linea di Salvini e aprirebbe la stagione dei congressi. I fronti da osservare sono tre. Primo, il risultato della Lega nelle città, soprattutto quelle del nord, Milano -, dove Salvini non si è candidato, per la prima volta in trent’anni – Torino, Trieste, Bologna, Varese, Novara (ma, certo, anche Roma ha un peso). Sia in termini percentuali, sia nel numero di sindaci che riuscirà a strappare (o perdere). Il numero «caldo» a via Bellerio è il 20, inteso come 20%. Se la Lega riuscirà a stare sopra quella soglia, come media nei comuni sarà andata bene, se andrà sotto saranno problemi e si inizierà a parlare di crisi (l’asticella, dopo il 34% delle europee 2019, è diventata altissima). I candidati sindaco leghisti sono diversi, alcuni in città simbolo per il Carroccio come Varese dove è in corsa il deputato Matteo Luigi Bianchi (costretto a far partire la campagna solo a fine giugno dopo la rinuncia di Maroni), ma poi anche a Novara, Rimini, Ravenna. Tra le metropoli l’unico considerato in quota Lega è Paolo Damilano, a Torino. La sua vittoria (data per probabile) potrebbe rappresentare un contrappeso importante per Salvini. Altri sono al sud, come il leghista Giampiero Zinzi, candidato sindaco a Caserta sostenuto da tutto il centrodestra. E proprio il risultato della Lega al centrosud (da Latina ai comuni al voto in Calabri e Sicilia, terre di neoleghisti) sarà il secondo elemento da tenere d’occhio, per saggiare la riuscita della Lega nazionale e tacitare quel pezzo di Lega (i veneti soprattutto) che lo giudica un errore e chiede il ritorno alle vecchie battaglie nordiste. Terzo elemento da monitorare: la competizione interna con la Meloni. Salvini ripete sempre che «i miei avversari sono a sinistra», ma per un partito che si chiama «Lega-Salvini Premier» è chiaro che la supremazia di voti nella coalizione (e quindi nelle aspirazioni di premiership) riveste la sua importanza. Un sorpasso di Fdi, soprattutto nella Milano di Salvini, sarebbe uno smacco. Ma le comuni vicissitudini degli ultimi giorni (caso Morisi e anime nere in Fdi) li hanno riavvicinati.
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