La SCM ancora contro i sindacati: boicottano volontà di accordo

C’È CHI FA DI TUTTO PER NON TROVARE UN ACCORDO. OCCORRE UN MAGGIORE SENSO DI RESPONSABILITÀ.

Dopo l’incontro in Regione a Bologna si è detto da parte delle OO.SS. :
“Il vero elemento di rottura a Bologna è stato la liberatoria richiesta dall’azienda a fronte dell’integrazione dei 110 Euro alla collocazione in CIG/S”;
“Le garanzia l’azienda le trova nell’accordo firmato dai sindacati”.
L’azienda ha seguito il suggerimento con l’accordo sottoscritto l’11 novembre 2009 per Busellato firmato dalle stesse OO.SS.
Il 26 novembre 2009 visto che nessuno riapriva il tavolo, l’azienda si è fatta promotrice con il suo comunicato.
Adesso ritornano confusamente da parte di alcune OO.SS. temi già ampiamente discussi e concordati al Ministero a Roma e poi perfezionati in
Regione a Bologna:
– E’ stata richiesta più rotazione ed abbiamo già concordato di ridurre gli effettivi zero ore da 530 a 350. Ciò implicherà un rotazione e riduzione di orario per tutti gli altri effettivi equivalente a più di 2 giorni a
settimana.
E’ chiaramente comprensibile l’impossibilità di fare di più in una azienda che ha integrato diverse attività industriali prima disaggregate e
che produce macchine ed impianti i cui tempi di realizzazione e consegna al cliente non possono essere ulteriormente allungati.
I nostri sforzi industriali, di sviluppo prodotti e commerciali sono tutti tesi a rafforzarci, anche nell’attuale contesto di mercato che vede una riduzione della domanda del 50%, al fine di ridurre al minimo sul breve
periodo e soprattutto sul lungo periodo l’impatto sociale.
Gli investimenti dell’azienda sono concreti e visibili a tutti.
– Abbiamo già concordato che per gli effettivi a zero ore daremo priorità ai volontari ed ai pensionandi, compatibilmente con le esigenze tecnico produttive e alla esigenze del piano industriale ad origine della Cassa Integrazione Straordinaria per la ristrutturazione in atto.
Sembra che l’accordo non lo si voglia trovare o si cerchi un intesa che creerebbe una tale perdita di efficienza, già pesantemente compromessa dalle ipotesi attuali, tale da portare l’azienda che opera sul mercato
internazionale ad un perdita definitiva di competitività e conseguentemente di posti di lavoro.
Non è quello che vogliamo e ci auspichiamo un maggior senso di responsabilità.

 
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Calano i nuovi casi di Aids in Emilia-Romagna

Sono 2,8 ogni centomila abitanti i nuovi casi di AIDS in Emilia-Romagna nel biennio 2007-2008 e 9,1 ogni centomila abitanti, nello stesso periodo, i nuovi casi di persone sieropositive. I dati, tratti dal rapporto annuale su AIDS E HIV in Emilia-Romagna, confermano la lieve flessione dei casi di AIDS emersa negli ultimi anni e, invece, la sostanziale stabilità per quanto riguarda l’infezione da HIV.
Il rapporto viene presentato, come ogni anno, in occasione del 1° dicembre, Giornata mondiale per la lotta all’AIDS, occasione per focalizzare l’attenzione su risultati e prospettive rispetto alla prevenzione e alla cura dell’AIDS, e per informare una volta di più sui rischi nelle modalità di trasmissione del virus, in particolare quelle legate ai rapporti sessuali, che negli ultimi anni risultano essere le prevalenti. 
Molte sono le iniziative previste in regione per la Giornata, realizzate con il coinvolgimento di Aziende sanitarie, Enti locali, Associazioni di volontariato impegnate nella lotta all’AIDS. Tra gli eventi, la presentazione a Ferrara dei risultati del concorso giornalistico “Write-Aids” rivolto a tutti i cittadini e a Bologna la tavola rotonda “Non me la scorderò mai” sul tema dei comportamenti a rischio.
La Regione interviene anche con uno stanziamento di 2 milioni di euro (da fondi statali)  per finanziare il 13° programma di attività formative e di sensibilizzazione (approvato con una delibera approvata nella seduta di oggi, 30 novembre, dalla Giunta). Il programma comprende la realizzazione di un corso regionale rivolto a medici e infermieri del reparti ospedalieri di malattie infettive e al personale dei servizi territoriali impegnati nell’assistenza domiciliare ai malati di AIDS, e il sostegno ai progetti educativi delle Aziende sanitarie destinati agli adolescenti e alla popolazione straniera.
In occasione di questo 1° dicembre, la Regione presenta inoltre i primi dati del nuovo sistema di sorveglianza sulla sieropositività, avviato in tutta l’Emilia-Romagna all’inizio del 2009, con anche l’acquisizione “retrospettiva” dei dati relativi al 2007 e 2008. L’Osservatorio regionale è stato realizzato a partire dalle esperienze maturate dall’Osservatorio provinciale di Modena (che coinvolge l’Azienda Usl e l’Azienda Ospedaliero-Universitaria ed è attivo dall’85), e dal più recente sistema di monitoraggio dell’Azienda Usl di Rimini.
Il nuovo sistema registra tutti i nuovi casi di HIV, adulti e pediatrici, presi in carico dalle strutture specialistiche di assistenza (le Unità operative di malattie infettive e di pediatria).

I dati regionali sulla sieropositività riferiti al 2009 sono ancora in fase di elaborazione; il  dato del 9,1 di persone sieropositive ogni centomila abitanti del biennio 2007-2008 è in linea con quanto viene evidenziato per il 2008 in Italia dal sistema di sorveglianza europeo (9,7 ogni centomila abitanti, secondo “Eurosurveillance: HIV and AIDS in the European Union, 2008”), che mostra inoltre come il trend delle nuove diagnosi di sieropositività nell’area ovest della Regione Europea, di cui è parte l’Italia, sia stabile dal 2002.  Un confronto regionale con anni precedenti il 2007-2008 non è ancora possibile; tuttavia i dati desunti dll’Osservatorio di Modena, attivo dal 1985, confermano anch’essi una costanza nelle nuove diagnosi a partire dagli anni 2000.

 

Dai dati dell’Osservatorio regionale si evince che  la modalità di trasmissione principale si conferma essere quella sessuale; gli uomini sono più numerosi delle donne: 13,5 ogni centomila persone rispetto al 4,8. La fascia di età più interessata è negli uomini quella compresa tra i 30 e i 49 anni (oltre 64%), mentre nelle donne è più precoce: il 68% è compreso in una età tra 20 e 39 anni. La modalità di trasmissione sessuale riguarda l’81% dei nuovi casi diagnosticati di HIV; di questi oltre il 50% riguarda il contatto eterosessuale.

 

I nuovi casi di AIDS nel 2008 in Emilia-Romagna sono stati 112, un dato sottostimato per il cosiddetto “ritardo di notifica”, il tempo che intercorre tra la data di diagnosi e il momento in cui la segnalazione perviene al Centro Operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità. Il dato conferma la lieve flessione registrata negli ultimi anni; il tasso biennale (più stabile), registra un 2,8 casi di AIDS ogni centomila abitanti.
Resta alto il numero delle persone che al momento della diagnosi di AIDS non sa di essere sieropositivo: nella regione la data del primo test HIV positivo e la data di diagnosi della malattia nel 1996 coincidevano nel 14% dei casi, nel periodo 2004-2008 la percentuale è salita al 45,7% (306 casi su 669).
Sul fronte della prevenzione e promozione della salute, oltre all’attività dei servizi di prevenzione e assistenza, continua l’impegno del Servizio sanitario regionale in atto da alcuni anni: il telefono verde regionale AIDS 800 856080 (gestito dall’Azienda Usl di Bologna) fornisce informazioni per prevenire l’infezione e permette di prenotare, gratuitamente e in anonimato, il test HIV; il sito internet regionalewww.helpaids.it (gestito dalle Aziende sanitarie di Modena) assicura anche consulenze on line.